C’è chi di notte fa sonni tranquilli, chi ha gli incubi e chi invece sogna di ritrovarsi come passeggero di un aereo in stato d’emergenza in cui, a un certo punto, una hostess fa un annuncio chiedendo se a bordo si trovi un pilota che possa prendere il controllo della situazione. Quest’ultimo è proprio il sogno che ha fatto anche il bolzanino Alex Appoloni, cresciuto a Oltrisarco, vissuto alcuni anni in Inghilterra e qualche mese a Phoenix, in America, dove ha potuto volare sul deserto di Sonora.
Finalmente, dopo anni di studio e mesi di stop causati dalla pandemia, Alex ha ricevuto la chiamata da una delle maggiori compagnie low cost europee per pilotare il suo primo aereo di linea.
TRA UN AIRBUS 320 E UN SIMULATORE
Come da contratto, Appoloni avrebbe dovuto iniziare il proprio lavoro da pilota nel 2020, ma tutto è rimasto sospeso fino a qualche settimana fa quando è potuto partire per Londra. “Entrati a Gatwick abbiamo dovuto fare i corsi per gli assistenti di volo: dal salto con gli scivoli, alle prove in acqua, è stato formativo, ma anche molto divertente. Ora saremo messi alla prova con i simulatori ‘full motion’, estremamente realistici. Sono tutti simulatori fatti dalla compagnia aerea e questo è rilevante in quanto bisogna saper pilotare un determinato aereo dove sono richiese precise procedure, che cambiano da una compagnia all’altra. I nostri modelli sono Airbus A320, A319, A321, tre aerei in cui cambia fondamentalmente solo la lunghezza”.
Il prossimo step sarà il rinnovo della licenza e un test, che viene fatto ogni 6 mesi. Il volo, invece, è previsto per il 20 febbraio sui cieli d’Europa.
“Dopo 250 ore di simulazioni penso che mi renderò finalmente conto di pilotare un aereo ‘dal vivo’. Anche durante le esercitazioni con gli aerei più piccoli ti dici: ‘questo lo piloto io’; ma appena ci sali ti sembra gigante. Poi, però, entrando in cabina ritorna la sicurezza in sé stessi e si pensa solo a ciò che bisogna fare. A guidare un aereo di linea non si è mai soli, si è sempre in due e la collaborazione è essenziale”, sottolinea Alex che al suo fianco in cabina ha, ormai da agosto 2019, il vicentino trentaseienne Giovanni che specifica: “nonostante il fatto che siamo entrambi italiani, la lingua dell’aviazione è l’inglese. Se poi ci dovessimo trovare meglio a parlare tra di noi in italiano, questo non lo vieta nessuno.
IL PERIODO PIU’ TOSTO
Già durante le scuole superiori, Alex inizia a costruire quello che sarà il suo lavoro del domani: “Avere un ottimo livello di inglese era di fondamentale importanza per poter accedere all’accademia; per questo ho deciso di fare il quarto anno di scuola superiore a Brighton, migliorando così la mia conoscenza linguistica. Tornato per l’Esame di Maturità al Rainerum, ho fatto le selezioni per il CAE, un’accademia che ha una sede ad Oxford.” Per accedervi Appoloni si è dovuto sottoporre a test psicoattitudinali. “Volevano verificare la nostra stabilità mentale – dice – e poi la capacità di cooperare in team, non sono mancati neppure i test medici.” Passata la selezione, sono arrivate le lezioni e, infine, la sessione di esami, ben 14, che spaziavano dal diritto alla meteorologia. “È stato il periodo più difficile. Avevamo lezioni fino a pomeriggio e passavamo le notti a studiare. Gli standard sono elevatissimi, non sono mai stato così tanto sotto pressione”.
VOLTARSI INDIETRO…
“Al piccolo Alex che sognava di fare il pilota e prendere il controllo di un aereo in volo, oggi gli direi che, nonostante a quell’età non si renda conto degli enormi sacrifici che dovrà fare, ne varrà la pena. Il primo volo in solitaria, per quanto breve potrà essere, ripagherà tutti gli sforzi. Essere in cielo per la prima volta, senza istruttore al proprio fianco, è un’esperienza indimenticabile.” E sul suo primo volo, il collega Giovanni aggiunge: “Appena sceso dall’aereo mi sono reso conto del privilegio pazzesco che ho avuto. Se ci si pensa che è solo un centinaio d’anni che si utilizzano gli aerei, essere tra i pochi esseri umani che hanno potuto farlo è davvero sbalorditivo.
E I “VOLI FANTASMA”?
“Alle compagnie vengono dati degli slot, ovvero degli orari durante il quale possono avere il diritto di prendere i passeggeri in aeroporto. Se una compagnia non li rispetta, perde il diritto di utilizzare quell’aeroporto e, questo, è uno dei motivi per il quale in cielo ci sono aerei che volano vuoti. C’è però anche l’aspetto della manutenzione: tenere un aereo a terra non è conveniente. Poi – concludono Giovanni e Alex – i dati sull’inquinamento sono oggi relativi; con le nuove tecnologie ci sono aerei che viaggiano con circa il 15% in meno di emissioni di CO2. L’attenzione da parte delle compagnie aeree su queste tematiche è sempre più alta. Inoltre, vengono investite grandi quantità di soldi nella ricerca per realizzare aerei elettrici. Prima o poi si vedranno volare anche questi e chissà se saremo proprio noi a pilotarne uno…”
Autore: Andrea Dalla Serra