“Orgogliosa? Quando mi sono laureata!”

Nicole Heuschreck nasce a Bolzano il 5 giugno 1996. Cresce a Laives, ma studia al liceo linguistico G. Carducci di Bolzano. Dopo il diploma si iscrive al corso di Infermieristica della Claudiana e nel 2019 consegue il titolo di laurea. Oggi lavora come infermiera all’ospedale di Bolzano. “Al momento la mia vita si divide tra casa e lavoro”, racconta, “ma mi ritengo fortunata, perché è un lavoro che amo”.

La cosa che mi piace di più di me.

La capacità di trovare il lato positivo anche in situazioni difficili. 

Il mio principale difetto.

A volte parlo troppo. 

La volta che sono stata più felice.

Quando ho trovato la mia indipendenza andando a vivere da sola. 

La volta che sono stata più infelice.

Quando ho perso mio nonno. 

Da bambina sognavo di diventare…

Una dottoressa.

L’errore che non rifarei.

Lasciare che il giudizio della gente influisca sulle mie decisioni. 

La persona che invidio di più.

Non invidio nessuno, mi piace prendere come esempio alcune persone. 

La persona che ammiro di più.

Tutte le donne che lottano per i loro diritti. 

Un libro da portare su un’isola deserta. 

“Come sopravvivere su un’isola deserta”. 

Il capriccio che non mi sono mai tolta. 

Comprare un biglietto aereo di sola andata. 

L’ultima volta che ho pianto.

Piango spesso, mi aiuta a scaricare lo stress. 

La mia occupazione preferita. 

Fotografare i tramonti. 

Il colore che preferisco.

Lilla.

Il fiore che amo.

Il glicine. 

Il mio piatto preferito.

Purée e polpette fatte da mia nonna. 

Del mio aspetto non mi piace.

Mi impegno a piacermi ogni giorno. 

Non sopporto…

I ritardatari. 

La mia paura più grande.

Perdere qualcuno che amo. 

L’oggetto a cui sono più legata.

Cerco di non legarmi alle cose materiali. 

Il giocattolo che ho amato di più.

Il mio peluche Leo. 

La disgrazia più grande.

Dover dipendere da qualcuno. 

Il mio più grande rimpianto.

Penso che, nella vita, la cosa peggiore sia avere rimpianti. 

Nel mio frigorifero non manca mai…

Il latte fresco. 

Se fossi un animale, sarei…

Un’aquila.

Mi sono sentita orgogliosa quando…

Mi sono laureata!

Il mio motto.

Se vuoi, puoi.

Il capo dei pompieri

Andrea Castelli è attore professionista, autore e doppiatore. Si fa conoscere in regione prima con l’innovativo gruppo de “I Spiazaroi” (1975-2000) e poi per i suoi monologhi in dialetto trentino e in lingua. Nel 2000 è chiamato da Marco Bernardi al Teatro Stabile di Bolzano. Ama variare dal brillante al serio, dal classico al moderno, dal dialetto all’italiano. 

Il mio principale difetto.

Reagire con troppa veemenza all’arroganza e non capire che oggi è una battaglia persa.

Da bambino sognavo di diventare…

Capo dei pompieri che, nel tempo libero, faceva anche il campione mondiale di ciclismo.

La persona che invidio di più.

è una vita che provo a invidiare qualcuno, ma non ci riesco perché mi viene da ridere.

Un libro da portare sull’isola deserta.

“Libera nos a Malo” di Luigi Meneghello. Per leggerlo in treno sono quasi finito chissà dove…

Il capriccio che non mi sono mai tolto.

Una villa sontuosa con servitù a bizzeffe, uno scudiero e due cavalli di buon carattere.

L’ultima volta che ho perso la calma.

Quando un cretino in bici sul marciapiede digitando al telefono ha investito mia moglie alle spalle. Le ha fatto male. Gliene ho dette tante ma tante. Al ciclista intendo… 

L’ultima volta che ho pianto.

Quando è morto mio padre. Credevo di essere un duro ma non ce l’ho fatta.

La mia occupazione preferita.

Leggere, scrivere, disegnare e cucinare. Nel tempo libero recito in teatro.

Il paese dove vorrei vivere.

Un paese sempre sui 24 gradi dove i politici che promettono di abbassare le tasse lo facessero davvero.

Il colore che preferisco.

Giallo sole, giallo luce, giallo vita. In vacanza leggo ancora qualche giallo.

Il piatto preferito.

Aglio, olio e peperoncino. Con gli ingredienti ben calibrati sento le campane.

Il mio musicista preferito

Beethoven. Quando mi accingo a scrivere, la sua “Pastorale” in sottofondo mi indica la via.

Del mio aspetto non mi piace…

Tutti questi capelli biondi a zazzera e questi occhi azzurri da “Husky”.

Non sopporto…

L’ignorante che vuole insegnare agli altri e gli altri che ci cascano. Ribollo di furia iconoclasta.

Dico bugie solo…

No, anche in compagnia…

Il giocattolo che ho amato di più.

I tappi corona (le “scudeléte”) che travestivo da ciclisti per fare Giro, Tour e Vuelta in tutti i locali della casa imitando la voce di De Zan. Un giorno mamma inavvertitamente mi schiacciò Anquetil e fu un dramma.

Mi sono sentito orgoglioso di me stesso quando…

Quando l’onorevole Bertinotti venne nel mio camerino al Piccolo di Milano per dirmi che l’avevo fatto piangere. Far piangere un politico oggi non è da tutti.

Il mio primo ricordo…

Una luce nel primo presepe che vidi in vita mia. Ero piccolissimo. Quella luce ogni tanto la vedo ancora. L’oculista dice che non è grave.

L’ultima volta che ho pregato…

Quando un carabiniere voleva farmi contravvenzione. Non l’ho pregato, l’ho supplicato. Lui ha detto “Ma lei è l’attore?”. Non mi pareva vero!

The show must go on!

Nancy Travaglini, conosciuta come la cantante funky soul del gruppo “The Homeless Band”, oltre a essere un’insegnante di musica dirige i cori di due associazioni: Auser e Hands. Ha alle spalle tantissimi concerti, molti dei quali con il chitarrista Luca Pallaver con il quale ha già intrapreso due tour in Sardegna. Laureata presso il conservatorio Monteverdi, spera di concludere presto la specialistica per dedicarsi ad un’altra triennale ed approfondire lo studio del canto pop o jazz.

La cosa che mi piace di più di me stessa.
Cerco sempre di sorridere, nonostante tutto.

Il mio principale difetto.
Sono sempre stata molto permalosa… ma sto migliorando.

La volta in cui sono stata più felice.
Il mio primo giorno di lavoro in una scuola media come insegnante di musica. Uscita da scuola ho capito che è ciò che voglio fare nella vita.

La volta in cui sono stata più infelice.
Quando è morto mio papà.

Da bambina sognavo di diventare…
Come Whoopi Goldberg nel film “Sister act”. È, ad oggi, ancora uno dei film preferiti.

La persona che invidio di più.
Beyoncè. Cioè… che voce!!

La persona che ammiro di più.
Tante donne che ho conosciuto e che si fanno in quattro oltre al lavoro e i figli (compresa mia mamma).

Un libro da portare sull’isola deserta.
Indubbiamente “Harry Potter”.

L’ultima volta che ho pianto.
È successo pochi giorni fa, dopo una lunga serie di bocconi amari mandati giù.

Il paese dove vorrei vivere.
Italia e precisamente proprio Bolzano.

Il colore che preferisco.
Qualunque sfumatura di blu.

Il mio piatto preferito.
Essendo io una buongustaia è difficile indicare un piatto specifico. Mi sbilancio scegliendone due: gli spaghetti alla Sandrona (ricetta di mia mamma Sandra) e la coccoi di cibudda (piatto ogliastrino).

Non sopporto…
Quando le persone ti usano senza prestare attenzione ai tuoi sentimenti.

