Enzbirch, il castelliere sul Montelargo #1

È davvero singolare il destino dei toponimi: alcuni attraversano indenni – o con trasformazioni minime che, al pari di certe creature camaleontiche, ne favoriscono l’adattamento alle mutate condizioni ambientali – varie epoche e lingue, acquisendo con il tempo un alto grado di autonomia dai contesti storici; altri invece scompaiono nel nulla dopo una breve esistenza come suoni caduti nel vuoto della memoria.
Il nome e il luogo preistorico di cui ci occupiamo oggi è forse il più distante dall’odierna realtà cittadina di Laives. Se alziamo gli occhi al cielo e lasciamo vagare lo sguardo sulla sommità arrotondata del Montelargo, rimaniamo inevitabilmente delusi. Nulla si scorge sopra le ampie pietraie o l’ultimo maso incastonato sul versante scosceso del monte; la fitta coltre di alberi nasconde la vista di quello che, forse, per la sua lontananza dal fondovalle e per l’incredibile vista offerta su tutta la valle dell’Adige, è stato il primo e più importante insediamento o luogo di culto della popolazione preromana di questo territorio oltre 2500 anni fa. Infatti lì si nasconde uno dei più grandi tesori storico-archeologici dell’intera Bassa Atesina: il sito di Enzbirch. Un insediamento ancora tutto da esplorare, circondato da una poderosa cinta muraria ancora visibile, una sorta di inaccessibile Machu Picchu nostrana. Molte le domande che attendono risposta. Chi l’ha creato? Chi vi abitava? In quale epoca? Perché quassù, a precipizio sulla Vallarsa? Era un luogo di culto? Un riparo? E, infine, perché è stato abbandonato?
Oltre mille metri sotto i nostri piedi sorge il paese di Laives. La stretta gola del Vallarsa incute rispetto e vista da quassù anche timore con le sue pareti perpendicolari, il silenzio sepolcrale del passato.
Tornando ai nostri toponimi, per quanto riguarda la l’arcana “Wallburg” (come vengono chiamati gli insediamenti fortificati caratteristici di questa zona alpina) ovvero castelliere sopra Laives denominato Enz-birch o Trens-birg, scoperta per caso negli anni ‘20 del 900, è facile indovinare, data la vetustà del sito e anche del suo nome, che siamo di fronte ad una storia antica e non facilmente decifrabile. Va ricordato, in questo contesto, che i nostri antenati privilegiavano soluzioni semplici ai loro problemi quotidiani – anche nel campo della toponomastica.
Il nome – che non è un elemento esclusivamente locale in quanto compare anche in altre località come per esempio nella regione tedesca del Baden-Wurttemberg, dove esiste un “Enzberg”, mentre in Alto Adige è diffuso il cognome Enzenberg – esiste in varie varianti. Ciò non ci deve stupire perché il fatto che un nome subisca lievi correzioni è del tutto naturale. Ogni cultura cerca di adeguare i nomi alle proprie esigenze e alle proprie competenze linguistiche. In casi estremi può accadere che non rimanga nulla del nome originario e perciò resta ingrato il compito dei ricercatori di asportare, strato dopo strato, i suoni sovrapposti per ritrovarne la forma originale.

(continua)

Autore: Reinhard Christanell

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *