Vescovi, nobili e abati: i proprietari di Laives

A differenza di altri paesi, e con l’eccezione temporanea dei Lichtenstein, Laives non ha mai avuto una vera nobiltà, nessun convento e neppure un’alta borghesia residente in paese. I “siori” (die Herrschaften) abitavano a Bolzano o Gries, qualcuno anche più lontano come gli abati dei ss. Ulrico e Afra di Augsburg. I Lichtenstein stessi, che possedevano anche un palazzo in piazza della Mostra a Bolzano, si spostarono a Cornedo nel XIII secolo, lasciando l’amministrazione dei loro beni ad un “Pfleger” (curatore).
A metà ‘700, l’abbazia imperiale di Augsburg acquistò per 40000 fiorini tutte le proprietà e rendite che i Lichtenstein nel corso dei secoli avevano ottenuto dai principi-vescovi di Trento: e parliamo di una trentina o più tra masi e poderi, dalla Pfleg a Sottomonte, da Weisshaus a Casagrande, da Gutleben a Koelbl e ai masi del Montelargo. Insomma, si può ben dire tutto ciò che poteva fruttare una piccola o grande rendita e un tempo era appannaggio dei Vescovi e dei loro ministeriali, passò in mano all’abbazia bavarese.
Insediati dai Vescovi di Trento, che occuparono il territorio di Laives e tutto ciò che vi sorgeva dopo l’anno 1027, i Lichtenstein furono i primi veri signori di Laives. Due di loro, Georg I. e Ulrich IV., divennero vescovi a Trento, conferendo alla casata ulteriore prestigio e potere.
I Lichtenstein (che dal 1499 si chiamarono anche Castelcorno in quanto gli era stato assegnato l’omonimo castello di Isera) devono il loro nome al “castrum de Liethenstaine” (lo storico Stolz lo ritiene il primo toponimo documentato della zona) che sorgeva sul Peterköfele, su una “pietra chiara”: forse chiamata così perché il primo sole del mattino illumina proprio questo promontorio. Nulla di preciso si sa sul loro luogo d’origine ma pare probabile che si trattasse della città di Coira nel Canton Grigioni.
L’amministrazione delle vaste proprietà vescovili veniva affidata a “ministeriales” e ai “homines de nobili macinata casadei sancti Vigilii”, termine dal quale deriva anche il dialettale “masnada”. Il 18 aprile 1189 la “wardia et custosia castri de Liethenstaine” (ossia un “appartamento” del castello) venne affidato ad Adelaide di Castelrotto (probabilmente vedova di un precedente affidatario), al figlio di primo letto Enrico ed al secondo marito Otto di Weineck. Di fatto il castello rimase a disposizione dei Vescovi (e da ciò si comprende la rilevanza dello stesso nello scacchiere strategico dei potenti clerici trentini) e la vera residenza dei ministeriali si trovava presso il “castrum inferius”, noto come “Pfleg”.
Qui si trovava, fino all’estinzione della casata nel 1761, la sede amministrativa di tutte le sterminate proprietà della famiglia, inclusi la grande “Reif”, da cui transitava gran parte del legname diretto a sud, e i diritti sull’acqua potabile del paese prelevata dal Vallarsa nonché di pesca nei fossati e canali da loro realizzati nella “Leiferer Au”.

Autore: Reinhard Christanell

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