Strade diverse ed efficaci per imparare

In Alto Adige la sezione dell’Associazione Italiana Dislessia punta a trovare nuova linfa e volontari, soprattutto tra i genitori dei ragazzi che soffrono di Disturbi Specifici di Apprendimento, i cosiddetti DSA.

Con lo scopo di rilanciare la sezione di Bolzano l’AID – Associazione Italiana Dislessia che si occupa dei Disturbi Specifici di Apprendimento – organizza un incontro di formazione e sensibilizzazione che avrà luogo questo venerdì 24 marzo a partire dalle ore 18 presso IIS – Claudia de Medici – in via S.Quirino 37 a Bolzano. Dopo i saluti del Dirigente scolastico Andrea Pedevilla, la vicepresidente nazionale di AID Antonella Trentin presenterà l’associazione e la sua funzione sul territorio. Seguirà l’intervento in videoconferenza della docente e formatrice Laura Eberle che parlerà dell’apprendimento linguistico, con particolare riferimento alla lingua tedesca. Nell’occasione i soci protagonisti dell’attività della sezione di Bolzano riporteranno la loro esperienza, gli interventi realizzati e i bisogni riscontrati. La conferenza è aperta a studenti DSA, ai loro familiari, a docenti, a rappresentanti dei servizi interessati sul territorio, nonché a tutti gli interessati. Per info e iscrizioni si può scrivere all’indirizzo email bolzano@aiditalia.org

Per spiegare meglio cosa sono i disturbi specifici di apprendimento, i cosiddetti DSA, abbiamo fatto una chiacchierata con Fausto Pàntano, genitore e per anni punto di riferimento della sede altoatesina di Aid.

L’INTERVISTA

Quando e come è nata la sede altoatesina di AID?

In Italia il problema dei Disturbi Specifici di Apprendimento è stato affrontato molto tardi. In Inghilterra un’associazione analoga alla nostra era stata fondata negli anni ‘30. Noi siamo arrivati 60 anni dopo. A Bolzano come genitori ci siamo trovati intorno all’anno 2010, in un primo momento come gruppo di auto mutuo aiuto spontaneo. Poi, in seguito al varo della legge 170/2010 che oggi tutela gli studenti con DSA nella scuola, abbiamo fondato la sezione altoatesina di AID.

In cosa consisteva la vostra attività?

Negli anni abbiamo organizzato diverse iniziative, incontri con esperti, testimonianze da parte di giovani che avevano avuto successo nel proprio percorso di studio nonostante le difficoltà. Nella nostra sezione abbiamo portato le nostre esperienze ma soprattutto abbiamo dato supporto ai genitori che avevano bisogno di chiarirsi le idee, per sostenere il percorso formativo dei loro figli e ottenere la certificazione diagnostica. Al loro arrivo in sezione i genitori avevano la possibilità di sfogarsi e di condividere la loro esperienza, capendo che non erano soli. 

Sono molti i ragazzi che si devono confrontare con disturbi specifici di apprendimento?

Sì. In base all’ultima indagine disponibile del Ministero dell’Istruzione, relativa all’AS 2020/2021, gli alunni frequentanti le scuole italiane a cui è stato diagnosticato un disturbo specifico dell’apprendimento sono oltre 300.000. Anche se le statistiche con ogni probabilità “fotografano” solo una parte del fenomeno. 

Si tratta di dati sottostimati?

Sì. Bisogna considerare che qualcuno riesce a compensare, senza dover fare un percorso ufficiale di potenziamento o riabilitazione. A livello nazionale al momento si stima la presenza di un 5% di studenti con DSA, circa uno per classe. In Inghilterra la percentuale è molto più alta, circa il 15%, perché l’inglese non è una lingua trasparente, cioè non si legge come è scritta. In ogni caso anche in passato, con ogni probabilità, molti degli insuccessi scolastici erano legati a questo tipo di problematiche.

Qual è il principale problema che incontrano i ragazzi con DSA a scuola?

