Luciano Dallavilla è un fisarmonicista tutt’ora molto attivo nel circuito dei frequentatori del ballo liscio, un fisarmonicista prestato in origine ai ritmi rock, pop e beat che negli anni della sua gioventù, prima e appena dopo i vent’anni, lo hanno visto alla corte di formazioni che hanno lasciato più d’un ricordo nella memoria degli altoatesini d’allora.
I ‘60 erano anni in cui i gruppi crescevano come i funghi e i ragazzi si adattavano alla bisogna imparando a suonare uno strumento in pochi giorni o addirittura poche ore pur di esibirsi davanti ad un pubblico di entusiasti coetanei.
“All’inizio ero nei Wat 69 – ricorda Dallavilla – con Eugenio Pennini come cantante, io ero il batterista. Non era il mio strumento ma al gruppo serviva qualcuno che si occupasse dei tamburi, così sono andato a lezione da Mario Viadana che era stato batterista dei Four Happys, per farmi insegnare”.
Dei Wat 69 (che avevano mutuato il nome da una marca di whisky in voga all’epoca) diversi bolzanini ricordano ancora un concerto nella sala del Rainerum in cui il cantante Pennini, nel bel mezzo di un’infuocata versione di Wild Thing, il brano dei Troggs portato alla leggenda da Jimi Hendrix, inserì nel testo un refrain inventato che recitava così: sgabanao sgabanao!
“Questo accadeva intorno al 1967 – prosegue Dallavilla – un anno dopo avevo cominciato a suonare con i brissinesi Yellow Stones, una formazione quasi professionista, se così si può dire, avevamo un manager, Umberto Principe, e dei contatti fissi per i concerti, all’epoca c’era ancora la base missilistica vicino a Bressanone e noi suonavamo fissi all’ X 2000, ma anche al Gudrun di Colle Isarco. Oltre a me alle tastiere, il gruppo comprendeva il cantante Pietro Altinia, a cui piacevano molto i Bee Gees, di cui avevamo in repertorio diversi brani, il chitarrista Pio Di Biase, il batterista Franz Oberkofler e mio cognato Renato Borgo al basso”.
Tra i primati degli Yellow Stones c’è sicuramente da annoverare la partecipazione al primissimo open air d’Italia, il 15 agosto del 1969, tenutosi a Campo Tures col titolo di Pop Time 69/Una festa per il mondo giovane, organizzato dal vulcanico Kalle Ausserhofer. Allora non lo sapeva nessuno ma lo stesso giorno negli Stati Uniti si stava svolgendo il festival di Woodstock! Insieme agli Yellow Stones in cartellone c’erano i brissinesi Monsters e i Satellites di Siusi. L’altro primato del gruppo è quello di essere stata probabilmente la prima band della Val d’Isarco ad incidere un 45 giri a proprio nome, con brani originali.
“Con gli Yellow Stones sono rimasto un anno e mezzo – continua il tastierista – poi sono partito per il servizio militare, ma abbiamo fatto a tempo a registrare il disco a Innsbruck.
Le sedute si sono tenute in un teatro. Il chitarrista e il nostro manager avevano i contatti e anche delle possibilità economiche per investire in questa cosa”.
Il disco si componeva di due brani abbastanza tipici del rock melodico di quegli anni, cantati in italiano e vagamente incanalabili anche nel filone schlager in voga oltreconfine: Dedica, sul lato A e Negli occhi tuoi sul retro, entrambi firmati dal chitarrista con Tom Parker, non il truffaldino colonnello Tom Parker manager a Elvis Presely, bensì Charly Mazagg futuro impresario dei Kastelruther Spatzen, che con lo pseudonimo di Tom Parker appunto firmava sulle pagine in lingua tedesca del quotidiano Alto Adige le cronache musicali locali dell’epoca. La seconda delle due canzoni recava anche le firme del manager e del cantante.
“Tornato dal servizio militare – conclude Dellavalle – sono entrato sempre come tastierista in un altro gruppo, i Principi. Suonavamo ogni sabato e ogni domenica all’Auri Bar, vicino alla vecchia stazione delle autocorriere. C’erano il chitarrista Egidio Cappello, Tony Cimmino che suonava la batteria e Claudio Mezzalira, un bravo bassista. In una seconda versione del gruppo, il batterista era diventato Angelino Saragusa e per un breve periodo c’è stata anche una cantante”.
Negli anni seguenti, Dallavilla si è dedicato prevalentemente al liscio, tornando alla sua amata fisarmonica, da solo, in duo con Sergino Vaccari e in seguito con il quartetto T.L.P. & Baby, prima dell’ultimo e attuale duo denominato Tino e Ciano.
Autore: Paolo Crazy Carnevale