Knurled Chicken Head chiudono in bellezza con un disco

Il gruppo musicale bolzanino ha appena pubblicato un album che suggella un percorso durato ben quattro anni. Caratterizzatisi con i loro testi demenziali e musica frizzante, i Knurled Chicken Head hanno divertito il pubblico cibandosi soprattutto delle dimensione live. E tale approccio traspare anche nell’album che raccoglie il “meglio” della produzione del gruppo.

Quasi quattro anni, trascorsi all’insegna di un rock demenziale garbato ma acuto e di esibizioni dal vivo che hanno fruttato loro un discreto seguito e meritati apprezzamenti: questo il bilancio positivo con cui i Knurled Chicken Head si congedano dal loro pubblico e dalla scena musicale bolzanina in contemporanea con l’uscita del loro primo ed ultimo disco, un CD (ma ne esistono anche tre copie in vinile) intitolato “Peso dunque suono”, secondo un’intuizione cartesiana del loro frontman Luca Nesler.
“A dire il vero – ci racconta il chitarrista e factotum strumentale-tecnico del gruppo Thomas Traversa – ci eravamo sempre concentrati sull’attività live. La sala prove era il luogo dove nascevano le canzoni, poi il lungo periodo di clausura imposto dal lockdown ci ha privati del piacere di suonare in pubblico e abbiamo finito col decidere di registrare le nostre canzoni per farne un disco, visto che non si potevano più fare concerti.”


Rispetto alla formazione a quattro con cui il gruppo si è fatto conoscere e applaudire fin dagli esordi (quando tre di loro erano ancora teenager) e che era composta, oltre che da Nesler e Traversa, dalla bassista Maddy Ansaloni e dal batterista Stefano Costa, i Knurled Chicken Head presenti nel disco sono solo tre: “È la maledizione dei bassisti – scherza Nesler –, tipica della storia della musica… In realtà a un certo punto Maddy aveva altri progetti e altre idee su quello che voleva fare; così abbiamo cercato un altro bassista, ma entrare in un gruppo come il nostro non è automatico, non basta essere un bassista, bisogna entrare nello spirito della band, così alla fine abbiamo deciso di rimanere in tre, Stefano, Thomas e io. Anzi ad un certo punto Thomas ha deciso che fosse meglio che io smettessi di suonare la chitarra e visto che si trattava di fare un disco, a parte la batteria, tutto il resto lo ha suonato lui e si è occupato anche di tutta la parte tecnica relativa alla produzione.”
In realtà oltre a continuare a essere la voce principale del gruppo, Luca Nesler ne è sempre l’anima per quanto riguarda le idee di base e poi si è occupato anche della parte grafica, realizzando il disegno e il logo di copertina. Col risultato, che pur trattandosi di una produzione indipendente (a loro piace definirsi indiemenziali), i Knurled Chicken Head hanno saputo realizzare un prodotto ruspante (come si addice ai polli, visto il loro nome), sincero, immediato, divertente, con dieci canzoni della durata media di quattro minuti, ma talvolta anche più lunghe che propongono un sound schietto, talvolta decisamente rock, talaltra vagamente latineggiante, in un caso persino blues, con testi che vanno da vicende romanticomiche (“Friendzone Blues”) a riflessioni sul cambiamento climatico (“Hot Granita”) al puro divertissement (“La storia di Hoolo”).
“La nostra regola – ci spiega Nesler – è che quando pensiamo a un brano, per prima cosa deve divertire noi, in sala prove ci facciamo delle pazze risate mettendo giù le canzoni. E sarebbe una pretesa esagerata voler divertire gli altri se non fossimo noi i primi a divertirci. Io mi occupo quasi totalmente dei testi, Thomas delle musiche, Stefano sta un po’ nel mezzo perché comunque il metodo che seguiamo è lasciare che ciascuno possa intervenire nel lavoro dell’altro. In due casi, i testi non sono miei: in ‘Solanum Lycopersicum’ ci siamo divertiti a musicare il testo di una definizione di Wikipedia, nella fattispecie quella relativa al pomodoro; in ‘35 nuovi membri’ invece, che è già apparsa nella compilation di Musica Blu Music Journal lo scorso anno, abbiamo preso pari pari e musicato il testo dello spot televisivo per le elezioni provinciali. Ci è stato detto che musicalmente è il pezzo migliore del disco ma che il testo è il peggiore… per forza, non l’ho scritto io!”
Purtroppo, come si diceva in apertura, il disco è anche il capolinea della giovane formazione: “La vita ci ha portato a intraprendere strade diverse – conclude Traversa –, Stefano ce lo aveva sempre detto che sarebbe andato a studiare via da Bolzano, fin che eravamo tutti studenti delle superiori ed eravamo qui, tenere su il gruppo era fattibile. Ma aveva messo le mani avanti dicendo che con l’inizio dell’università avrebbe lasciato il gruppo e così è stato, ha già smontato la batteria e l’ha portata via dalla sala prove… Sala di cui c’è da pagare un affitto e noi siamo rimasti in due… Vorremmo però riuscire a organizzare un concerto finale, per salutare il nostro pubblico. E diciamo pure che comunque si tratta di uno scioglimento ufficioso: se ci fossero le giuste premesse non esiteremmo a tornare!”

Autore: Paolo Crazy Carnevale – musicofilo

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