Jörg Zemmler e il piano bar, ovvero: sfuggire alle classificazioni

Jörg Zemmler, artista multiforme e multimediale che ha la sua base tra Siusi e Vienna, è da parecchi anni attivo in più ambiti del campo artistico, muovendosi sui territori della letteratura, dell’arte visiva, della musica. Ed è proprio in campo musicale che ha mosso i primi passi facendosi poi assorbire dalle altre forme d’arte, a trecentosessanta gradi.

“Mi manca ancora – scherza a proposito Zemmler – il campo della danza, ma non perché mi sia posto un limite, è solo che non ci sono ancora arrivato. Prima o poi non escludo di lanciarmi in una performance di danza. Uno dei miei motti è che nella vita si può provare a cimentarsi in qualunque cosa, al di là dei risultati che si conseguono. Nella mia vita mi sono trovato a fare cose che non mi piacevano, come andare a scuola, fare il cameriere e altro. La musica è stata la prima forma artistica in cui mi sono imbattuto, dapprima come consumatore, se così possiamo dire, poi a un certo punto ho sentito l’esigenza di farla. All’inizio ascoltavo i Metallica ad esempio, il punk, i Nirvana, poi sono arrivato all’elettronica. A vent’anni ho avuto la mia prima band, non sapevo suonare niente, ma sapevo di voler fortemente avere una band.”
Sono almeno vent’anni che Zemmler si dedica a progetti musicali molto personali, anche quando si tratta di lavori realizzati con altre persone, dagli esordi d’inizio millennio nel progetto BOB condiviso con Peter Pichler ed intitolato curiosamente Greatest Hits vol.1.
Così come altrettanto curioso è il fatto che il nuovissimo disco (disponibile dallo scorso 16 aprile su vinile, CD e in formato download sulle piattaforme musicali) di Jörg si intitoli Piano Bar.
“La forma artistica con cui mi esprimo – ci spiega – non è importante per me, è solo una questione di momenti. Chiaramente nel momento in cui decido di lavorare in campo musicale allora mi concentro su quello, non avrebbe senso lavorare oggi su un progetto in musica e domani passare ad uno di letteratura e via dicendo, ci deve essere continuità. Innanzitutto le cose devono avere una certa bellezza, e anche nel brutto ci può essere bellezza; e ci vuole serietà nel farle. E naturalmente ci vogliono cuore e determinazione. A me piace cambiare, ora è uscito questo disco, in autunno uscirà un libro, lo scorso anno ho fatto un film. A volte le cose si incontrano, come in un concerto che terrò prossimamente a Brunico, per il quale mi è stato chiesto di fare anche delle letture, ma si tratterà di una cosa in via eccezionale, di solito preferisco non mescolare.”
Il disco è stato praticamente realizzato quasi in solitudine, lavorando con un pianoforte ed un computer.
Quest’ultimo usato in luogo di una loop station e di un sustain digitale con cui Zemmler cerca di estremizzare i limiti del suono dello strumento ottenendo digitalmente dei reverberi che in natura non ci sarebbero.
è una cosa che chi assiste ai suoi concerti può poi sperimentare dal vivo, considerato il fatto che l’artista sul palco costruisce il brano nota per nota, creando le parti che parti userà manderà in loop per poi eseguirci sopra il brano davanti agli occhi (e alle orecchie) del pubblico.
“Questo – prosegue Zemmler – fa sì che ogni esecuzione sia diversa dall’altra, ogni sera i brani si modificano. Non sono mai uguali alla sera precedente. Quanto poi al titolo, Piano Bar è una definizione convenzionale, un preconcetto. La società decide cosa debba essere il genere piano bar, ma in realtà le cose sono diverse, è l’ambiente in cui suoni che definisce il genere e non il contrario. Alla fine dello scorso anno ho suonato a Palermo in un locale che si chiama Tatum Art (un nome che è tutto un programma, n.d.r.), uno di quei posti dove la gente va per ascoltare ma anche per mangiare o socializzare, ballare. Per assurdo personalmente mi interessa di più il pubblico che non viene per ascoltare ma che poi finisce per farsi coinvolgere. A Palermo il pubblico all’inizio è rimasto spiazzato, essendo abituato a concerti jazz abbastanza standard; diciamo che il problema più grande è trovare qualcuno che organizzi concerti di questo genere, magari anche rischiando, ma con la voglia di non presentare per forza qualcosa di ascoltato.”
Il disco verrà presentato il 18 maggio prossimo all’UFO di Brunico con replica il giorno successivo presso il Künstlerbund a Bolzano.

Autore: Paolo Crazy Carnevale

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