Nostalgia del telefono. Quello vero.

Lo so che sembra impossibile ma è un dato di fatto: noi sapiens sapiens per 40mila anni abbiamo vissuto senza smartphone. Di fatto questo oggetto di uso quotidiano è diventato parte di noi, penetrando nella nostra vita ad un livello tale che senza ci sentiamo perduti. Lo smartphone è infatti molto più di un oggetto essendo di fatto la sintesi di molti oggetti (e luoghi) che anche precedentemente caratterizzavano il nostro vissuto. Facilitato dal fatto che la mia età mi ha regalato una diversa consuetudine e anche per pura curiosità personale, ho provato a stilare una lista (parziale) degli oggetti che oggi si trovano in ogni momento nel nostro palmo della mano. Un computer, un elenco telefonico, un’enciclopedia, uno sportello bancario, una macchina fotografica, una videocamera, una calcolatrice, uno scanner, un telecomando, un’ufficio postale, la biglietteria della stazione dei treni e dell’aeroporto, una biblioteca e una raccolta di dischi, un cinema, una televisione, una biblioteca con tanto di emeroteca, una sala giochi, un contapassi, una sala riunioni, una torcia elettrica, un blocco per gli appunti. Potrei ancora proseguire, naturalmente, aggiungendo la lista il più enorme supermercato che si possa immaginare. Naturalmente è molto comodo avere tutte queste cose a portata di mano, ma in realtà a fare la fortuna dello smartphone e a renderlo l’oggetto per antonomasia della nostra vita negli ultimi 10 anni come sappiamo sono stati i social network. Che per noi sono diventati più che un mezzo di comunicazione un vero e proprio “luogo” di incontro, che in molti casi va addirittura a sostituire la piazza, soppiantandola.
A questo punto a me sorge spontaneo un quesito: siamo proprio sicuri di essere davvero solo contenti di questa rivoluzione sociale e antropologica di cui siamo protagonisti?
Si tratta di una domanda che interpella ognuno di noi e che molti di noi con ogni probabilità si sono già posti. Personalmente, in questa estate che ormai è agli sgoccioli, a più riprese ho provato ad “allontanare da me” per periodi più o meno lunghi l’oggetto in questione. La sensazione che ho provato in montagna, al mare, anche a casa, è stata molto interessante e “liberante”. Avete voglia di provare anche voi
e poi raccontarmi com’è andata?

Autore: Luca Sticcotti

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