La vecchia chiesa di S. Giacomo è uno dei monumenti più rilevanti di Laives. Viene citata una prima volta in un atto notarile del 1237 nella frase “curia que jacet in Campoledro juxta ecclesiam sancti Jacobi de Cinte”. La curia di cui trattasi è il maso adiacente alla chiesa, mentre è noto che per molto tempo il paese di S. Giacomo, poi denominato anche “Unterau”, era detto Cinte o Schinte. Il termine, a quanto pare, deriva dal latino “cinctum” – ma non ne saremmo poi così sicuri. Potrebbe dunque darsi che in quel luogo, in un certo periodo anteriore all’edificazione della chiesa stessa, esistesse un altro edificio sacro o un castello cinto da mura.
A prescindere dall’atto in premessa, la chiesa probabilmente risale almeno al XII secolo. Cosa c’era prima non si sa. In quel periodo, i signori di Firmian / Sigmundskron esercitavano sulla stessa il diritto di patronato, ottenuto dai signori di Weineck. Ricordiamo che i Weineck (e precisamene Otto) risultano anche affidatari di Lichtenstein sopra Laives. Insomma una famiglia tra le più influenti dell’epoca.
La chiesa è dedicata all’apostolo Giacomo (il maggiore), a santa Barbara e a san Cristoforo. San Giacomo, tra l’altro, era il patrono dei pellegrini e ovviamente la via da nord per Roma passava proprio sotto la collina che ospita la chiesa.
Uno dei suoi curati più importanti e amati fu certamente Anton Thaler. Mantenne l’incarico dal 1910 fino alla sua morte nel 1936. Nella sua edizione dell’8 febbraio 1936, il quotidiano “Dolomiten” dedica una lunga e calorosa commemorazione al sacerdote defunto. “Al cimitero di S. Giacomo, da lui stesso realizzato, riposa da sabato primo febbraio il curato Anton Thaler, nel mezzo dei suoi parrocchiani a cui ha dedicato molte cure in vita e in morte”.
Gli abitanti di S. Giacomo lo piansero come un proprio padre. “Non avremo mai più un curato come Toni”, prosegue l’articolo. Per ben quattro volte la comunità intera si raccolse attorno alla sua bara esposta nella chiesa. Il funerale fu un evento memorabile. “Una cosa mai vista”, scrive il giornale.
Anton Thaler nacque a San Valentino in Campo (nel testo la frazione viene chiamata “Gombre”, fantasiosa italianizzazione tolomeiana di Gummer) il 19 marzo 1872, sesto di dodici figli. Studiò, come il fratello Josef, al liceo dei padri Francescani di Bolzano e fu ordinato sacerdote a Trento il 12 luglio 1896. Era di salute assai cagionevole ma non per questo si risparmiò nell’espletazione del suo ministero. Fu cooperatore a S. Pietro di Laion, Nalles, Cornaiano e Merano. Finalmente il 3 gennaio 1903 fu assegnato con questo compito a S. Giacomo, dove trovò una situazione molto precaria. “Mancava anche l’indispensabile”, scrisse. Si dedicò anima e corpo alla chiesa, che fece ingrandire, alla catechesi dei bambini e alla cura dei poveri e degli ammalati. La realizzazione del cimitero è una sua opera. “Prima di allora i defunti dovevano essere tumulati a Bolzano.”
Il tram tra Bolzano e Vurza comportò una notevole espansione della frazione di “Unterau”, e anche le esigenze ecclesiastiche aumentarono a dismisura. Thaler vi fece fronte con la solita passione e dedizione. “Non permise a nessuno di entrare nel regno dei cieli senza i sacri sacramenti”. Per corrispondere alle esigenze della popolazione, celebrava la santa messa in italiano e tedesco. La morte sopravvenne probabilmente a causa di un infarto. Anton Thaler, a cui oggi è dedicata la strada che porta alla “sua” chiesa, fu il quarto curato di S. Giacomo. Il primo, nel 1883, fu Daniel Ludwig, a cui succedettero Peter Senoner e Anton Rinner.
Autore: Reinhard Christanell