Timbreroots: armonizzazioni e suoni cristallini

Si sono formati poco prima che la pandemia bloccasse l’intero pianeta, sono giovanissimi e propongono un genere musicale fresco e geniale, difficile da incontrare alle nostre latitudini, dove solitamente hanno vita più facile rockettari incalliti, cantautori, jazzisti e cover band.

Eppure, quella dei Timbreroots, un quintetto di base nella Bassa Atesina, sembra essere una scommessa già vinta, nonostante abbiano cominciato a venire allo scoperto appena un paio d’anni fa, non appena le restrizioni pandemiche si sono allentate.
Le buone carte di questi cinque ragazzi sono diverse, ma se dobbiamo dire quale sia il loro punto di forza non ci sono dubbi, le armonie vocali a quattro o cinque sono davvero senza precedenti da queste parti.
Lo scorso primo luglio, nel corso del concorso nazionale Music 4 the Next Generation, si sono aggiudicati un meritatissimo secondo posto, preceduti dal Lorenzo Bellini Quartet.
“Si tratta di un concorso molto interessante – ci racconta Thomas Vicenzi, bassista della formazione nonché baritono basso – ai gruppi partecipanti viene assegnato un brano di musica classica da arrangiare e proporre in chiave moderna secondo il proprio stile, a noi è toccato in sorte La follia, un brano originariamente barocco che abbiamo convertito in Madness e a cui abbiamo abbinato un testo originale che affronta il tema della follia in cui versa il mondo attuale. L’arrangiamento è venuto fuori in cinque quarti, molto particolare, con l’uso di strumenti come banjo e marimba”.
I Timbreroots sono tra i sedici gruppi sopravvissuti alla preselezione e hanno presentato il loro brano nella semifinale tenutasi a Verona, accedendo quindi alla finalissima che si è svolta a Trento con una giuria superstar composta da Malika Ayane, Gegè Telesforo e Alberto Martini.
Senza concedersi troppo riposo, una settimana dopo il gruppo (che è composto oltre che annovera oltre a Thomas anche da Benedikt Sanoll, voce solista e chitarra, Philipp Sanoll, tenore, batteria e percussioni varie, Sebastian Willeit, tenore, chitarre e banjo e il pianista e baritono alto Simon Oberrauch) si è esibito a Collalbo nell’ambito dello storico festival Rock Im Ring.
Un anno quindi del tutto a pieno ritmo, visto e considerato che a gennaio i Timbreroots hanno anche pubblicato il loro primo disco, un bel CD composto da dodici brani originali che mescolano i diversi stili a cui si ispirano, con una particolare predilezione per rock e folk di matrice indie.
“Ci piacciono molto Coldplay e Mumford & Sons – prosegue Thomas Vicenzi – ma soprattutto, a livello di armonizzazioni vocali ci rifacciamo molto alla musica corale di matrice classica. I brani sono scritti quasi esclusivamente da Benedikt: lui ha una formazione come vocalista jazz, ma tutti abbiamo studiato musica a livello scolastico e anche all’università”.
E non c’è che dire, ascoltando il loro disco, Numen’s Dreams (i sogni della divinità), si percepisce totalmente che siamo alla presenza di ragazzi assai dotati e preparati, con una strumentazione essenziale e senza contare su collaborazioni esterne, i Timbreroots hanno registrato il disco in una sperduta località austriaca, complice il fatto che tutti studiano a Innsbruck. Le composizioni sono ariose, mai cupe, talvolta dominate da melodie e ritmi che invitano alla danza, talaltra più riflessive, ma sempre elaborate cin cura e garbo. Inoltre, da non sottovalutare, c’è il fatto che anche a livello di liriche emerge chiaramente la volontà di non dire cose scontate, come è chiaro fin dalla prima traccia del CD, Lets Give The A Chance, un piccolo inno all’inclusività, senza barriere dovute al colore della pelle, allo stato sociale, all’età.
“È così che ci piace pensare debba essere la nostra musica – conclude Vicenzi – una cosa diretta a tutti coloro che vogliono esserne coinvolti: è anche il senso del nome che ci siamo dati, l’unione tra il timbro musicale e le radici musicali di ciascuno, quali che esse siano”.

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