Energie creative tra immagini e design

QuiIntervista a Claudia Polizzi, che è una designer, ricercatrice e illustratrice nata a Napoli e cresciuta a Roma. Vive a Bolzano dal 2011 con Stefano e i loro due bimbi di 2 e 4 anni. Il suo studio si occupa di comunicazione visiva, immagine coordinata e grafica editoriale, ha collaborato con diversi musei e istituzioni culturali dentro e fuori la nostra provincia, tra cui la Scuola Holden di Torino. Da circa un anno collabora con il Mart di Rovereto e ha un assegno di ricerca alla Facoltà di Design e Arti Unibz.

La cosa che più mi piace più di me.
Le lentiggini.

Il mio principale difetto.
La lentezza, anche se può avere aspetti positivi.

La volta che sono stata più felice.
Lo sono ogni volta che inizio qualcosa di nuovo.

La volta che sono stata più infelice.
Quando è morto mio nonno.

Da bambina sognavo di diventare…
Ho sempre pensato che avrei lavorato, in qualche modo, con le immagini.

L’errore che non rifarei.
Diventare stanziale a 25 anni.

Un libro da portare sull’isola deserta.
Lessico familiare di Natalia Ginzburg.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.
Vivere a New York, almeno per un po’.

La mia occupazione preferita.
Riordinare, mi rilassa.

Il Paese/luogo dove vorrei vivere.
Mi piacerebbe tornare a vivere a Roma prima o poi.

Il piatto preferito.
La pizza, quella buona.

Il mio musicista preferito.
Keith Jarrett.

Il mio pittore preferito.
Sol Lewitt.

Il giocattolo che ho amato di più.
Un bambolotto, senza un braccio, a cui davo sempre un nome diverso.

La disgrazia più grande.
Perdere la memoria.

L’oggetto a cui sono più legata.
Un cilindretto di legno che uso per fare degli esercizi la sera.

La massima stravaganza della mia vita.
Andare in fuoribordo da Miami alle Bahamas e fare il bagno con le razze.

Il mio primo ricordo.
Un cane di nome Laika che veniva a “bussare” alla nostra porta.

Il mio più grande rimpianto.
Non essere nata bilingue.

Dove mi vedo fra dieci anni.
Ancora qui.

Nel mio frigorifero non manca mai…
Un amaro o un liquore da bere la sera, quando i miei figli si sono addormentati.

Mi sono sentita orgogliosa di me stessa quando…
Quando ho partorito dopo tre giorni di travaglio.

Autrice: Caterina Longo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *