Non solo Ötzi: la storia di Vadena, emporio dell’antichità

Grazie alle ricerche più sofisticate, di “Ötzi” sappiamo ormai moltissimo. Ma il nostro territorio ha tante altre storie da raccontare, anche se meno note. In questa breve passeggiata nella storia, partiamo dalla conca di Bolzano e i suoi abitanti per giungere fino a Vadena, una delle località archeologiche più importanti della Provincia, la “Pompei” dell’Alto Adige.

// Di Till Antonio Mola 

e Caterina Longo

La conca di Bolzano è sempre stata legata alla confluenza dell’Isarco nell’Adige. Ma per farci un’idea della conca ai tempi di Ötzi non dobbiamo pensare al corso odierno dei fiumi, in quanto all’epoca essi avevano una conformazione ad ampi meandri. Il corso dell’Adige, ad esempio, si presentava con queste caratteristiche dalla zona dell’odierna Merano fino circa a Verona. Mentre a quei tempi l’Isarco finiva nell’Adige, un poco più a nord rispetto all’attuale confluenza all’altezza della roccia di Castel Firmiano. Insomma: i letti dei fiumi erano molto più ampi e molto più liberi rispetto ad oggi.
Anche per questo motivo era difficile trovare insediamenti nel fondovalle, in quanto spesso le zone, specie quelle determinate da qualche ansa di fiume, erano paludose, come ad esempio la zona più a sud dell’odierna Bolzano, fino a Laives. In realtà non possiamo escludere in assoluto la presenza dell’uomo in questa zona, in quanto la conformazione del terreno e le alluvioni del tempo ne hanno cancellato le eventuali testimonianze. 
Ma si ritiene che i fondivalle fossero abbastanza selvatici, lasciati al fiume, mentre l’uomo si locava in posti protetti e all’asciutto, su piccoli conoidi, caratterizzati da accumuli di materiali detritici depositati dai corsi d’acqua.
Oggi siamo a conoscenza di insediamenti anche nelle zone di Soprabolzano, San Genesio, sul Virgolo, nella zona sopra San Giacomo, a Castel Firmiano e in tutto l’Oltradige. Si tratta, come vediamo, di zone più in quota e quindi al riparo dal pericolo delle alluvioni.
Su questi siti, ad esempio a Castel Firmiano, ci sono resti anche antichi, addirittura risalenti all’età neolitica e del rame, che sono le età precedenti o contemporanee a Ötzi.
Siamo a conoscenza anche di insediamenti preistorici tra il Burgraviato e Bolzano presenti su entrambi i lati della valle, soprattutto nella zona di Terlano, più soleggiata.
Tra i siti archeologici più importanti in questa panoramica, spicca sicuramente quello di Vadena. Qui nell’ottocento sono iniziati i primi scavi, che hanno portato a far emergere un insediamento legato ad una forte vocazione al commercio. Vadena infatti era un emporio, naturale via di traffico tra Nord e Sud. Anche se l’epoca di nascita dell’insediamento si fa risalire all’età del bronzo (quindi successiva a Ötzi) a Vadena ci sono stati ritrovati anche da età precedenti. 
Ne abbiamo parlato con il dott. Alberto Alberti, laureato in Archeologia, classe 1967, direttore del Gruppo Archeologico di Bolzano.

Alcune immagini degli scavi a Vadena alla fine degli anni ’80

L’INTERVISTA

Come era la Vadena dell’antichità?
Vadena è una delle località archeologiche più importanti della nostra provincia – la possiamo considerare la “Pompei” dell’Alto Adige. Era un importante snodo per il commercio: il sito è nato lungo il corso dell’Adige, che a quel tempo – parliamo dell’età del bronzo, ovvero di 1300 anni avanti Cristo – era una via di traffico essenziale, un po’ come l’autostrada dell’antichità. Come noto, l’Adige era navigabile fino a Bronzolo ed aveva un corso più tortuoso, con meandri che favorivano la navigazione e gli insediamenti – a quel tempo si navigava dal conoide di Vadena fino all’odierna Laives.

