Si intitola “Memories From A Distant Future” l’ultimo lavoro di Davide Burattin, grafico e designer bolzanino che da anni si sposta tra Londra, Osaka e il capoluogo altoatesino.
Quando uno, in procinto di registrare un disco e non trovando sul mercato digitale la qualità sonora desiderata, decide di studiare la questione a fondo e creare una compagnia di plug-in audio, vuol dire che ha le idee molto chiare riguardo a quanto vuol fare e andrebbe considerato e rispettato già solo per questa cosa. Se poi il risultato è un’opera musicale di un certo rilievo allora il quadro è completo.
È il caso di Davide Burattin, grafico e designer bolzanino che da anni si sposta tra Londra, Osaka e il nostro capoluogo, il cui raggio d’azione si espande anche verso la musica elettronica e che dagli anni novanta in qua ha realizzato diversi dischi, adottando a partire dal 2004 lo pseudonimo Dropout.
La musica firmata Dropout è un notevole connubio di immagini sonore studiate attentamente e minuziosamente, complice ovviamente la professione nel campo dell’immagine di Burattin.
“La mia attività in campo grafico – ci racconta Burattin dal suo attuale confinamento in Giappone, dove è fermo dall’inizio della pandemia – influisce totalmente su quanto faccio come Dropout, compongo musica come fossero immagini e do ritmo alle immagini come fossero musica. Musicalmente sono nato chitarrista per morire synthesista, ma nel disco non ci sono loop, è tutto suonato, le batterie sono campionate ma sequenziate nota per nota o suonate coi pad a seconda del pezzo”.
Tutto questo, al punto che il nuovo lavoro, Memories From A Distant Future, è stato lanciato all’inizio del mese scorso con uno streaming su youtube in cui le otto composizioni del disco venivano presentate sotto forma di un mediometraggio in otto capitoli tutto realizzato da Burattin/Dropout usando immagini cinematografiche o da documentari sposate ad arte con la musica elettronica.
“La storia costruita attorno al disco – spiega l’artista – è semplicemente questa: le generazioni Boomer e X sono state cresciute nella totale illusione di un futuro ben definito, una sorta di terra promessa e meritata per divina intercessione. Ma il futuro ha preso direzioni totalmente inattese. Ho notato quindi che soffriamo di una strana nostalgia per una realtà immaginata a lungo ma non avveratasi. Ma non si veda questa mia analisi solo sotto un’accezione negativa, in quanto, come figli dei figli del boom, era più che lecito per noi aspettarci un divenire più umano, più focalizzato, per esempio, su quello di cui abbiamo bisogno e meno su quello che vogliamo. Invece si sa che raramente queste due esigenze coincidono, essendo l’una tendenzialmente più spirituale e l’altra più materiale, quindi facilmente monetizzabile.”
Una storia a ben vedere molto collegata al periodo storico in cui è stata concepita e realizzata; in alcune tracce fanno capolino sonorità che sembrano provenire dallo stare a lungo in estremo oriente, in particolare nei brani Noctitudae, basato sull’idea che gli insetti del giardino di casa a Osaka non cantino indipendentemente ma che facciano parte di un microscopicamente immenso coro collettivo, e nel conclusivo A Departure, evolutosi sulla misura del tempo medio di spostamento tra gate e gate che Burattin ha misurato nei suoi frequenti viaggi, tempo che è di circa otto minuti e mezzo, e proprio su quell’intervallo il pezzo è stato composto.
Il disco, oltre che essere ascoltabile in streaming attraverso i singoli video, tutti dotati anche di un testo non cantato ma sovrascritto, postati nel sito https://dropoutsound.com/#listen, è stato pubblicato anche in formato solido su vinile, scelta coraggiosa e naturalmente apprezzatissima: “Questo è il mio sesto disco. Per il primo, uscito nel 1994, ho usato l’acronimo DB; i successivi, dal 2004 in poi, sono sempre usciti col moniker di Dropout in formato CD. Forse la caratteristica più radicale del progetto Dropout è l’autarchia pressoché totale. Quindi ci metto abbastanza per finalizzare, il che, di questi tempi veloci, può essere un bene ma anche una condanna. Questa è la prima volta che esco in vinile – conclude –, ma sentivo in questo preciso momento storico la necessità di ridare corpo fisico, palpabile, non duplicabile, a quel bellissimo spirito guida che può essere la musica.”
Autore: Paolo Crazy Carnevale