In provincia di Bolzano la preoccupazione per la situazione internazionale è stemperata dalla grande operosità di amministrazioni locali, associazioni di volontariato e semplici cittadini, impegnati a favore delle donne e dei bambini ucraini, che stanno cominciando ad arrivare.
Dalla pandemia all’emergenza profughi dall’Ucraina, senza soluzione di continuità. In provincia di Bolzano ci si attrezza per reggere l’impatto dell’esodo che ha portato, finora, già quasi 2 milioni di ucraini a lasciare il loro paese in tutta fretta, quasi sempre portando con sé solo con pochi effetti personali. Finora i profughi, per la stragrande maggioranza donne e bambini, si sono riversati nei paesi confinanti con l’Ucraina, ovvero Polonia, Romania, Slovacchia e Moldavia, ma si prevede un arrivo massiccio anche negli altri paesi europei dove da anni la presenza di immigrati di origine ucraina è massiccia. Per quanto riguarda l’Italia, lo ricordiamo si tratta di circa 230 mila persone di cui 2 mila in Alto Adige. Non si tratta solo di ricongiungimenti familiari, perché la guerra sta portando anche molte altre donne ucraine a lasciare il loro paese, per un tempo più o meno lungo e comunque legato non solo alla durata della guerra ma anche alla situazione più o meno pacifica che si verrà a creare, in caso di caduta dell’attuale governo presieduto da Volodymyr Zelensky.
In ogni caso l’Unione europea nei giorni scorsi ha deciso di attivare per la prima volta una direttiva rimasta dormiente per vent’anni, e questo è avvenuto proprio mentre il Parlamento europeo era a un passo dal cancellarla. Si tratta della direttiva 55 del Consiglio dell’Unione europea del 20 luglio 2001, che consente oggi ai profughi di ottenere la cosiddetta protezione temporanea, evitando che le procedure per la tradizionale richiesta di asilo mandino in tilt la burocrazia dell’accoglienza nei singoli paesi. Fino ad oggi lo strumento è sempre stato negato dall’Europa, anche di fronte alle richieste dell’Italia e alla recente crisi afghana. I profughi dall’Ucraina quindi, fin da ora, potranno contare su un riconoscimento immediato del loro status, una misura che ha la durata di un anno ed rinnovabile fino a un massimo di due. Le donne ucraine che arriveranno avranno dunque anche la possibilità di lavorare, mentre i minori che giungeranno con loro o – anche e purtroppo – da soli, frequenteranno le nostre scuole.
Nei giorni scorsi a Bolzano si è già riunito il Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, e in tale sede i rappresentanti del governo, delle forze dell’ordine e delle amministrazioni locali, hanno già delineato un piano per la gestione dell’arrivo dei profughi. Mentre in tutta la provincia si stanno cercando strutture da mettere a disposizione, a Bolzano è in corso di predisposizione un Infopoint che verrà realizzato nei pressi della stazione Flixbus, vicino alla Fiera, che fungerà anche da centro di prima accoglienza. Il centro verrà gestito dalla protezione civile che si coordinerà anche con l’Azienza Sanitaria per l’importante passaggio della vaccinazione anticovid dei profughi. Intanto anche le intendenze scolstiche si preparano ad accogliere i minori. Lì un grande sforzo dovrà essere messo in campo anche per attivare in tempi brevi un’imporante task force sotto forma di centri linguistici.
ANCHE MERANO E BASSA ATESINA CI SONO
La gara di solidarietà coinvolgendo tutta la provincia. Ecco quanto sta avvenendo nel Brugraviato e nella zona più meridionale dell’Alto Adige.
La Bassa Atesina fa la sua parte nella gara di solidarietà per aiutare l’Ucraina. Diversi privati e albergatori stanno rispondendo alla richiesta di alloggio per i profughi, mentre grazie al tam tam dei gruppi Facebook tante persone generose si sono messe a disposizione per convogliare la raccolta aiuti.
In prima linea c’è anche il Comune di Laives. “Insieme agli altri Comuni della provincia, anche qui a Laives stiamo raccogliendo le informazioni sulle strutture e appartamenti disponibili per accogliere i profughi dall’Ucraina. Già diversi privati si sono offerti, compreso qualche albergatore” ci ha detto il Sindaco di Laives, Christian Bianchi, precisando che “alcuni profughi sono già qui, giunti per vie autonome perché potevano appoggiarsi a parenti e conoscenti”. Chi avesse disponibilità di posto può chiamare il numero 0471 595800 o scrivere all’indirizzo e-mail: sindaco@comune.laives.bz.it.
