Ci sono storie che ci segnano nel profondo, ci sono stagioni, come l’autunno, che ci appartengono più di altre: è un legame indissolubile, una carezza discreta, un silenzio ritrovato. Finalmente piove. Mai così tanto invocata, la pioggia, scroscia a rimpinguare le falde e a bagnare i boschi e le case, a dilavare rocce e strade; è il dolce tintinnio di tettoie e grondaie, di albe nebbiose e mattinate di coperte di nuvole. Per la gioia dei fungaioli, dopo questa ultima parentesi perturbata, tornerà il caldo, almeno dicono i meteorologi; e così anche l’ottantaquattresimo giorno di agosto – e chi ne ha più ne metta – potrà continuare imperituro. Se non esistono più le stagioni di una volta – o meglio – se esistono ancora, ma non come noi le conosciamo, giacché le anomalie climatiche rimarcano il cambiamento globale in atto, il foliage è sempre lì, pronto ad aspettare la nostra creatività nel dipingerlo e nel saperlo catturare in uno scatto e nella memoria.
L’autunno è stagione di camminate, di scoprire o riscoprire nuove mete e città e magari di vedere nel quotidiano le stesse cose, ma con occhi diversi; è la voglia di scorgere la prima neve a imbiancare le cime. La Terra è pronta con il suo asse inclinato a continuare la sua orbita, il sole a chinarsi e a flettersi avvicinandola. Come per i popoli cacciatori-raccoglitori e coltivatori-agricoltori, ai quali oramai – purtroppo o per fortuna – si ergono quelli economici-tecnologici, l’autunno è la stagione della raccolta: di zucche negli orti, degli ultimi peperoni e pomodorini sui BalconORTI e di castagne sotto le foglie cadenti e croccanti, tra gli alberi di latifoglie diretti verso il bruno, ovvero il riposo vegetativo; è la tentazione di cambiare colori senza una tavolozza ed un pennello in mano, è prestare attenzione quando si procede su sentieri, sampietrini o lastricati di letti di foglie bagnate e, di nuovo, permettere ai bambini di giocare a terra e acqua e di schizzarsi nelle pozzanghere. è il periodo in cui negli ambienti domestici fa più freddo che fuori, ma il riscaldamento tuttora non parte. Basilico, origano e maggiorana stanno ancora bene sul terrazzo. I cavoli crescono; è tempo di riscoprire casa, del cambio degli armadi, di tè caldo e melograni, di plaid e calzettoni, di farinate e strudel, di caldarroste e di torroni e di sperimentare nuove ricette dietro ai fornelli, gas ed elettricità permettendo.
Autore: Donatello Vallotta