Il mercato del lavoro sorride e il portafoglio piange

Il barometro dell’economia realizzato ogni tre mesi dall’Istituto per la Promozione dei Lavoratori ha messo in evidenza le caratteristiche peculiari della crisi economica in Alto Adige. Il lavoro non manca, ma i salari non sono adeguati al costo della vita e all’inflazione che cresce.

La provincia di Bolzano è un territorio con caratteristiche peculiari rispetto al resto d’Italia ed anche rispetto ai vicini paesi di lingua tedesca. Tale tendenza è ben evidenziata anche dalla situazione economica, recentemente “fotografata” da AFI-IPL. Il “barometro” realizzato dall’Istituto per la Promozione dei Lavoratori che unisce le forze di sindacati e provincia di Bolzano, è basato soprattutto sulle considerazioni e le impressioni dei lavoratori dipendenti, attraverso un loro campione rappresentativo che viene intervistato in merito ad una serie di parametri. Tali osservazioni poi vengono confrontate con i dati reali dell’economia locale. 
Quella che vi proponiamo è l’analisi dell’ultima edizione del barometro, realizzata insieme al direttore di AFI-IPL Stefan Perini.

L’INTERVISTA

L’attuale situazione economica come la potremmo descrivere?

Il 2022 è un anno del quale tutto sommato possiamo essere più che soddisfatti, considerando il quadro che ci circonda caratterizzato da guerra in Ucraina, difficoltà di approvvigionamento per quanto riguarda le materie prime e crisi energetica. I fondamentali dell’economia altoatesina vanno quasi ovunque in una direzione positiva. L’occupazione è in aumento e la disoccupazione è bassissima. Il commercio estero va a gonfie vele, il turismo è in forte ripresa e è tornato quasi ai livelli pre crisi. L’economia è in ripresa e noi per l’anno in corso stimiamo un aumento del prodotto interno lordo pari al 3,5%. Siamo dunque in linea con quello che hanno stimato l’agenzia statistica provinciale e l’istituto di ricerca economica della Camera di Commercio. 

Queste sono le luci. E le ombre?

Abbiamo un problema con un indicatore che dà filo da torcere a tante famiglie, si tratta dell’inflazione. Ha iniziato la sua corsa un anno fa e si pensava che fosse una cosa temporanea, legata alla ripresa. E invece oggi siamo di nuovo a due cifre, ovvero al 10,8%. Dobbiamo ricordare che Bolzano già di per sé è un territorio con prezzi elevati. Si stima che a Bolzano il costo della vita sia del 20-22% superiore rispetto al livello nazionale. In sostanza quello che costa 100 in Italia, da noi costa 122. Da noi è più alta anche l’inflazione, parametro che riflette la dinamica dei prezzi nei 12 mesi. In Italia è all’8%, rispetto al nostro 10,8. La perdita di potere d’acquisto dunque risulta notevole. Naturalmente l’inflazione non sarebbe così un problema se ci fosse un pari adeguamento dell’entità delle retribuzioni. Cosa che non accade: gli stipendi sono fermi. O per lo meno sono al palo tutti gli stipendi di coloro che non hanno la possibilità di scaricare in qualche modo questo aumento dei prezzi sui loro prodotti o servizi. Siamo molto preoccupati. In un certo periodo nella storia italiana c’è stato l’adeguamento degli stipendi all’inflazione attraverso il meccanismo della scala mobile. Ora questo avviene molto meno e quindi i più penalizzati da questa situazione sono i lavoratori dipendenti e i pensionati. In realtà però anche per quanto riguarda l’inflazione ci sarebbe uno spiraglio positivo.

Quale?

A livello internazionale ci avviamo ad una recessione; il prossimo anno anche paesi come Cina e Stati Uniti cresceranno di meno. E prossimamente diminuirà anche la domanda di prodotti petroliferi e gas, infatti molti paesi hanno riempito le loro riserve per passare questo inverno. La bolla inflattiva potrebbe quindi sgonfiarsi pian piano e si potrebbe tornare già entro la fine dell’anno ad una percentuale ad una cifra. Per il 2023 poi gli istituti di ricerca prevedono infatti un’inflazione tra il 5 e l’8%. Questo però non significa che i prodotti costeranno di meno, ma solo che i prezzi aumenteranno di meno. 

Quindi in sintesi cosa possiamo dire, guardando al 2023?

