Grazie alla presenza dell’approdo di Bronzolo all’altezza dell’attuale ponte di Vadena, dove si trovava la Dogana e da dove partivano le zattere in direzione di Verona, Laives godette per secoli di una sorta di privilegio sul trasporto delle merci imballate da e per Bolzano.
Bolzano, si sa, era centro fieristico dal XIII secolo e i grandi mercati annuali erano ben quattro. I carrettieri ammessi alla “Rod” o “Rott” (così si chiamava la corporazione regolamentata da un apposito statuto) che dovevano presentarsi con i loro carri trainati da buoi o cavalli ogni mattina presso la Pesa in piazza del Grano, erano complessivamente 32. Insomma: quasi tutti i masi di Laives con esclusione di quelli di Montelargo e Seit. La “Rodfuhr”, ossia il trasporto mediante carrettieri locali (oggi li chiameremmo padroncini) che trasportavano la merce da un deposito (denominato Ballhaus, in quanto i colli erano “imballati” – ne esisteva uno anche a Laives presso il maso Pallmann o Thurner) a quello successivo, era un’organizzazione transalpina che gestiva il trasporto delle merci da Augsburg / Augusta a Venezia e viceversa.
Il nome derivava dal latino “rota”, in quanto i carrettieri si disponevano in fila o cerchio – proprio come gli odierni taxi – in attesa del proprio turno. Il privilegio dei “Rottleute” terminò nel 1806 con l’arrivo dei Franco-Bavaresi.
Come si sa, il legname della Val d’Ega transitava attraverso la Vallarsa e finiva in una delle tre Reif (i veronesi le chiamavano “vodi”) presenti sul territorio: la maggiore, del Principe-Vescovo di Trento (in mano ai Lichtenstein), si trovava sotto la Pfleg, a suo tempo vero e proprio castello fortificato al pari del castello sul Peterköfele. Accanto a loro, nacquero altre due Reif: quella dei contadini di Nova Ponente, che mal sopportavano il dominio dei Lichtenstein, si trovava in fondo a via Marconi, la terza, forse più piccola ma anche l’ultima a chiudere nel XX secolo, presso il maso Goldegg, sopra il vecchio cimitero.
Il legname doveva arrivare al “Domm dell’Ades” attraverso la “Liefergasse” (vicolo degli spedizionieri, odierna via Vadena) e vi erano quattro masi che avevano acquisito una sorta di privilegio in questo settore: il Pflegerbaumann, lo Stampfler, l’Aichner e il Kirchmayr o Kalcher. Ovviamente non mancavano le liti con i contadini che “di strafugo” (o “in nero”, come si direbbe oggi) prestavano lo stesso servizio a un prezzo inferiore.
Quando le parole non bastavano, si passava alle vie di fatto e non erano rare le zuffe che a volte finivano anche nel sangue. Questi carrettieri erano chiamati Reif-Tschanderer, termine per il quale non esiste un corrispettivo italiano. Il verbo “tschandern” significa più o meno trascinare rumorosamente, per cui si potrebbe tradurre con “strozzegar”.
I Rottleute e i Tschanderer erano in lite perenne per la manutenzione della strada d’accesso al porto. Infatti, i primi accusavano i secondi di utilizzarla abusivamente e di danneggiarla con lo strascinamento dei pesanti tronchi. Perciò pretendevano che partecipassero alla sua manutenzione e intentarono varie cause per difendere le proprie ragioni.
Autore: Reinhard Christanell