Nessun oggetto sacro ha mai richiamato l’attenzione dei credenti come la Sacra Immagine della Madonna di Pietralba. Il suo santuario sull’altipiano del Regglberg fu fondato nel 1553, il convento dei Padri Serviti nel 1722. Da allora, ogni anno migliaia di devoti si sono recati nel luogo del ritrovamento della misteriosa statuetta di alabastro e, per un certo periodo, anche alla chiesa parrocchiale di Laives dov’era stata trasferita.
Il 28 maggio 1887, in occasione delle celebrazioni del centenario del suo trasferimento a Laives, apparve sul giornale “Volksblatt” un lungo articolo dedicato proprio alla piccola Pietà di Pietralba. “Già nell’autunno dell’anno precedente – scrive il giornale – è stata restaurata la chiesa e nel corso di tutto l’inverno si è provveduto ad adornarla degnamente per la grande festa.” In effetti, non è difficile comprendere cosa abbia rappresentato per un paesino rurale come Laives questa celebrazione, alla quale intervennero migliaia di persone oltre alle maggiori autorità religiose e politiche del tempo. Un evento paragonabile solo alla visita dell’imperatore.
Nel 1780 morì l’imperatrice Maria Teresa e le succedette il figlio maggiore Giuseppe II, che in fatto di religione la pensava esattamente all’opposto della madre. Con le sue riforme voleva togliere gran parte del suo potere temporale alla chiesa che di fatto nei secoli era enormemente cresciuto. La sua prima iniziativa fu quella di sciogliere molti dei conventi esistenti nell’impero, e ciò senza neppure interpellare il Papa. Complessivamente chiuse oltre 700 conventi e ridusse il numero dei religiosi della metà.
Il provvedimento deve aver colpito come un fulmine a ciel sereno una terra profondamente religiosa come la nostra. La maggior parte delle persone non comprese neppure il significato del provvedimento di Giuseppe. Lo subì come una castigo divino, una carestia o una malattia inevitabile. Il 12 giugno 1782 i governatori – compreso quello del Tirolo – ricevettero l’ordine di scioglimento. A Bolzano furono chiusi i conventi dei padri domenicani e delle clarisse. In un primo momento, l’imperatore si scordò di Pietralba ma nel giugno 1787 un commissario imperiale portò il dispaccio che ordinava ai padri serviti di consegnare tutti i beni di valore e abbandonare il convento, che secondo le intenzioni di Giuseppe doveva essere raso al suolo. Si tentò di salvare almeno la Sacra Immagine. In effetti, il 21 giugno arrivò da Innsbruck il permesso di trasferire la “statuetta di pietra” di Maria nella chiesa di Laives, non senza aver consegnato prima al funzionario addetto von Spreng tutti i suoi preziosi. “L’ordine fu di eseguire tutto con la massima discrezione e in silenzio e il curato di Laives dovette impegnarsi a collocare l’immagine su un altare laterale della chiesa”, ci informa il giornale.
E così avvenne. Nella notte del 13 luglio, il curato di Laives Johann von Kolb prese in consegna una cassetta con il prezioso contenuto e la portò in camera sua. A mezzanotte e mezza abbandonò il convento e si diresse a piedi verso Laives, dove fu accolto dall’Anwalt (avvocato – il sindaco di allora) Johann Fulterer e dai consiglieri comunali Josef Sagmeister e Franz Plattner, che in seguito adornarono con una corona l’immagine e la sistemarono sull’altare laterale come ordinato.
Il 20 febbraio 1790 morì improvvisamente Giuseppe II. Il suo successore Leopoldo II restituì al paese la libertà religiosa. Perciò il 24, 25 e 26 giugno la Sacra Immagine venne finalmente collocata sull’altare maggiore della chiesa e la festa a Laives fu la più grande e magnifica mai celebrata. Da allora, ogni 26 giugno venne organizzata una processione in onore di San Vigilio, che era considerato il padre spirituale del paese.
Autore: Reinhard Christanell