E’ arrivato il letargo

Mi sono affezionata all’inverno perché sento che è vero, non come l’estate che vola via e sembra così divertente e allegra ma non lo è, perché il sole è sempre di corsa e lascia tutti con l’amaro in bocca. L’inverno non pretende di confortare, ma in fin dei conti sento che è consolante, perché una si raggomitola su se stessa e si protegge e osserva e riflette, e credo che soltanto in questa stagione si possa pensare per davvero. 
Marcela Serrano

Capisco che per qualcuno l’inverno sia lungo e paia non finire mai; che debba resistere fino a febbraio e poi tutto tornerà alla “normalità”. Così come i semi, che ho raccolto qualche giorno fa, che ho messo ad asciugare sui canovacci da cucina e che già attendono i tepori cosmici per germinare.  Ma io adoro anche l’inverno: la neve con la sua smisurata poesia; la neve senza pioggia o pioggia mista a neve, che vorrei imbiancasse sempre le pianure – e il mio cortile immaginario – e non si concedesse solo alle alture. Gli inverni sono sempre più miti e purtroppo uno come quello del 1985 non tornerà più a farci visita. Ricordo la neve alta oltre mezzo metro in città, i viali alberati e le auto parcheggiate completamente sommersi, i bambini felici trainati sulle slitte o quelli che giocavano a battaglie di neve, le scuole chiuse e il silenzio ovattato che è proprio della neve e che tutti conosciamo, i bianchi cumuli rimasti per mesi ai bordi delle strade. Per questo motivo ogni volta, nelle notti potenzialmente nevose, attendo elettrizzato davanti alla finestra il cadere lento delle prime virghe che andranno lemme lemme ad imbiancare il paesaggio attorno a me e persino i ciclamini che ho sui davanzali esterni.

Il BalconORTO, invece, è in pausa: durante le ultime settimane ho rimosso tutte le piante annuali come pomodori, peperoni, zucchine ed erbe aromatiche ormai spoglie e giunte a fine ciclo produttivo e che, a queste latitudini, non riusciranno a svernare; in un angolo riparato sopravvivrà solamente il cavolo nero toscano e la cipolla egiziana ligure, che impiego spesso in cucina per preparare i minestroni e la farinata di ceci. Con dei nastrini colorati avevo marcato i rametti secchi ed i succhioni del melograno e dell’albicocco nano che ho poi potato, irrorando sui tagli e sull’intera pianta tramite uno spruzzino zeolite disciolta in acqua per aiutare la pianta a cicatrizzare le ferite e per apportare potassio; anche il tessuto non tessuto (TNT) è pronto per avvolgere le piante e per riparlarle prima delle gelate invernali. Gli altri vasi resteranno parcheggiati sul lato interno del balcone dove c’è qualche grado celsius in più rispetto al parapetto, per permettere il mantenimento vitale alle zampe degli asparagi e alla scorzobianca che resteranno interrate: anche qui un paio di giri di tessuto non tessuto intorno al vaso potrebbero aumentare le possibilità di sopravvivenza alle nostre piante. Sconsiglio eventuali pacciamature a base di paglia sopra il terriccio dei vasi, luoghi preferiti di svernamento di acari e cimici asiatiche.

Autore: Donatello Vallotta

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