Trovano spazio anche i meranesi Funkwagen in un doppio vinile recentemente pubblicato per ricordare la gloriosa etichetta underground chiamata Rockgarage, attiva in Italia negli anni ‘80. Ecco il ricordo dell’esperienza jazzrock e progressive di Funkwagen, nelle parole del bassista e fondatore del gruppo Max Carbone.
Nei mesi scorsi è stato pubblicato un doppio vinile dedicato a una gloriosa etichetta underground chiamata Rockgarage, attiva in Italia nei primi anni ottanta e dedicata alla diffusione di gruppi allora sconosciuti legati alla scena post-punk/new wave del nostro paese. L’etichetta, nata attorno alla redazione dell’omonima fanzine, in principio allegava degli EP da 7” al giornale, l’interesse attorno a queste produzioni portò poi a un’esperienza più lungimirante, anche se sempre in totale autogestione.
Tra gli artisti pubblicati su questi EP, raccolti ora nel disco in questione, c’erano i meranesi Funkwagen, uno dei gruppi più interessanti e importanti della scena altoatesina di allora, cosa che ci offre l’occasione per ricordarli attraverso i racconti del bassista Max Carbone: “In origine erano gli Urbanoide, un quartetto ibrido. Io provenivo da un’esperienza piuttosto forte ai tempi del movimento del 1977 bolognese ed ero arrivato alla conclusione che la mia presa di coscienza politica volevo continuarla, ma in un altro modo, con la musica. Andrea Giglio, sassofonista nei Funkwagen, studiava a Venezia ed era arrivato alle stesse conclusioni, così insieme decidemmo di formare un gruppo, coinvolgendo il chitarrista Ezio Masotto e il batterista Roberto Romardi, che avevano un’impostazione rock, mentre Andrea e io volevamo fare dell’improvvisazione. Il risultato furono dei magma assoluti che erano lontanissimi dalle cose che si ascoltavano allora. Il debutto fu spiazzante per il pubblico, era un festival al dopolavoro Montecatini di Sinigo dove gli altri gruppi suonavano rock classico e west coast, qualcuno ci ha odiati, qualcun altro ci ha amati”.
Con l’arrivo di altri musicisti, dapprima Mariano Keller e poi Sandro Giudici alla batteria, mentre alla chitarra si aggiunse Gregor Marini, alla tromba Giancarlo il fratello di Andrea e alle percussioni Ugo Mustaffi, il gruppo finì per divenire Funkwagen e nel 1983 (proprio poco dopo il cambio di nome) sulla terza compilation di Rockgarage, insieme ai Diaframma di Federico Fiumani, trovò posto anche il loro brano Ebdòmero, il cui titolo era preso in prestito da un romanzo di Giorgio De Chirico.
“In origine – ci dice Carbone – dovendo registrare per un disco, avevamo preparato il brano in un certo modo, con melodia, struttura, ritornelli, ma quando ci siamo trovati in sala prove per registrarlo non riuscivamo a concretizzare. Dopo due giorni, allo stremo, ho detto agli altri: basta, cambiamo, improvvisiamo, questi sono gli accordi, questa la linea di basso e via. Al secondo tentativo il brano era pronto per il disco”.
Il nome del gruppo, che in italiano significa carro-radio, derivava dal fatto che i ragazzi s’immaginavano di essere un veicolo che s’introduceva nelle lande desolate della sperimentazione e che come una radio ne trasmetteva il risultato. Il tutto riducendo la parte improvvisata e prendendo possesso di altri linguaggi: “Quando Mariano è uscito dal gruppo – prosegue il bassista – abbiamo avuto la grande fortuna di trovare Sandro Giudici, la macchina ritmica di cui avevamo bisogno. Lui ci ha presi a due mani sollevandoci. Non è stata una storia lunga, eravamo troppo conflittuali, si discuteva molto, si litigava senza mezzi termini, offendendosi anche. Ma in sala prove e quando salivamo sul palco tutta questa conflittualità si sprigionava in energia. Poi, giù dal palco di nuovo a litigare”.
Grazie all’appoggio di Marco Pandin di Rockgarage, incontrato grazie ai contatti veneziani e mestrini di Andrea Giglio, i Funkwagen registrarono per l’etichetta legata alla fanzine un intero LP intitolato il caso Funkwagen, tenuti a battesimo nientemeno che da Ares Tavolazzi degli Area, ed ebbero occasione di esibirsi in giro per il Norditalia insieme al Politrio (in cui militava il futuro CSI Giogio Canali), un altro gruppo legato a quel circuito. Il disco ricevette recensioni positive su riviste come Fare Musica e i Funkwagen a Torino parteciparono anche al grande festival Il suono della metropoli, su un palco all’ingresso di Mirafiori: “C’era molta attesa – ricorda ancora Carbone – e quando salimmo sul palco il brusio si bloccò di colpo, tutti si zittirono come se fossero in attesa che accadesse qualcosa. Mi vengono ancora i brividi a parlarne, come se la nostra fama ci avesse preceduti. Fu un’esibizione perfetta. Anche se oggettivamente avevamo dei limiti tecnici: Gregor e Sandro erano già dei musicisti fatti e completi, ma per il resto eravamo su altri livelli. Ed è stato un po’ il motivo per cui poi il discorso si è presto esaurito, anche perché non abbiamo avuto il coraggio di andare oltre, di dedicarci solo a questo e studiare per colmare i limiti tecnici”.
Carbone, che nel corso degli anni non ha mai smesso di fare musica, fa attualmente parte di progetto chiamato Miles Ahead (con Sandro Giudici e col chitarrista trentino Enrico Merlin) che prendendo le mosse dalla musica di Miles Davis si espande verso prog e hard rock: prima di doversi fermare a causa del Covid-19, si sono esibiti a Milano e al Festival Jazz di Pompei, destando notevole interesse.
In foto principale: I Funkwagen al Foro Borio di Bolzano nel 1983
Copyright: Enrico Kikki Larice
Autore: Paolo Crazy Carnevale