TE RICORDET… LAIVES
scritta da Reinhard Christanell
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Terminati i secoli bui delle invasioni di popoli germanici – tra cui quella bavarica di origine boema che ha poi messo radici nelle nostre valli – seguiti alla storica presenza retica nelle regioni alpine (e a Laives in particolare) e a 500 anni di dominio romano, attorno all’anno 1000 si aprì una nuova era per il nostro territorio. Un equilibrio politico-amministrativo laico-clericale traghettò la società dal primo medioevo fino alle soglie dell’epoca industriale. Il potere europeo, per quanto ci riguarda, era concentrato in terre d’Oltralpe: dove veniva eletto l’imperatore del Sacro Romano Impero della Nazione Germanica poi incoronato dal Papa a Roma.
Proprio uno di questi, Corrado II, incise in modo determinante sulle vicende locali, affidando, al suo rientro da Roma nel 1027, le contee di Trento, Venosta e Bolzano al Vescovo di Trento. Ovviamente l’enorme potere temporale costrinse i vescovi a organizzare il territorio loro assegnato: sia per controllare le importanti vie di transito, sia per riscuotere le ricche prebende in beni o denaro loro spettanti.
Vennero costruiti molti castelli, attorno ai quali si svilupparono villaggi e cittadine. Avevano il duplice compito di “vedette” e di raccogliere al riparo delle mura l’apparato amministrativo-giudiziario necessario a esercitare il dominio. I signori-affidatari di questi castelli vescovili venivano chiamati ministeriali, nel senso che prestavano un ministero al Vescovo. Certo con il passare dei secoli divennero essi stessi molto potenti e non di rado entrarono in conflitto con il loro “padrone”.
A Laives, come sappiamo, il castello (di cui poco o nulla rimane) sul Peterköfele fu eretto nel XII secolo su una “pietra chiara”, lichten Stein, alla luce del sole verrebbe da dire, ben visibile da vicino e lontano. Certo il luogo era stato occupato anche in precedenza – soprattutto per pratiche di culto. Ma a partire da quel periodo divenne – accanto al castrum inferius (Pfleg) – il centro del potere locale e tale rimase per secoli: anche dopo la sua distruzione ad opera di Mainardo II che in poco tempo “acquistò” gran parte del territorio altoatesino: pratica peraltro diffuse anche ai nostri tempi.
Dunque fu il castello, che aveva preso il nome dal luogo, (secondo lo storico Stolz uno dei primi “documentati” di Laives) ad attribuire il nome alla casata – e non viceversa. Quest’ultima era di origini sconosciute. Il castello viene nominato per la prima volta in un documento del 18 aprile 1189 come castrum de Liehtenstaine. Il Codex Wangianus conserva l’atto notarile con cui il vescovo Corrado attribuisce ad “Adeleitam de Castelruto” (una donna!), a suo figlio “Henricum” e a suo marito (probabilmente di secondo letto) Otto di Weineck soltanto la guardia e custodia “castri de Liehthenstaine”. Il castello rimase dunque proprietà vescovile: e forse proprio questo spiega la furia del conte del Tirolo che lo distrusse.
Foto: David Kruk
Autore: Reinhard Christanell