Peronospora #1

“Credevo fosse amore, invece era una calesse”: questa pazza primavera non decolla! Le temperature si mantengono leggermente sotto la media, sistemi più o meno organizzati continuano ad interagire nel Mediterraneo, quelli che la meteorologia – in gergo – chiama treno di perturbazioni. Il sole, che si nota solo per brevi tratti, è davvero l’assenza più eclatante. Ai bordi di questo quadro maggese, che ai fotografi comporta soggetti con pochissime ombre, la vita scorre trepida e la storia ripete i conflitti e le ingiustizie con scenari tumultuosi e recrudescenti. Luoghi dove, se si è nati dalla parte sfortunata, non esistono prati di tarassachi dove correre scalzi e scivoli in cui i bambini scendono entusiasti; ma di speranze infrante, piuttosto: le stesse, che a migliaia di chilometri di distanza e in tempo di pace, fanno imprecare agricoltori e contadini contro la peronospora. 
La peronospora è una malattia fungina che colpisce lattughe, cicorie e carciofi, bietole, tutte le crucifere, vite, meloni, cetrioli, angurie, zucche e zucchine, pomodori, patate, melanzane, alchechengi e tabacco, sedani, fragole, rose, cipolle, agli, porri, scalogni, gerani, ornamentali, meli e persino il basilico. Arrivata in Europa nel corso del 1800 coi vitigni americani, portatori asintomatici, può distruggere interi raccolti e comprometterne pesantemente le rese. Ne esistono vari ceppi, che colpiscono di solito piante della stessa varietà senza diffondersi sulle altre, ma che richiamano altre patologie, come oidio, ragnetto rosso, alternaria e muffa grigia. Le spore sopravvivono anche tutto l’inverno nel terreno, mentre le proliferazioni avvengono in periodi che presentano la regola dei tre 10: germogli di 10cm, pioggia di 10mm in 24/48h, temperatura minima di 10°C.
I segnali che le nostre colture sono state attaccate da questo fungo si differenziano a seconda delle specie. Generalmente sulla pagina superiore delle foglie compaiono aree tondeggianti prima di color verde chiaro e quasi trasparenti. In breve tempo il margine di queste macchie si farà irregolare (raggiungeranno un diametro di 2-3cm) tendendo prima verso il giallo e poi verso il marrone scuro fino a necrotizzare.
La pagina inferiore presenterà una muffa grigiastra. Infine le foglie si accartocceranno e cadranno. Parti ipogee, steli e fusti non saranno risparmiati, disseccandosi fino a marcire. 
Il classico filo di rame, privato della sua sottilissima pellicola, infilzato alla base della pianta che ne farebbe assorbire piccole quantità per osmosi non è un rimedio scientifico, bensì una credenza empirica.
(continua)

Autore: Donatello Vallotta

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