La musica spirituale di Elisa Venturin

Nelle scorse settimane, insieme ad altri dischi di cui ci siamo occupati o comunque ci occuperemo, ha visto la luce Akshaya Tritiya, disco d’esordio di Elisa Venturin, brava cantante bolzanina dall’importante e titolato curriculum, sia per quanto riguarda gli studi che le collaborazioni. Ma se per qualcuno sarebbe stato legittimo attendersi dalla cantante una raccolta di standard, Elisa ci ha stupiti con un progetto discografico ben preciso, cantato per lo più in sanscrito, ispirato e dedicato al suo maestro spirituale, Paramahamsa Sri Swami Vishwananda, ed è stato sostenuto da un gruppo di amici tramite i quali si è avvicinata ai suoi insegnamenti.

“Per la cultura indiana – ci racconta Elisa –, il guru è un Maestro. Per noi che seguiamo i suoi insegnamenti, Paramahamsa Sri Swami Vishwananda è il nostro Maestro o, più semplicemente, Guruji. La sua vita è dedicata a ispirare tutte le persone ad amare al di là di ogni barriera culturale, religiosa, di genere e di età”.
Una scelta sicuramente coraggiosa, soprattutto in un’epoca in cui in campo musicale scegliere di abbracciare una fede, qualunque essa sia, non è certo premiante, sono lontani i tempi in cui artisti come George Harrison prima e Bob Dylan poi (tanto per dire i due più famosi) potevano permettersi di portare in musica il proprio credo senza rischiare di rimetterci, come è accaduto invece ad altri (pensate a Yusuf Islam prima di tornare a essere Cat Stevens). Il disco di Elisa Venturin in questo senso sembra essere in bilico tra le due possibilità: se da un lato ci offre alcune pregevoli composizioni che ne evidenziano le qualità a livello di cantautrice (ci viene in mente la prima Rickie Lee Jones), dall’altro dobbiamo fare i conti con una buona metà di brani in cui il testo in sanscrito non è facilmente assimilabile.
“Il sanscrito – ci viene in aiuto la cantautrice – è un linguaggio vibrazionale che è stato usato nei rituali di preghiera per migliaia di anni. Le frequenze vibrazionali generate dal canto dei mantra sanscriti calmano la mente e permettono di scendere fino al tuo cuore, dove risiede il Divino. Tutti i brani a parte il Lingashtakam, che è una potente preghiera per il Shivalingam, sono mantra o preghiere con melodie e testi scritti da me. E ci sono delle composizioni corali perché i cori sono fondamentali nella tradizione indiana”.
Così, se determinate tracce del disco sembrano indirizzate ad un fruitore/ascoltatore già addentro la materia anche a livello di idioma, evidentemente, non si può prescindere da quei brani cantati in inglese, o anche parzialmente in sanscrito, in cui emerge maggiormente la vocalità dell’autrice e in cui il tessuto musicale è di una certa consistenza, più vicina al pop che non ai mantra o alla cultura indiana.
Parliamo in particolare di All My Love For You, la composizione posta in aperture del disco, ma anche di Om Sri Swami Vishwananda, in cui appunto la lingua usata è il sanscrito, e ancora da non sottovalutare sono Melody For You, You’re The Truth e We Are Gurudeva, molto corale ma interessante e proposta anche in fondo al disco col testo in italiano.

Venturin, oltre a comporre e cantare, si occupa anche del paino elettrico, mentre per la produzione e gli altri strumenti, oltre ad un quintetto di coriste nei brani più mantrici, si è affidata al bassista Mirko Giocondo e agli Shanti Powa Thomas Maniacco, Florian Gamper e Fabian Pichler.
“Sono stati gli amici che hanno prodotto il disco finanziariamente – spiega Elisa – a suggerirmi di rivolgermi a Thomas e Florian per quanto riguarda la produzione artistica, io in realtà non li conoscevo, anche se sapevo dell’esistenza degli Shanti Powa. Florian si è occupato oltre che della ritmica anche della parte tecnica, nello studio ad Aicha di Fiè dove lavora in team con Thomas. Mirko Giocondo invece lo conoscevo ed è stato un connubio perfetto. Hanno tutti messo la loro sensibilità nel disco, cosa che in un prodotto a sfondo spirituale è quanto mai importante. Ora spero di trovare un’etichetta interessata a produzioni di questo tipo, che nel mondo anglosassone sono abbastanza frequenti ma in Italia sono piuttosto rare”.
Intanto il disco è disponibile sulle principali piattaforme musicali o tramite  il sito www.ellisonweb.com.

Autore: Paolo Crazy Carnevale

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