Passione cultura

QuiIntervista a Paola Giacomozzi, nata e cresciuta a Egna e che ha studiato al D.A.M.S. di Bologna e a Brema, per tornare poi nel paese natale con la famiglia. Ha lavorato in diversi musei della regione come guida, mediatrice d’arte, e operatrice didattica; da settembre scorso è insegnante di sostegno presso la Scuola Professionale “Guglielmo Marconi” di Merano. È molto attiva nel volontariato e collabora sia il FAI che con l’associazione Ennemase, oltre ad offrire visite guidate attraverso le bellezze di Egna.

La cosa che mi piace di più di me stessa.
Il mio essere autentica.

Il mio principale difetto.
Sono molto caotica e disordinata.

La volta che sono stata più felice.
Quando, dopo averlo desiderato a lungo, sono rimasta incinta.

La volta che sono stata più infelice.
Quando è venuto a mancare il mio papà nel 2005.

Da bambina sognavo di diventare…
Una stilista oppure una veterinaria. 

L’errore che non rifarei.
Dare fiducia e amicizia a persone che non lo meritavano affatto.

La persona che ammiro di più.
Ammiravo moltissimo il mio papà, Giovanni, che è stato un punto di riferimento per Egna. Mi ha insegnato che bisogna scegliersi un mestiere che piaccia.

Un libro da portare sull’isola deserta.
Tutti i libri di Stefano Benni e di Daniel Pennac, così almeno potrei ridere un po’.

La mia occupazione preferita.
Cucinare, giocare con mia figlia, rilassarmi guardando programmi tv frivoli, andare per centri storici e trattorie.

Il Paese/luogo dove vorrei vivere.
Mi piacerebbe vivere un periodo della mia vita in Giappone (ma ho il terrore dei terremoti).

Il colore che preferisco.
Il rosso papavero.

Il fiore che amo.
La peonia.

Il mio piatto preferito.
Sono una gran mangiona e ho tanti piatti preferiti!

Il mio pittore preferito.
Ne ho molti, tra cui Ernst Ludwig Kirchner, Agust Macke e Emil Nolde. Tra i contemporanei Marina Abramovic e Francesco Vezzoli.

Non sopporto…
Le persone prepotenti, supponenti e presuntuose, che pensano di sapere tutto.

Dico bugie solo…
Se sono costretta, a fin di bene, ma detesto doverlo fare.

La mia paura.
Visti gli avvenimenti delle ultime settimane: la guerra.

La disgrazia più grande.
La malattia grave.

Il mio più grande rimpianto.
Aver perso la possibilità di lavorare a “Manifesta 8” perché la mia mail di candidatura non è arrivata.

Per un giorno vorrei essere…
Una persona molto potente, solo per vedere l’effetto che fa.

Mi sono sentita orgogliosa di me stessa quando…
Il giorno della mia Laurea.

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