A proposito di traffico e commercio: quali erano i collegamenti di Vadena?
Vadena era uno snodo importante tra il Sud e il Nord Europa. Aveva collegamenti con Frattesina (a sud-est dell’attuale centro di Fratta Polesine) in provincia di Rovigo, emporio in cui arrivavano merci dalla Grecia, che venivano poi scambiate con quelle del Nord Europa. Una delle merci di scambio era l’ambra: veniva raccolta sulle spiagge nei Paesi Baltici per essere portata fino in pianura Padana e venduta, come detto, a commercianti greci. A questa resina fossile di attribuivano poteri magici e taumaturgici.

Come avvenivano i collegamenti con la Grecia?
Le imbarcazioni arrivavano nell’Alto Adriatico, fino ai territori dell’odierna Trieste o Venezia, oppure risalivano la penisola dalla Puglia.

Una storia che si perde tra secoli e civiltà… quando è emersa quella di Vadena?
Oltre duecento anni fa: dalla metà dell’800 dei contadini avevano cominciato a utilizzare della terra scura, detta “terra nera”, perché la consideravano buona per i campi e avevano ritrovato dei reperti. In realtà la terra scura indicava la presenza di una necropoli – il terreno era parte della combustione dei cadaveri durante i riti funebri – i corpi venivano bruciati su grandi pire. Fu un religioso, don Pescosta, precettore del conte Thun, che aveva le sue proprietà nei paraggi, a raccogliere gli oggetti e annotare i ritrovamenti, siamo nel 1854-55.

Alberto Alberti

E poi, cosa successe?
Ci sono stati interventi di scavo fino al 1928-1930, quando la soprintendenza con Ghislanzoni ha intrapreso delle campagne di scavo sulle tombe con metodi scientifici. Sono stati rinvenuti reperti come vasi in terracotta utilizzati per contenere le ossa combuste, bruciate nei roghi votivi. Insieme a questi sono stati ritrovati oggetti di uso personale, come spilloni per chiudere le vesti e le fibule, che possiamo considerare gli antenati dei nostri bottoni.
Nel frattempo, i materiali raccolti nell’800 si sono dispersi in mille rivoli. A quel tempo era uso donarli agli istituti scolastici e religiosi, come i francescani a Bolzano, i benedettini di Muri Gries o il Vinzentinum di Bressanone. Ma diversi reperti sono arrivati anche nei musei, come il museo civico di Bolzano, il museo di Trento e il Ferdinandeum di Innsbruck. Poi, per qualche decennio non se ne parlò più, fino alla ripresa delle ricerche negli anni ottanta e novanta da parte dall’ufficio beni archeologici di Bolzano.

Cosa fu trovato?
Venne rintracciato un abitato vicino alla necropoli, con capanne retiche. Io stesso, alla fine degli anni ottanta ho scoperto resti di tombe ancora intatte di epoca più recente, fra cui tumuli di quattro metri di diametro. Nelle tombe abbiamo ritrovato spesso vasetti potori (per il bere, ndr) e interi corredi che accompagnavano il banchetto funebre e venivano seppelliti insieme al morto. Questi resti sono di epoca più tarda rispetto a quelli sopra menzionati, perché risalgono circa al V secolo avanti Cristo.

Cosa provocò il declino di Vadena?
L’epoca d’oro di Vadena durò dal periodo del bronzo più recente, quindi il 1300 avanti Cristo, fino all’epoca romana – dal 7 secolo dopo Cristo non abbiamo trovato più nulla. I romani avevano cominciato a spostare il traffico e i commerci su strada e quindi Vadena, snodo della navigazione su acqua, aveva perso la sua importanza strategica. Dalla conca di Bolzano nascevano le vie romane, che si dipanavano toccando l’odierna Laives e Ora.

Autori: Till Mola e Caterina Longo

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