Nel 1785 fu soppresso il convento di San Domenico per ordine dell’ imperatore Giuseppe II e nel 1794 una parte di esso viene destinato ad ospedale. Dal 1803/20 il complesso architettonico viene trasformato in caserma. Fra il 1876/77 subisce altre trasformazioni, e rimane in attesa di altre destinazioni d’uso. Nel 1883 si inizia a pensare a una scuola per “Arti e mestieri” da realizzare in città, alla maniera analoga a ciò che era avvenuto a Vienna con la “Secessione” a partire dal 1867 con l’opera di Gustav Klimt, Josef Hoffman, Josef Maria Olbrich ed altri. Nel 1884, la scuola trova inizialmente i propri spazi in vicolo Vintola, un paio di aule, magazzini e laboratori divenuti ben presto insufficienti. Vi avranno sede da subito laboratori per il legno e l’intaglio. Altre aule e altri spazi troveranno collocazione provvisoria, in via Francescani. La Camera di commercio di Bolzano, vedendo in tale scuola delle enormi potenzialità economiche e culturali per la città, inizia a stanziare fondi per la costruzione di una nuova sede ed ad aiutare le famiglie degli studenti in difficoltà economica. Nel 1902 è pronto il progetto per trasferire in toto la scuola, con spazi adeguati nell’ex convento dei Domenicani. Nel 1903 la nuova scuola è pronta. Il corpo docente è notevolmente qualificato, insegnanti provenienti da Vienna e da altre città dell’Impero, insieme ad insegnanti locali, si succedono nell’insegnamento.
Dalla scuola d’ arte e mestieri escono elementi di arredo, sculture, oggetti della vita comune, col nuovo gusto dell’epoca, con elementi di altissimo rilievo. I suoi studenti e la scuola vengono premiati nelle più importanti esposizioni internazionali. Vengono tenuti contatti frequenti con i diversi artisti locali e vicini alle tendenze artistiche del Jugendstil. Giovanni Segantini, August Rodin ed altri verranno inviati spesse volte a Bolzano. Il banco di prova della scuola di Arti e mestieri sarà l’odierna scuola Dante di via Cassa di Risparmio, dove gli studenti ed i loro insegnanti progetteranno e realizzeranno dalle sculture alle maniglie e tutti gli elementi di arredo. Seguiranno gli interessanti arredi realizzati per il ristorante “Il torchio”, il “Voegele” ed altri. Da tale grande laboratorio creativo che era la Fachschule, usciranno, fra l’altro, artisti che svolgeranno un ruolo incisivo nella storia artistica della città, quali Ignazio Gabloner. Una mostra tutt’ora in corso al palazzo Mercantile di Bolzano ci mostra in sintesi le opere prodotte dal 1884/21.
Abolita la scuola, una parte di essa venne assorbita dall’Istituto Tecnico Industriale, ma con tutt’altre caratteristiche.
Autore: Flavio Schimenti