La qualità che preferisco in un uomo.
Che sappia cucinare.

La qualità che preferisco in una donna.
Quando una donna esce dallo schema della società (o meglio dagli schemi).

La disgrazia più grande.
Aver incontrato persone che hanno fatto male a me e alla mia famiglia.

L’oggetto a cui sono più legata.
L’orologio.

Mi sono sentita orgogliosa di me stessa quando… 
Mi sono laureata. Se me lo avessero detto 10 anni fa non ci avrei mai creduto.

Il mio motto.
The show must go on!

Il mio primo ricordo…
La stanza da letto in cui dormivo con i miei due fratelli.

Dove mi vedo tra dieci anni.
Mi vedo come insegnante di musica e direttrice dei miei due cori.

Per un giorno vorrei essere.
Un gatto o un cane, per capire quello che provano.

Autore: Eleonora Gelmo

Amo scrivere di comico e di colori

Luisa Bertolini dirige la rivista online “Fillide” che raccoglie saggi e racconti sul tema del comico e dell’umorismo. Ha insegnato per più di quarant’anni storia e filosofia nei licei e all’attività didattica ha sempre affiancato la ricerca filosofica sui temi del kantismo e della critica del linguaggio, scrivendo saggi e traduzioni (Hermann Cohen e Fritz Mauthner). Nel 2002 ha pubblicato per Guerini “Il colore delle cose”, un tema che continua a coltivare per la rivista “Doppiozero”.

La cosa che mi piace di più di me.

L’ostinazione.

Il mio principale difetto.

Non saper raccontare le barzellette.

La volta che sono stata più felice.

Quando ho trovato l’uomo della mia vita.

In famiglia mi chiamano…

Scimmia isterica o maestro zen (più che chiamare, mia figlia mi descrive come…).

L’errore che non rifarei.

Il tempo perso della politica degli anni Settanta.

La persona che invidio di più.

Marilyn Monroe.

La persona che ammiro di più.

L’autore del fumetto “Kelvin & Hobbes”, Bill Watterson.

Un libro da portare sull’isola deserta.

“Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” di Carlo Emilio Gadda.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.

Mettere dei tacchi da 12.

L’ultima volta che ho perso la calma.

Nell’ultimo collegio docenti, come in tutti quelli precedenti.

Mi sono sentita orgogliosa quando…

Mia figlia ha vinto il premio Calvino.

La mia occupazione preferita.

Scrivere di comico e di colori.

Il luogo dove vorrei vivere.

Una casa che dà sul lago.

Il colore che preferisco.

Il giallo di cadmio.

Il fiore che amo.

Il girasole.

Il mio piatto preferito.

La zuppa di pesce.

Il mio musicista preferito.

Ryūichi Sakamoto.

Il mio pittore preferito.

Felice Casorati. 

Dico bugie solo…

Purtroppo non ne sono capace, di dire bugie.

La mia paura più grande.

Perdere la vista.

Il giocattolo che ho amato di più.

L’orso.

L’oggetto a cui sono più legata.

L’orso di peluche, quello.

La massima stravaganza della mia vita.

I miei matrimoni.

Il mio primo ricordo.

Una scala che scricchiola in una casa di un medico tedesco che aveva una libreria di libri antichi e che assomigliava a Freud.

Dove mi vedo tra dieci anni.

Sotto terra.

Immaginare mondi possibili

Frida Carazzato, classe 1980, vive a Bolzano da dieci anni e lavora in qualità di assistente curatoriale a Museion – Museo d’arte moderna e contemporanea. Dopo la laurea in filosofia a Padova, ha conseguito un master e successive formazioni sempre in ambito artistico. I viaggi, il cinema, il teatro, la danza così come gli incontri più inaspettati continuano a essere per lei una costante nella formazione personale e lavorativa.

La cosa che mi piace di più di me stessa.
Riesco ad addormentarmi ovunque!

Il mio principale difetto.
Non ne ho uno principale, ma infiniti secondari.

Da bambina sognavo di diventare…
un’eroina con super poteri, costume dotato di mantello e moto roboante.

