Pietralba, Laives e i miracoli

In questo e nel prossimo numero vi presentiamo – suddiviso in due “puntate” – un singolare racconto del 1847 dello scrittore e giurista tedesco Ludwig Steub (1812-1888), da cui emerge in modo colorito ed efficace la Laives dell’epoca e la vivace vita dei suoi abitanti. La traduzione italiana è dell’autore di questa rubrica, ovvero Reinhard Christanell.

Molto tempo fa, su un vicino monte alto cinquemila piedi, dal quale si gode di una meravigliosa vista, sorse il santuario della nostra amata Signora di Pietralba. Un devoto contadino, ispirato da un segno divino, aveva infatti scavato nel terreno e trovato in un luogo indicatogli dalla stessa Vergine, una immagine di Maria di marmo bianco. Chi l’avesse precedentemente sepolta non è dato a sapere, e pensiamo che non sarà più possibile accertarlo, dato che nel frattempo sono trascorsi più di trecento anni. Il miracolo colpì assai il popolo, nacque una chiesa, la devozione crebbe di giorno in giorno e il santuario assurse a grande notorietà. Le ricche offerte tributate dai pellegrini infine convinsero anche il clero dello straordinario dono elargito dal cielo a questa ventosa altura; gli edifici inizialmente piccoli vennero successivamente ingranditi e finalmente nell’anno 1718 il nuovo, maestoso convento fu consegnato all’ordine dei Serviti.
In tal modo i “Servitori di Maria” vissero diversi decenni in lieta devozione sul loro monte della grazia (…) L’onorata casa progredì viepiù e l’immagine marmorea non smise di produrre i suoi quotidiani e reiterati miracoli fino all’anno 1787, quando l’imperatore Giuseppe sciolse la devota associazione, vendette gli edifici e dislocò la Sacra Immagine nella chiesa di Laives per sostenere una devozione meno sfarzosa. Da quel tempo però ci turba l’incertezza sul luogo esatto dove si trovi l’autentica Immagine Sacra.
I Servitori di Maria, infatti, continuarono segretamente a sostenere di aver consegnato solo una copia dell’immagine e di aver trattenuto il miracoloso idolo a Pietralba, luogo che essa stessa avrebbe eletto quale proprio domicilio. Questa credenza continuò a vivere anche tra il popolo, poco incline a credere alle esternazioni dell’imperatore Giuseppe e propenso a percorrere come sempre la pietrosa via verso il luogo sacro sul monte, tuttavia – per ovvie ragioni di opportunità – continuando a riverire anche l’immagine nella chiesa di Laives. È evidente che i pellegrini non erano poi in grado di specificare a quale delle due immagini fosse da attribuire la grazia ottenuta.
Fu così che per molti anni coesistette questo vivace, doppio culto, finché i Serviti di Innsbruck non tornarono a occuparsi del venerato luogo, un tempo loro orgoglio e gaudio.(dal 1833 i Serviti tornano a Pietralba ndr).
Ora avvenne che all’occhio vigile dei devoti padri non sfuggì che, favoriti dalla radicata tradizione e da un’inammissibile sciatteria, nel santuario di Laives proseguiva la celebrazione di riti sacri, ragion per cui ritennero opportuno convogliare anche questi ultimi verso l’unica vera e autentica immagine di Maria sul monte (…) Era dunque opportuno levare all’immagine di Laives, che nel frattempo continuava non senza successo nella sua riprovevole operosità, la sua potenza miracolosa (…)
Poiché tutti i tentativi in tal senso rimasero infruttuosi, non rimase ai rispettabili padri Serviti che la scelta di ribaltare la tradizione e di riconoscere, a esclusivo vantaggio della Madonna stessa, l’autenticità dell’Immagine di Laives, vera e fedele riproduzione dell’incorporea Vergine celeste, nello stesso tempo però facendole esprimere di tutto cuore il desiderio quasi umano di tornare al più presto lassù, in altura, per godere… della impareggiabile compagnia dei devoti Serviti, cosa del tutto comprensibile poiché nel nostro paese è circondata soprattutto da… gretti zatterieri e facchini.

(fine prima parte)

Autore: Reinhard Christanell

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