In una gelida notte di inverno, quasi alla vigilia di Natale, mi trovai a passare sotto le arcate della torre campanaria del duomo meranese. Lì alla luce quasi crepuscolare mi colpì un bell’affresco, inserito dentro una lesena gotica dove compare il dipinto affrescato col tema della Santa Croce di due pellegrini e di un giardino “mistico” e quasi incantato.
Il tema è un po’ atipico nell’arco dei cicli pittorici di inizi del quattrocento, ma ha diverse affinità iconografiche e linguistiche con altri dipinti del periodo sia in Alto Adige che altrove. L’opera è attribuita a Maestro Venceslao (1352 – 1411), pittore boemo artefice del bel ciclo di affreschi del Castello del Buonconsiglio a Trento (1390 – 1400), dove il pittore boemo si caratterizza per l’intreccio fra il mondo cavalleresco, la natura ed il quotidiano. L’incarico trentino all’artista avvenne tramite il principe – vescovo Giorgio di Liechtenstein, quello meranese per passaparola dal vescovo di Coira. La datazione è attribuita all’inizio del ‘400, subito dopo l’incarico di Trento.
A Merano – come nell’analogo esempio trentino – la natura ha un aspetto preponderante per il novanta per cento del campo visivo; l’opera è composta da un folto giardino nel quale compaiono sul lato destro inginocchiati un pellegrino con accanto ad un uomo con abiti orientaleggianti, sul lato opposto compare una semplice croce. Essa si caratterizza per un particolare: il tronco verticale è del classico colore ligneo, mentre quello orizzontale è di un netto colore azzurro, che rappresenta il Cielo; vuole indicare che il martirio del Cristo è stato solo un “passaggio” verso la definitiva Resurrezione. I due personaggi a lei rivolgono lo sguardo e l’Orientale indica all’Occidentale dove guardare.
Il bosco è rappresentato come se fosse un giardino, le file degli alberi sono composte in maniera ordinata ed il pittore si concede a rappresentazioni realistiche, dipingendo un’infinità di specie arboree e di piante. Sopra la scena, delimitata da tre colline, in uno spicchio di cielo compare un Sole ardente. La composizione è gentile e per niente consolatoria, lascia all’osservatore un senso di gradevole armonia fra il mondo reale e quello spirituale.
Qui a Merano il Maestro Venceslao anticiperà di novant’anni quello che Friedrich Pacher farà nel ciclo di affreschi del chiostro dei Domenicani a Bolzano e l’opera del pittore olandese Hieronymus Bosch.
Autore: Flavio Schimenti