Di questi tempi, in cui la parola contagioso mette sempre addosso un po’ di apprensione, c’è un caso in cui invece non può che rallegrare e far piacere: si tratta del contagioso esordio discografico degli Skankin’ Drops, formazione appartenente alla grande famiglia del reggae che, dopo alcuni anni di collaudate performance, ha trovato finalmente il tempo e la voglia di registrare la propria musica, e lo ha fatto con esiti davvero entusiasmanti.
Do The Skankin’ è un disco godibilissimo, con nove brani originali composti dai vari componenti del numeroso ensemble che per questo suo debutto è tenuto a battesimo dall’etichetta dei cugini Shanti Powa, un disco pubblicato in vinile per quanto riguarda la forma solida e che in versione liquida è naturalmente ascoltabile e acquistabile tramite il sito bandcamp.
“Ci è voluto un po’ per portarlo a termine – ci racconta il sassofonista, autore e cantante Angelo Ippati – perché in un primo momento abbiamo cominciato a lavorarci in sala prove, alla fine però abbiamo deciso di affidarci al Beat Studio di Alessandro Damian e Andrea Polato, che ci hanno registrato. Il mix invece lo hanno fatto Thomas Maniacco, che nel disco suona anche la tromba, e Florian Gamper a Fiè, nello studio degli Shanti Powa. Il master lo abbiamo affidato a uno studio londinese che si è anche occupato della stampa dei vinili.”
Rispetto ai menzionati Shanti Powa, orientati verso un reggae più vicino al ragamuffin e al mondo hip hop – ma le differenze sono davvero sottili – gli Skankin’ Drops hanno un background più orientato verso il roots reggae e lo ska e anche loro contano su una formazione molto consistente: nel disco oltre a Ippati ci sono le due cantanti Enrica Pedrotti e Michela Campaner, le chitarre di Igor Pallaver e Arturo Zilli, il basso di Michele Giancola, le tastiere di Marco Pellin (autore della maggior parte dei brani), la batteria di Fabio Scatolini e le percussioni di Matteo Moretti e tutti contribuiscono a sviluppare una base musicale molto affiatata e coinvolgente su cui spiccano i testi (scritti da Pellin, Ippati e Campaner) che non sono mai scontati ma affrontano, salvo un paio di casi in cui l’argomento è la loro musica, tematiche sempre attuali da quelle ambientali a quelle sociali.
“Il batterista e il chitarrista – ci spiega Giancola – provengono da esperienze roots e quindi è stato naturale per noi partire da lì, poi però ci siamo evoluti, contaminati, ci sono stati vari innesti, basati anche su quello che abbiamo cominciato ad ascoltare, lo stile si è affinato. C’è anche il ragamuffin in dialetto salentino che fa Angelo ed è una delle altre nostre peculiarità, così come la doppia voce femminile.”
All’ascolto il disco suona davvero bene, l’alternanza del cantato tra inglese e salentino, tra la voce maschile e le due voci femminili, risulta una carta vincente che insieme a tutto il resto contribuisce a far sì che gli intenti di partenza degli Skankin’ Drops giungano a buon fine.
“Non ci siamo detti: vogliamo fare un roots reggae in stile anni settanta e ottanta – è ora il tastierista e autore Marco Pellin a parlare –, alcuni di noi avevano già una buona esperienza con questo genere musicale, all’inizio i singoli gusti magari non coincidevano per tutti, così abbiamo provato a vedere cosa veniva fuori. Sperimentando anche. Non è stato un percorso facile e breve, ci è voluto del tempo. Ed è anche da questo percorso che nasce il discorso sui contenuti, le prime cose abbiamo cominciato a scriverle nel 2015, sempre con l’obiettivo e con la volontà di farne venir fuori qualcosa di nostro. Il disco in questo senso è il punto d’arrivo riguardo al lavoro svolto fin qui, ma anche quello di partenza per quello che vogliamo fare dopo.”
Come prevedibile al momento non sarà possibile promuovere il disco con concerti, ma gli Skankin’ Drops non demordono e sperano che una volta superato il momento d’allerta sarà possibile pensare ad una promozione: “Qualcuno ci aveva suggerito di aspettare a farlo uscire – conclude Ippati – ma era già stato lungo il periodo di gestazione e avevamo voglia che la gente potesse ascoltarlo. E di fatti abbiamo riscontrato subito un grande interesse; l’uscita ufficiale è stata il 20 novembre, intanto il vinile è in vendita online, su bandcamp è ascoltabile in streaming, ed è in uscita anche un primo video. Ovviamente è un ottima idea per un regalo di Natale!”
Oltre al 33 giri e alla versione liquida del disco, è uscito anche un dieci pollici con le versioni dub, una realizzata in provincia di Bolzano e una in Salento, di due delle canzoni incluse nel disco, per la gioia degli amanti dei sound system.
Autore: Paolo Crazy Carnevale – musicofilo