Come il volley ha affrontato le restrizioni

Il Neumarkt Volley di Egna, come ogni realtà sportiva, si è trovato ad affrontare molte difficoltà dovute all’emergenza sanitaria: dall’osservare con scrupolosa attenzione i DPCM, le ordinanze provinciali e i protocolli statali, al mantenere attive le proprie atlete in sicurezza. Da maggio, gli allenamenti si sono alternati tra campi da beach volley, campi sintetici o in taraflex e in palestra. L’associazione Neumarkt Volley conta molte iscritte di varie età, dalle bambine alle adolescenti. Per sapere capire meglio quale sia la loro situazione attuale, ci siamo rivolti alla presidentessa Mariapia Faccincani. 

Avete ripreso gli allenamenti dopo una breve sospensione. Come sono stati i periodi di blocco dalle attività causa Covid? 
La nostra realtà è rimasta inattiva solo per brevi periodi di interruzione grazie alla doppia affiliazione al CSI (centro sportivo italiano) e la FIPAV (federazione italiana pallavolo), e nei momenti di apertura ci si è allenati sempre nella massima sicurezza e in osservanza delle diverse restrizioni che si sono susseguite.

Quali precauzioni avete adottato contro il Covid? 
I due enti sportivi ai quali siamo affiliati hanno diramato diversi protocolli con buone pratiche volte a evitare la diffusione del virus. Per esempio, per ogni turno di allenamento si devono ritirare le autocertificazioni delle atlete, misurare la temperatura all’arrivo, igienizzare più volte le mani, registrare le presenze, igienizzare le superfici di contatto e i palloni molte volte, e usare le mascherine quando la distanza tra le persone fosse inferiore al metro. Per dirigenti e allenatori si tratta di un gran lavoro, e per questo li ringrazio.

Come hanno risposto le atlete? 
Le atlete hanno risposto con entusiasmo al richiamo degli allenamenti nonostante le novità, e continuano ad allenarsi con costanza e piene di energia. Non vedono l’ora che ricomincino i campionati.

Cosa vi aspettate da questa stagione? 
Il nostro obiettivo è far divertire le ragazze, usando il loro sport preferito come mezzo di svago e aggregazione, e cercando di dare loro un po’ di normalità. Ci auguriamo inoltre di poter riportare in palestra anche le bambine più piccole, le quali sono ancora ferme a casa in attesa di riprendere gli allenamenti.

Per chi fosse interessato a iscrivere bambini nati nel 2010 e nel 2011, è ancora possibile farlo (con obbligo di visita sportiva medica agonistica). Per ulteriori informazioni, contattare i numeri 3471582680 o 3316484414. 

Autore: Roberta Coletti

I “nonni” della Bassa: memorie di Natale

In foto: sulla sinistra le sorelle Giovanna e Maria Rossi, 77 e 73 anni. Sulla destra Gino Rossi, 93 anni.

Un Natale diverso dagli altri, ma che l’iniziativa “C’era una volta il Natale…” ha trasformato in un’occasione per chiedersi quanto sia cambiato il nostro modo di vivere questa festa. Come veniva vissuto il Natale cinquanta, settanta o, perché no, novant’anni fa? ACLI e VKE hanno raccolto le memorie di chi era bambino allora e le ha condivise con chi, invece, è bambino oggi. Cos’è cambiato, dunque?

Due associazioni di Egna, ACLI e VKE, hanno pensato di creare una particolare atmosfera natalizia in questo periodo di pandemia. L’idea, ispirata da un altro progetto simile, è stata chiamata “C’era una volta il Natale…”, e sono stati coinvolti parecchi “nonni” di Egna, che hanno condiviso i ricordi dei Natali passati. Storie toccanti e semplici, capaci di trasportare in altri tempi. Ricordi e fotografie sono stati pubblicati su Facebook e su un quotidiano, ma il “passaggio di testimone” più bello di quest’iniziativa è stata la condivisione di queste interviste con le bambine e i bambini delle scuole primarie e materne in lingua italiana e tedesca di Egna, così da fare conoscere le realtà di una volta ai bambini di oggi. “C’era una volta il Natale…” è stata una bella esperienza anche per gli stessi anziani, protagonisti  e narratori dei racconti. 

Si incontrano così storie come quella di Giovanna e Maria Rossi, due sorelle di 77 e 73 anni. La loro era una famiglia numerosa e povera. L’inverno, all’epoca, era freddissimo e c’era tanta neve. Raccontano che “per l’arrivo del Natale noi bambini eravamo bravissimi perché aspettavamo Gesù Bambino e gli adulti ci dicevano che Lui avrebbe visto chi era stato il più bravo! La sera di Natale nostra mamma addobbava l’albero, mentre noi bambini dormivamo, e preparava un cesto pieno di mandarini, nocciole e pantofole; le avremmo trovate come sorpresa il mattino di Natale”.    

C’è poi il ricordo del signor Gino Rossi, che di anni ne ha 95. La sua famiglia era di estrazione contadina e non poteva permettersi lussi. Anche lui ricorda la rigidità di quegli inverni, la neve e l’abitudine a divertirsi con poco. Il Natale lo festeggiavano in famiglia, senza albero né presepe, date le poche possibilità. Il regalo che ricorda Gino Rossi è un piatto di nespole.

Il racconto di nonno Isidoro Carlotto è semplice e risale a molto tempo fa, dal momento che Carlotto, oggi, ha 101 anni. Con le due sorelle e i due fratelli, il giorno di Natale purtroppo non lo festeggiavano: non potevano permetterselo. Festeggiavano, però, la festa della Befana, e poiché lavoravano come gli altri giorni, tra bestiame e campi, si svegliavano presto e trovavano appese nel camino delle calze rotte con dentro mandarini e noci: “Eravamo i bambini più felici al mondo, perché non potevamo mangiarli ogni giorno”.  

Isidoro Carlotto, 101 anni

Mario, 80 anni, ricorda che invece festeggiavano il Natale ogni anno. I suoi genitori facevano trovare a lui e ai suoi 8 fratelli l’albero addobbato con i biscotti e sotto i mandarini, le caramelle e i vestiti fatti dalla mamma. Un ricordo molto simile a quello della novantenne Ida, che racconta di come anche ai suoi tempi non ci fossero tanti soldi, eppure “il Natale lo si festeggiava tutti assieme, sotto l’albero c’era sempre qualcosa di dolce o da vestire, quando si poteva”.  

Mario Cimadon, 80 anni

Sono molti i ricordi natalizi che questi nonni, più e meno giovani, avrebbero da raccontare, ma facendo attenzione c’è qualcosa che li accomuna tutti: le poche possibilità, la mancanza di soldi, il duro lavoro; eppure, c’era sempre il tempo e la voglia di festeggiare il Natale con i propri cari, anche con poco e con cibo semplice. Se c’è una cosa che arriva, chiara, al lettore dopo aver letto questo ricordi, è senz’altro l’importanza di saper trovare la gioia e la felicità nelle piccole cose.