Rudolf Posch, giornalista, prete e Dableiber

100 anni di Athesia: l’anniversario della libreria, celebrato giorni fa, fa ricordare, tra i protagonisti dell’avventura editoriale e giornalistica, anche il sacerdote giornalista Rudolf Posch, al quale è intitolata la via tra il cimitero comunale e la zona sportiva Maso della Pieve. Nato a Trento il 13 settembre 1887, a Trento crebbe, studiò e maturò la vocazione al sacerdozio. Ordinato il 29 giugno 1911, iniziò il suo servizio come cooperatore a Laives e Bronzolo. Cappellano dei Kaiserjäger durante il primo conflitto mondiale, nel dopoguerra riprese la cura d’anime come cooperatore a Cortaccia, attivo anche nello scrivere articoli per giornali locali. Il 1° ottobre 1923, trasferito a Bolzano, divenne collaboratore del quotidiano “Der Tiroler”, che dovette cambiare nome divenendo “Landsmann”, ma fu soppresso nell’ottobre 1926. Al suo posto nel 1927 prese vita il “Dolomiten”. Come redattore di tale giornale don Rudolf Posch ebbe modo di mostrare straordinarie doti: facoltà di veloce comprensione, eccezionale memoria, straordinaria conoscenza delle lingue, stile facilmente comprensibile; dotato in fatto di cultura generale svolgeva il suo lavoro con grande accuratezza e scrupolosità. Nel 1935 Rudolf Posch ne divenne direttore, facendo del “Dolomiten” il principale giornale della provincia. Don Rudolf Posch, come il canonico Michael Gamper (vd. Qui Bolzano n.18/2019), fu un acceso oppositore delle opzioni. Ciò non fu senza conseguenze. Alle sette del mattino del 9 settembre 1943 degli emissari della Gestapo irruppero in redazione intimando a don Posch di seguirli. Condotto ad Innsbruck, nell’aprile 1944 fu trasferito a Landshut e il 24 giugno a Dachau, dove con il numero 74668 fu ospite del Blocco 26/2. Liberato il 29 maggio 1945, ritornò al Dolomiten, ricomparso dal 19 maggio. Si manifestarono presto le conseguenze della vita di privazioni e di stenti passata nel Lager. La sera del 9 dicembre 1948 morì vittima di un ictus. Alle solenni esequie si unì l’intera comunità sudtirolese.

Autore: Leone Sticcotti

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