La lingua di Caldaro e i primi abitati

Lungo la strada che da Bolzano conduce nell’Oltradige, nei pressi del bivio di Riva di Sotto si abbandona l’ampia “caldera” bolzanina per affrontare, nella gola di S. Paolo (Paulsner Höhle), uno scenario e, per certi versi, un’era geologica completamente differenti. Dal fuoco dei vulcani e dalla classica roccia di porfido rosso che recinta la città capoluogo si passa al gelo dei ghiacciai con un terreno di argilla e sabbia frammisto a pietrame dolomitico precipitato dal massiccio Macaion.
Le molteplici colline e vallette moreniche ai bordi della strada rievocano vagamente un paesaggio di dune desertiche e presentano, accanto a una scarna vegetazione boschiva, una sempre più estesa copertura a vigneto. Una “tessitura” ordinata e meticolosa, questa, che ha trasformato la terra selvaggia dell’Oltradige in un’enorme oasi antropizzata, dove la mano dell’uomo, nel corso degli ultimi secoli, ha inciso pesantemente sulla morfologia del paesaggio.
L’intera gola, un canalone levigato tra la catena della Mendola e la valle di Lavason, risale all’ultima deglaciazione avvenuta circa 15000 anni fa. Il ghiacciaio dell’Adige (Etschgletscher), che dai monti della Venosta raggiungeva il Lago di Garda, rivestiva la regione di una coltre di ghiaccio spessa quasi 2000 metri nella zona di Bolzano. Da Castel Firmiano fino al Lago di Caldaro si sviluppava invece un suo ramo laterale chiamato la “lingua di Caldaro”. Lo stesso idilliaco lago è l’ultimo residuo di quei ghiacci che, ritirandosi, hanno modellato l’intero territorio dell’Oltradige.
In quel periodo post-glaciale, il fiume chiamato paleo-Adige non scorreva verso la pianura veneta attraverso Bolzano, Trento e la Val Lagarina, ma da Terlano si dirigeva verso Appiano e Caldaro per poi raggiungere la conca di Lavis e la valle dei Laghi, la valle del Sarca e il Garda. La massa d’acqua ha non solo formato valli e conoidi, levigato colline e monti ma, soprattutto, riempito il fondovalle con alcune centinaia di metri di materiale. Le misurazioni effettuate in vari luoghi ci danno il vero fondovalle “roccioso” a circa 450 metri sotto il livello del mare, dunque circa 250 metri sotto l’attuale fondovalle.
In questo sorprendente paesaggio storico (Kulturlandschaft), gli archeologi hanno trovato traccia di molti insediamenti umani risalenti a diverse epoche e culture dal tardo neolitico all’età del bronzo e del ferro. Sappiamo che inizialmente, nel mesolitico, i cacciatori della valle dell’Adige saliti dal Trentino privilegiavano invece la caccia in altura sulla catena della Mendola. La foresta di Monticolo, allora estesa da un lato all’altro della vallata, era molto fitta e difficile da percorrere – tanto che ancora viaggiatori del secoli più recenti hanno descritto le difficoltà di un suo attraversamento.
I luoghi di particolare interesse storico-archeologico raccolti attorno all’odierno paese di San Paolo sono diversi: dalle colline di Fuchsberg e Altenburg (di cui rimangono poche rovine) al colle maestoso di Castel Guardia, dal Riegelbühel al Putzer Gschleier. Significativa anche la zona attorno all’odierna giardineria Gamberoni in località Siechenhaus. Dal Bronzo in poi, abbiamo testimonianze (ceramica, industria litica in selce, utensili, sepolture, gioielli, capanne eccetera) di “abitati” sempre più stabili e organizzati nonché dello sfruttamento delle ricche risorse ambientali. Accanto al disboscamento, si sviluppano i fenomeni di ciglionamento e terrazzamento che caratterizzano il panorama dell’Oltradige fin nella zona di Termeno. Con ogni probabilità, in questa zona è avvenuto il graduale passaggio dalle culture tardomesolitico-neolitiche a quelle dell’era dei metalli e un’organizzazione della vita e delle attività umane secondo canoni arrivati, attraverso cinque o sei millenni, fino ai giorni nostri.

Autore: Reinhard Christanell

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