Da diversi mesi i media riportano il grido di allarme degli imprenditori sulla mancanza di personale – specializzato e non- nel settore turismo e ristorazione (ma non solo), che si è aggiunto alle difficoltà post pandemia, ai rincari delle materie prime e alle incertezze della guerra in Ucraina. Abbiamo chiesto a Reinhard Dissertori, presidente del Bauernbund per la Bassa, se questa crisi si rifletterà anche sui lavoratori stagionali per la prossima raccolta mele.
Con la crisi, molti lavoratori e lavoratrici del settore turismo si sono infatti ricollocati, lasciando un “buco” nel settore che sembra non volersi ricolmare. Una situazione che per i consumatori si sta traducendo in prezzi di alberghi cresciuti (secondo l’Unione nazionale consumatori, del 9,7% rispetto all’anno passato e non solo: come noto gli aeroporti di Olanda e Germania nelle ultime settimane sono letteralmente collassati, con una cancellazione dei voli mai vista prima). Una crisi del turismo certo, che però tocca anche altri settori, come l’edilizia e l’agricoltura. Ci siamo chiesti quindi se questa situazione sta avendo o avrà delle ripercussioni anche a livello locale, proprio per quanto riguarda i lavoratori stagionali.
Un momento di crisi con gli stagionali c’era stato già nell’autunno scorso:durante la raccolta delle mele, per via del mancato riconoscimento della vaccinazione, molti lavoratori dai paesi dell’Est erano tornati a casa improvvisamente – ma la situazione era poi rientrata gradualmente.
Abbiamo chiesto a Reinhard Dissertori, presidente del Bauernbund della Bassa atesina, se la mancanza di personale stagionale si sta facendo sentire sui campi. “Al momento la situazione è tranquilla, in giugno non abbiamo bisogno di tanti lavoratori. Rimane invece incerta la situazione per la raccolta delle mele: dal 10 agosto si inizia con la raccolta delle gala e può essere che ci siano delle difficoltà e che dobbiamo contare di più sulle nostre forze.”
Come mai?
“Per un effetto domino: i lavoratori stagionali impiegati nella raccolta qui in Alto Adige provengono dalla Polonia. Vengono a lavorare qui perché hanno condizioni migliori rispetto che a casa, mentre in Polonia si utilizzano lavoratori ucraini.”
Quindi?
“Con la guerra in corso, è probabile che quest’anno non arriveranno i lavoratori dall’Ucraina e quindi i polacchi rimarranno a lavorare a casa”.
Per assurdo, noi ospitiamo però diversi rifugiati dall’Ucraina, anche se si tratta di persone diverse, ovviamente…
“Al di là di tutto, in ogni caso noi siamo felici di poter accogliere ogni proposta di lavoro. Le procedure per poter impiegare i lavoratori fuori dall’EU sono state semplificate per fortuna”.
Insomma, anche l’agricoltura dovrà in qualche modo fare i conti con la guerra. Sperando nel meglio, non mancheremo di aggiornare sulla situazione.
Autrice: Caterina Longo