Che abbiamo una situazione sdoppiata. Per descriverla abbiamo pensato di utilizzare la formula: il mercato sorride e il portafoglio piange. Il mercato del lavoro ci conforta: non si prevede infatti una disoccupazione in aumento nei prossimi 12 mesi in Alto Adige. I lavoratori altoatesini percepiscono il loro posto di lavoro come sicuro. E pensano che anche se lo perdessero avrebbero ottime possibilità di trovarne un altro. Quindi il mercato del lavoro con ogni probabilità continuerà ad essere un punto di forza e stabilizzazione anche nel prossimo futuro per l’economia altoatesina. I lavoratori dipendenti però pensano che l’economia prossimamente peggiorerà, tra giugno e settembre questo indicatore specifico ha perso il 23% del suo valore. Altri indicatori segnalano una maggiore difficoltà da parte dei lavoratori nell’arrivare a fine mese con le spese previste. Il 46% delle famiglie dicono di fare fatica o molta fatica. 

Quest’ultima è una percentuale altissima, se pensiamo che stiamo parlando dell’Alto Adige.

E’ il massimo storico. Da 10 anni in qua non abbiamo mai avuto queste percentuali nel barometro dell’economia. Le famiglie vedono un peggioramento anche per quanto riguarda il loro sviluppo economico e la capacità di risparmio. Oggi solo una famiglia su tre dice che riuscirà a mettere da parte dei soldi. Questo vuol dire non solo che le persone sono al limite, ma che stanno anche intaccando le loro riserve. 

Quindi in sintesi: i lavoratori non temono per il proprio lavoro ma vedono che sono pagati troppo poco per poter far fronte al crescente costo della vita.

Proprio così. Il crollo del potere d’acquisto in futuro potrebbe portare ad un calo dei consumi, che al momento non si vede. Per il futuro occorrerà vedere su cosa i lavoratori decideranno eventualmente di risparmiare. 

Ci sono preoccupazioni anche per quanto riguarda la stagione turistica invernale.

Sì. Abbiamo meno soldi, ma questo vale anche per i germanici e i cittadini del resto d’Italia, che sono i principali clienti del turismo in Alto Adige. L’inflazione è un fenomeno europeo.Nel prossimo futuro potrebbero esserci anche problemi nel settore dell’edilizia, che in queste situazioni è uno dei primi ad essere penalizzato. 

Per proteggere il potere di acquisto dei lavoratori che cosa può fare la politica?

Non possiamo solo affidarci alla politica, in queste situazioni. Qualsiasi pacchetto di aiuti si metta in campo non sarà mai in grado di controbilanciare queste dinamiche. L’unica possibilità è intervenire sulla dinamica salariale, che in Alto Adige è tradizionalmente bassa. Poi per le fasce più a rischio povertà si possono eventualmente pensare dei programmi specifici, aumentando i contributi per le spese accessorie alla casa. Siamo invece sempre molto scettici, riguardo agli aiuti una tantum.   

Cosa possiamo dire per quanto riguarda i giovani?

Fanno molta fatica a trovare casa ma hanno anche la grande opportunità di trovare un buon lavoro. Hanno una vasta scelta perché c’è moltissima richiesta. Piuttosto il problema per loro è riuscire a stabilizzarsi, perché in Alto Adige abbiamo una quota troppo elevata di lavoro a tempo determinato. Su 100 contratti più di 30 sono a tempo, c’è troppo precariato. Poi i salari non sono così attraenti, per questo molti giovani preferiscono andare a lavorare all’estero. 

IL BAROMETRO

Ogni trimestre IPL si muove per avere il polso della situazione, capendo come stanno le famiglie dei lavoratori dipendenti, quali sono i loro problemi e qual è il loro clima di fiducia relativamente all’economia complessiva. è un po’ l’altra faccia di quello che fa la Camera di Commercio tastando il polso delle imprese. 

L’ indagine di IPL si basa su un campione di 500 lavoratori rappresentativi tra gli ormai quasi 220mila residenti in Alto Adige. L’indagine si svolge quattro volte all’anno nelle prime tre settimane dei mesi di marzo, giugno, settembre e dicembre. Gli ultimi giudizi sono dunque stati rilevati nei primi 20 giorni del mese di settembre 2022. 

Il nucleo del barometro sono gli esiti di questo sondaggio, ma si vanno anche ad analizzare una serie di altri dati amministrativi, cercando di contestualizzare il tutto osserrvando come questi giudizi si inseriscano nel quadro nazionale e internazionale. Vengono anche considerati i dati dell’economia locale: il numero di occupati, il tasso di disoccupazione, l’export e l’import, gli andamenti turistici, la dinamica del mercato del credito. 

Insomma: il clima di fiducia dei lavoratori dipendenti viene riportato in un quadro complessivo. 

Autore: Luca Sticcotti

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