Città sostenibili perché inclusive e sicure perché accoglienti

Sindaci, giunte, consigli comunali e di circoscrizione si apprestano a riprendere in mano il presente e il futuro di centri abitati più o meno grandi. Verso dove? L’obiettivo di sviluppo numero 11 dell’Agenda 2030 dell’ONU indica la direzione: “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”.

I punti in cui l’ONU declina l’obiettivo 11 sono un vero e proprio programma per i nuovi eletti. “Le sfide che le città affrontano possono essere vinte in modo da permettere loro di continuare a prosperare e crescere, migliorando l’utilizzo delle risorse e riducendo l’inquinamento e la povertà. Il futuro che vogliamo include città che offrano opportunità per tutti, con accesso ai servizi di base, all’energia, all’alloggio, ai trasporti e molto altro.”
Eccoli i sottopunti in sintesi. Entro il 2030 vanno garantiti “a tutti l’accesso ad alloggi adeguati, sicuri e convenienti”. Va assicurato “l’accesso a un sistema di trasporti sicuro, conveniente, accessibile e sostenibile”, “potenziando i trasporti pubblici, con particolare attenzione ai bisogni di coloro che sono più vulnerabili”. Va attuata “un’urbanizzazione inclusiva e sostenibile” in uno stile che sia a sua volta “partecipativo, integrato e sostenibile”. Entro il 2030 va ridotto “l’impatto ambientale negativo pro-capite delle città, prestando particolare attenzione alla qualità dell’aria e alla gestione dei rifiuti urbani”. Gli spazi verdi devono essere accessibili e sicuri, “in particolare per donne, bambini, anziani e disabili”. Città e campagna devono fare sistema, promovendo “i positivi legami economici, sociali e ambientali tra aree urbane, periurbane e rurali”.

Le città non sono semplicemente un susseguirsi di case, uffici, aziende, strutture per attività di vario tipo. Sono innanzitutto persone, famiglie, gruppi che condividono, volenti o nolenti, un territorio da rendere vivibile e bello nell’ottica del bene comune. Non un territorio da conquistare e da dominare, ma un territorio da condividere nella dinamica di una comunità inclusiva.

Autore: Paolo Bill Valente

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