La persona che ammiro di più.
Tutte le persone che ho scelto come compagne di viaggio.

Un libro da portare sull’isola deserta.
“Cent’anni di solitudine” per popolarla di tutti quei fantastici personaggi.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.
Una prima alla Scala, ma ci sto lavorando!

L’ultima volta che ho pianto. 
Ieri.

Il paese dove vorrei vivere. 
Lasciatemi ancora viaggiare e poi forse riesco a fare una classifica.

Non sopporto…
la discriminazione in tutte le sue forme.

La qualità che preferisco in un uomo… 
non faccio distinzione tra generi, per me una qualità importante in una persona è l’attenzione verso l’altro.

Dico bugie solo…
per immaginare mondi possibili.

La mia paura maggiore. 
Perdere i ricordi.

Il giocattolo che ho amato di più.
Un orso di peluche.

La massima stravaganza nella mia vita.  
Ho avuto per molto tempo un’amica immaginaria ed ero una sonnambula piuttosto attiva, per cui mi risulta difficile classificare le successive.

Il mio primo ricordo.
Il cortile di casa.

Dove mi vedo tra dieci anni.
Sotto una palma da cocco, con un gin tonic.

Per un giorno vorrei essere.
Mina.

Nel mio frigorifero non manca mai… 
una bottiglia di Vermouth.

Se fossi un animale sarei…
un lemure danzante.

Quello che sono…

Nato a Bolzano nel 1966, diploma magistrale e successivi studi universitari: ISEF a Urbino (1987), Pedagogia a Verona (1993), Master in previsione sociale a Trento (2019). Sposato con Barbara nel 1997, papà di Chiara, Federico e Giulia. Maestro elementare per tre anni scolastici e dal 1996 a oggi dirigente nel sociale prima nel settore Residenze per anziani e disabilità e ora presso Comune di Bolzano. Dal 2007 è educatore e preparatore fisico di Rugby.

La cosa che mi piace di più di me stesso.
L’entusiasmo.


Il mio principale difetto.
La totale assenza di capacità analitica.


La volta che sono stato più felice.
Alla nascita di Chiara, Federico e Giulia.


La volta che sono stato più infelice.
Alla morte di mio papà.


Da bambino sognavo di diventare.
Ufficiale della Marina militare italiana.


L’errore che non rifarei li rifarei.
Tutti.


La persona che invidio di più.
Non invidio nessuno, al massimo ammiro delle persone e cerco di essere come loro.


La persona che ammiro di più.
Mia mamma.


Un libro da portare sull’isola deserta.
“Cosa ti aspetti da me” di Lorenzo Licalzi.


Il capriccio che non mi sono mai tolto.
Prendere il brevetto di paracadutismo.


L’ultima volta che ho perso la calma.
Questa mattina nel traffico.


Il paese dove vorrei vivere.
Nel centro Italia, sul mare.


Il colore che preferisco.
Rosso.


Il fiore che amo.
Rosa.


Il piatto preferito.
Melanzane alla parmigiana.


Del mio aspetto non mi piace.
La rotondità.


Non sopporto…
Le maestrine.


La qualità che preferisco in un uomo.
La lealtà.


La qualità che preferisco in una donna.
La femminilità.


Il giocattolo che ho amato di più.
Un orsacchiotto di peluche.


L’oggetto a cui sono più legato.
Nessuno, non riesco a legarmi alle cose.


La massima stravaganza nella mia vita…
Essere quello che sono.


Mi sono sentito orgoglioso di me stesso quando…
Tutte le volte che nonostante le difficoltà non ho mollato.


Il mio primo ricordo.
Alle passeggiate di via Roma, con mio nonno materno.


Il mio più grande rimpianto.
Non riuscire a essere magro.


Dove mi vedo tra dieci anni.
In ufficio al lavoro.


Nel mio frigorifero non manca mai…
La birra.


Se fossi un animale sarei…
Un delfino.


L’ultima volta che ho pregato…
Ieri sera.