Anche a Merano è il sindaco, Dario Dal Medico, a sintetizzare l’impegno del capoluogo del Burgraviato. “Ci sono due canali: uno che parte dai singoli cittadini e quello ufficiale a cui sta lavorando lo staff del Comune. Per quanto riguarda le iniziative private, che sono sempre notevoli e sono caratterizzate da uno spirito di solidarietà, stiamo raccogliendo un elenco di abitazioni che i cittadini stanno mettendo a disposizione del prossimo: sono già parecchie le persone che offrono un posto per dormire. Nel frattempo il Comune si sta muovendo assieme alla Provincia e alla Prefettura per gestire l’accoglienza dei profughi in strutture che hanno offerto la loro disponibilità: alberghi, strutture gestite da enti che svolgono attività di volontariato, ma anche case di riposo, che sono parzialmente disponibili perché funzionano a metà servizio per mancanza di personale.”
Anche a Merano, come a Bolzano, non manca un indirizzo email (helpucraina@comune.merano.bz.it) al quale ci si può rivolgere per chiedere informazioni oppure offrire il proprio aiuto.
LA CITTA’ DI BOLZANO E’ PRONTA PER ACCOGLIERE
Fin dai primi giorni della guerra in Ucraina il capoluogo si è preparato per l’arrivo dei profughi, segnalando la struttura dei Bagni di Zolfo e sostenendo le iniziative dei cittadini per la pace.
Con il 24 febbraio, giorno d’inizio della guerra in Ucraina, il Comune di Bolzano si è subito attivato nella prospettiva dell’accoglienza dei profughi. Ce lo conferma l’assessore alle politiche sociali Juri Andriollo.
“Come prima cosa con Azienda Servizi sociali abbiamo fatto una ricognizione delle strutture di accoglienza. Ci sarà una forte migrazione di persone che vogliono salvarsi la vita, ma bisogna già pensare al fatto che questo esodo con ogni probabilità avrà conseguente stanziali. I profughi ucraini vorranno tornare a casa appena possibile, ma lo faranno solo se le condizioni lo permetteranno. La nostra ricognizione ha riguardato le strutture esistenti, la loro saturazione e una valutazione in merito all’idoneità degli spazi per target previsto, costituito per la quasi totalità da donne e bambini. Com’è noto si stanno muovendo anche Governo e Provincia. Il sistema di accoglienza si basa in sostanza sulla la riapertura dei cosiddetti Cas (Centri di Accoglienza Straordinaria), già attivati negli scorsi anni durante le precedenti ondate di profughi, da Medio Oriente e Africa. Naturalmente occorre trovare un modello per gestire la situazione. Le nostre verifiche in questi giorni hanno riguardato anche le derrate alimentari di cui disponiamo e altri aspetti, come la riserva di gasolio per riscaldare le case di riposo. Per l’accoglienza il Comune di Bolzano farà tutto quello che è possibile, ma dovremo contare anche sulla disponibilità da parte di privati, disposti sia a mettere a disposizione strutture rientrando nel sostegno economico ad hoc predisposto dallo stato, ma anche a titolo gratuito. A questo proposito è stata predisposta la email support.ukraine@comune.bolzano.it alla quale è possibile segnalare eventuali disponibilità. Anche la scuola dovrà fare la sua parte. Noi come Comune capoluogo abbiamo la competenza solo sugli asili nido, ma faremo tutto quanto è necessario. In ogni caso l’impatto sarà davvero molto grande, è importante che tutte le località della provincia stavolta facciano davvero la loro parte.”
Il Comune di Bolzano ospita a cadenza quasi quotidiana presidi e fiaccolate per la pace, nonché raccolte viveri per l’Ucraina. Quando abbiamo chiesto all’assessore Andriollo se l’amministrazione comunale solidarizza con tali iniziative l’assessore ha risposto così.
“Noi siamo i cittadini! La libertà e la democrazia sono conquiste quotidiane. Il nostro modello di società non concepiva la guerra neanche più come un elemento e ora invece viene riportata indietro sulla dimensione dell’animalità dell’uomo. è come durante il nazismo: il più forte contro il più debole. Il tessuto sociale della città di Bolzano è estremamente vivace e sano. La città è molto solidale e lo è fino in fondo. Ora lo dimostrerà, come è sempre accaduto. è un segnale della salute della nostra democrazia che ci deve rendere orgogliosi.”
Autori: Luca Sticcotti, Caterina Longo, Luca Masiello