“Cercasi piccolo terreno a Laives e dintorni per avviare un progetto di orticoltura per persone con disabilità”: Questo l’annuncio giunto nella redazione del QuiBassaAtesina qualche giorno fa. Un testo che nella sua semplicità racchiude un nobile intento, quello di avvicinare gli ospiti del Gruppo Natura della Comunità comprensoriale alla coltivazione della terra e compiere un passo in più verso l’indipendenza dei diversamente abili.
“In questi ultimi anni si sente sempre di più il bisogno di tornare a vivere la natura, specialmente nell’ambito del sociale. Così abbiamo pensato di lanciare un appello per trovare un angolo del nostro paese da coltivare come un orto, magari rivalutandolo per il bene della comunità e dei nostri ospiti”. A parlare è Filippo Manara, educatore responsabile del Gruppo Natura,un centro diurno per persone con disabilità medio – lieve. È sua l’idea, concordata con i vertici della struttura, di avviare un progetto che potrebbe portare i diversamente abili a coltivare un proprio orto.
Filippo Manara, da cosa parte questa iniziativa?
Il nostro gruppo è stato fondato una decina di anni fa, e – come spiega eloquentemente il nome – ha a che fare con il verde: è uno dei laboratori del Comprensorio Oltradige – Bassa Atesina che un tempo aveva in gestione parco Marconi ed altri spazi pubblici. Oggi stiamo aiutando il Comune gestendo gli spazi verdi di cinque asili; tagliamo l’erba, raccogliamo le foglie, svolgiamo compiti di manutenzione ordinaria. Negli ultimi tempi abbiamo notato che molti dei nostri utenti hanno manifestato l’intenzione di coltivare la terra: alcuni di essi hanno frequentato la scuola agraria di Laimburg o di Ora, così ho pensato che potrebbe essere interessante avviare un progetto di orticoltura da affiancare a quello che stiamo svolgendo al fianco del Comune.
In quanti siete?
Questo gruppo ospita oggi tre persone seguite da due operatrici socio-assistenziali e da me, ma la Comunità comprensoriale riesce a creare una grande rete fra le varie realtà, per cui abbiamo un gruppo molto ben più ampio con cui collaborare. Il numero del Gruppo Natura si è sfoltito solo ultimamente, perché molti dei nostri ospiti sono riusciti ad integrarsi nel mondo del lavoro.
È questo uno dei vostri intenti?
Anche, certo. Nel nostro gruppo arrivano persone giovani intenzionate ad entrare nel mondo del lavoro, anche se spesso mancano loro alcune competenze: li seguiamo con l’intento di spingerli verso un lavoro integrativo. Molti restano con noi un anno o due, poi trovano un impiego come magazziniere in un supermercato o come bidello nelle scuole, giusto per fare degli esempi.
Torniamo al progetto dell’orto. I tempi stringono, fra un po’ è già periodo di semina…
Non abbiamo fretta, non vogliamo averne: noi saremmo felici anche se riuscissimo ad avere un pezzetto di terra a luglio, vorrà dire che semineremo ortaggi estivi. Coltivare la terra è sano, si sta a contatto con la natura, è salutare per il corpo e per lo spirito. Il mio sogno sarebbe partire con un progetto di integrazione, trovare una sorta di sinergia con qualche altro ente o associazione. Un progetto che non sia solo con i diversamente abili, ma che faccia entrare in relazione diverse sfere della società di Laives. E la mia speranza è di riuscire a creare questo orto in uno spazio magari abbandonato a se stesso, non un terreno già coltivato da affittare, ma uno spazio abbandonato da rivalutare, che possa essere utile a tutto il paese.
E cosa pensate di fare con il raccolto, in futuro?
Il Gruppo Natura ha già la sua bancarella al mercato del giovedì di Laives, vende degli accendifuoco che vengono realizzati con il legname di scarto delle falegnamerie: sarebbe bello riuscire ad ottenere una produzione sufficiente da portare al mercato. Nel frattempo l’idea è di utilizzare la verdura all’interno dei Gruppi Abitativi della Comunità comprensoriale. Gli ospiti sono autosufficienti, fanno la spesa da soli, si fanno da mangiare, quindi avere frutta e verdura di stagione e a chilometro zero potrebbe essere una marcia in più.
Qual è il suo sogno, a riguardo del progetto?
La mia utopia sarebbe quello di creare una fattoria sociale. È difficile, lo so, ma bisogna anche sognare, ogni tanto, no?
Autore: Luca Masiello