Schïan! è la trascrizione della pronuncia in dialetto sudtirolese della parola tedesca schön, che vuol poi dire bello. E bello, è quello che si sono detti Herbert Pixner e i suoi compari (Manuel Randi, Heidi Pixner e Werner Unterlercher) dopo aver ascoltato il risultato delle registrazioni che hanno dato luogo a questo tredicesimo disco del gruppo, nato come Trio ed evolutosi in Projekt quando una decina di anni fa ne è entrato a far parte Randi.
Negli anni la proposta musicale del fisarmonicista Herbert Pixner si è molto evoluta, osando, battendo nuovi territori, dando sempre maggior spazio alla chitarra elettrica solidamente impiantata su una base acustica in cui non c’è mai una virgola fuori posto. Il disco di studio precedente (Lost Elysion) aveva visto una netta virata verso un sound a tratti sperimentale, quasi psichedelico. Schïan! non è da meno, è più incentrato sul formato canzone (anche se trattandosi di brani strumentali il termine è inesatto) mentre il predecessore era un concept basato su composizioni più d’ampio respiro. Ed è coraggioso perché non vi è nessun richiamo preciso alla musica popolare della nostra regione o dell’arco alpino germanofono da cui Pixner ha cominciato a costruire la propria fortuna artistica.
“Il nostro pubblico – ci racconta il fisarmonicista – si è abituato a questo nostro spaziare e sperimentare, mescolando le carte. Anzi, dirò di più, chi ci segue sembra apprezzare parecchio, la gente non viene ai nostri concerti per ascoltare sempre la stessa cosa, abbiamo un pubblico davvero aperto alle novità. Per questo Schïan! riprende il fatto di usare molto la chitarra elettrica, ma in modo differente, e in alcuni brani abbiamo voluto provare a vedere come si sarebbe inserito un pianoforte a coda nella nostra musica, per questo abbiamo coinvolto Alex Trebo e il risultato ora è alla portata delle orecchie di tutti, nel disco. Lo avevamo ospitato nel tour dell’anno scorso, quando Alex si è unito a noi per alcuni concerti, ma il disco rende particolarmente onore al suo lavoro e per il 2024 (tanto per dare l’idea degli impegni a lunga scadenza di questi artisti, n.d.r) speriamo di fare un tour come quintetto”.
Il risultato è davvero eccellente, Schïan! mette sul piatto suoni suggestivi, si fa ascoltare dall’inizio alla fine stupendo, passando da brani introspettivi, come il preludio iniziale, al tango di Tango n° 5, passando per il blues di Lörget Blues (che cita John Lee Hooker e gli ZZ Top), fino alla musica gitana e al calypso finale di Schallalalala, con coro di bambini e cla batteria di Mario Punzi.
Unterlercher è sempre ottimo, sia col contrabbasso che col basso elettrico, Pixner passa dalla fisarmonica all’organetto diatonico, ai fiati, a seconda della bisogna e l’interplay tra la Stratocaster di Randi (che si esibisce anche con chitarra manouche e flamenco nonché nella splendida Poppy al mandolino) e l’arpa di Heidi Pixner ha un che di magico.
“Quando abbiamo cominciato come trio – spiega Pixner – l’arpa aveva un ruolo prevalentemente percussivo; con le nuove composizioni Hedi è molto più libera di fare dei suoni più aperti rispetto ai valzer e alle composizioni gipsy”.
Lo scorso 28 luglio il gruppo si è imbarcato in un lunghissimo tour che terminerà a Vienna il 27 novembre, con molte date sold out, tre sole in regione (28/9 a Plan de Corones, 26 e 27/10 al Kursaal di Merano), segno che dopo la pausa imposta dal Covid 19 Pixner e soci hanno ripreso a girare alla grande, con un bel calendario concertistico anche per l’anno venturo.
“Gli ultimi due anni e mezzo – prosegue Herbert – hanno visto bloccarsi tutto, abbiamo dovuto annullare interi tour, nel 2021 qualcosa abbiamo fatto, ma è stato un tour sotto continua pressione, spostarsi da uno stato all’altro, da una città all’altra vuol dire incontrare ogni volta un differente tipo di provvedimenti in materia pandemica. Il fatto che ci fosse l’incognita virus a condizionarci ci ha portato via molta energia, bastava solo un bambino di ritorno dall’asilo positivo per dover annullare una data e stare fermi dieci giorni. Non è stato proprio un bel tour quello, per questo quest’anno ci siamo buttati a capofitto nel nuovo progetto, per la gioia di essere di nuovo insieme sul palco, senza pressioni, per poter incontrare di nuovo il nostro pubblico. Per questo ho voluto chiudere il disco con Sciallalalala, un brano festoso, gioioso, con ritmi caraibici; ad un certo punto del brano sembra di aprire una porta e trovarsi ad una festa, tutto il disco è un invito ad aprire quella porta e ad uscire”.
Autore: Paolo Crazy Carnevale