3 maggio 1945

Recentemente è stato presentato un bel volume, scritto da Carlo Romeo e Mario Rizza, dedicato al 3 maggio 1945 a Bolzano. Si trattò di una giornata tragica che fece 36 morti e quasi 60 feriti tra partigiani e civili, donne e bambini compresi. Molti anziani se lo ricordano ancora oggi, quel terribile giorno. In particolare la mattinata di sparatorie, rappresaglie e rastrellamenti, quartiere per quartiere, strada per strada, in alcuni momenti anche casa per casa. Tra i numerosi episodi che insanguinarono la nostra regione nei giorni di fine guerra, tra mobilitazione partigiana e aggressiva ritirata tedesca, quello del Tre Maggio a Bolzano (e in parte Merano) fu poi da subito uno dei più controversi. E il libro edito dall’Archivio Storico del Comune di Bolzano – la cui direttrice intervistiamo su QuiBolzano e QuiBassaAtesina (ndr per il lettori di QuiMerano l’articolo è visibile su quimedia.it) – mira a ricostruirlo, presentandolo nei suoi vari aspetti. Dopo l’8 settembre 1943 a confrontarsi spesso in maniera violenta furono le due diverse anime della nostra terra. Ma nella lettura del libro di Romeo e Rizza a colpire oggi sono altri aspetti.
Innanzitutto i nomi delle vittime, dei feriti, dei partigiani. Tra essi molti di noi scorgono successivi volti noti della città come il futuro sindaco Luciano Bonvicini, Cesare Lettieri, Bruno Zanoni, ma sono anche identificabili cognomi noti come vicini di casa, amici di famiglia, in alcuni casi anche parenti. Insomma: quelli eravamo noi, non altri. La nostra vita, vita reale.
In secondo luogo nel libro colpisce la descrizione della guerriglia urbana e dei rastrellamenti compiuti dall’esercito tedesco in ritirata, con tanto di carri armati, riguardante le strade e le vie dove noi normalmente oggi abitiamo, lavoriamo, andiamo a fare la spesa. Particolare impressione a me in particolare ha suscitato leggere e ricordare che uno dei principali teatri degli scontri fu l’asse di Via Volta in zona industriale a Bolzano, il luogo dove si trovano gli uffici di questo giornale. A 80 metri da dove sono state scritte queste righe ad un certo punto di quel tragico 3 maggio vennero fucilate (dal mitragliatore di un’autoblindo) 20 persone, di cui ne morirono 11. Leggendo di quei fatti inevitabilmente il pensiero va alle città ucraine che in questi giorni stanno vivendo lo stesso destino, non per un giorno ma per mesi interi.
Furono anni a dir poco intensi, quelli. 13 mesi dopo era il 2 giugno e di nuovo finalmente si poté votare, ma non in Alto Adige il cui destino non era stato ancora definito. Le prime elezioni politiche nazionali che ci videro protagonisti furono il 18 e 19 aprile del 1948. E da lì a poco arrivarono le prime elezioni comunali e provinciali.

Autore: Luca Sticcotti

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