Caldo

Abbiamo scelto una sola parola per il titolo per questa riflessione ed è inutile che vi diciamo perché. Il medesimo termine però funge da vero e proprio caleidoscopio di significati, se cominciamo a considerare quelli che sembrano essere gli effetti della rivoluzione climatica che stiamo vivendo.
Ormai ne siamo certi: è più caldo di sempre. Lo dice il termometro e lo dice anche il nostro corpo, che ci lancia i suoi messaggi, per abituarci alle nuove temperature, diurne e notturne, ma anche – e soprattutto – ai pericoli legati alle rare precipitazioni rimaste che quando giungono spesso sono piuttosto violente.
Le nuove temperature estive mettono a dura prova soprattutto le persone anziane che vivono nei fondovalle meno in quota e che hanno meno occasioni per “scappare” in montagna dove – per altro – pure si registrano temperature sorprendenti.
A bene vedere quella che stiamo passando è un’estate “calda” anche per politica ed economia, oltre che per la nostra società che arranca. Alle difficoltà legate a pandemia (ancora non superata, attenzione) e guerra in Ucraina, si è aggiunta negli ultimi tempi anche la siccità che impone di escogitare a breve termine correttivi per le mancanze croniche del passato. Stiamo parlando delle perdite nella rete idrica, che non vedono l’Alto Adige brillare rispetto al resto del territorio nazionale. Ma anche alla carenza di invasi per la raccolta dell’acqua piovana. C’è poi il confronto sulla gestione delle risorse idriche legate al fiume Adige, che sembra essere privo della necessaria regia per bilanciare le esigenze delle varie regioni del Nordest. In questo periodo abbiamo bisogno di tutto meno che di “teste calde” e quindi ci affidiamo al buone senso e ad una efficace concertazione tra i governatori coinvolti.
Agricoltura e turismo vanno a braccetto, com’è logico che sia. E l’estate torrida non può che accelerare il necessario ripensamento su questi due comparti della nostra economia, i loro obiettivi e la loro sostenibilità. Anche questi sono temi… “caldi”. Insieme ai punti interrogativi che nello specifico sono stati posti, di recente, su alcune questioni. Ricettività turistica senza limiti? Monocoltura della mela nel fondovalle come unica risorsa?
Se non vogliamo ritrovarci, presto, a piangere “calde” lacrime, è senz’altro meglio non reagire a “caldo” e invece prendersi il tempo per riflettere. Potremmo farlo magari in uno dei pomeriggi assolati della nuova estate altoatesina. In cui forse poi sarebbe meglio adottare prima possibile orari d’apertura più consoni, mutuando l’idea da altre regioni del Sud (del quale ormai metaforicamente facciamo parte anche noi). Che senso ha riaprire gli esercizi alle 15, quando ci sono ancora 35° gradi all’ombra?

Autore: Luca Sticcotti

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