I disturbi specifici di apprendimento sono quattro: dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia, e sono classificati in base alla difficoltà specifica che comportano: nel leggere, nello scrivere e nel fare calcoli in modo corretto e fluente. Ogni disturbo presenta dei propri indicatori. Ad esempio nel caso della dislessia possono essere una lenta decifrazione delle singole lettere; incertezza nell’utilizzo delle sillabe; scarso controllo del significato delle parole. Molto spesso gli studenti con DSA hanno difficoltà nella memorizzazione. In ogni caso ogni ragazzo presenta una diversa manifestazione del disturbo. Il nodo sta nella capacità di attivare strategie adeguate che consentano a questi alunni di riuscire ad avere successo nel loro percorso di apprendimento, anche attraverso l’utilizzo di strumenti compensativi. Per quanto riguarda la dislessia il punto è che se un bambino fa troppa fatica a leggere, bisogna evitare che tutta la sua attenzione e il suo impegno siano concentrati nel decifrare la il testo scritto. Per questo ormai da anni si fa un largo uso di tecnologie come la sintesi vocale, una voce artificiale che legge i testi per lo studente, consentendogli di superare lo scoglio della lettura.

Come funziona normalmente il percorso dei ragazzi con DSA a scuola?

Tenendo conto delle indicazioni fornite dai clinici nella certificazione diagnostica presentata dalla famiglia, entro il mese di novembre la scuola predispone per ogni studenti con DSA un Piano Didattico Personalizzato (PDP). Questo piano viene consegnato alla famiglia e viene controfirmato.  
In esso si individuano le discipline per le quali prevedere l’utilizzo di strumenti compensativi o misure dispensative. Il PDP durante l’anno può anche essere rivisto. Noi genitori infatti naturalmente non pretendiamo che i nostri ragazzi vengano promossi, ma ricordiamo solo il diritto di poter disporre di un tipo di insegnamento che consenta loro di apprendere. 

Vengono coinvolti anche gli insegnanti di sostegno?

La legge 170/2010 non prevede l’insegnante di sostegno per gli studenti con DSA. È compito degli insegnanti curriculari di aiutarli a raggiungere il successo scolastico. L’obiettivo non è solo promuovere l’autostima dei ragazzi, ma anche la loro autonomia.

L’incontro del 24 marzo è stato organizzato per rilanciare la vostra sezione. Era stata chiusa?

Sì, nel 2019 l’abbiamo chiusa. Dopo l’entusiasmo dei primi anni quando ci siamo ritrovati in una cinquantina di volontari, con il tempo l’interesse è andato scemando. Molti genitori all’inizio si davano molto da fare ma poi, una volta avviato il percorso scolastico per i loro figli, smettevano di frequentare la sezione. Anche noi fondatori della sezione, d’altronde, ad un certo punto ci siamo trovati in una situazione differente, con i nostri ragazzi che avevano concluso il loro percorso scolastico. L’idea ora è di dare una nuova spinta, cercando nuovi volontari, in questo caso anche magari insegnanti, che possano far rinascere la sezione altoatesina di AID.  

La provincia di Bolzano si caratterizza, rispetto al resto del territorio nazionale, per la presenza della seconda lingua.  A questo proposito come si opera?

La legge 170 prevede che siano disponibili tutta una serie di materiali e procedure specifici, per l’apprendimento delle lingue straniere. In realtà nel nostro caso si tratta di “seconda lingua”, quindi non si può, per esempio, essere dispensati dalle prove scritte, valgono le stesse regole dell’italiano. Ma la strada da fare resta ancora molta.

Gli insegnanti hanno bisogno di una formazione specifica per seguire i ragazzi con DSA?

Sì. Alcuni la hanno, ma non tutti. E i corsi di aggiornamento in merito non sono obbligatori. In ogni caso queste tematiche fanno parte dei percorsi di studio da parte della nuova generazione di insegnanti che si laureano in Scienze della Formazione. La stessa Associazione Italiana Dislessia organizza corsi di formazione per docenti, online e in presenza, a livello locale e nazionale.

Sappiamo che nella storia sono stati molti i personaggi illustri che hanno sofferto di Disturbi Specifici di Apprendimento. Queste neuro diversità stimolano la personalità e la creatività?

Molte persone con DSA sono dotate di talento nell’elaborazione delle informazioni visive e spaziali, capacità di problem solving, intuizione e creatività. A dispetto degli ostacoli legati al disturbo, sono numerosi gli esempi di personalità di successo del mondo delle aziende, della cultura, dello spettacolo, della scienza e dello sport che hanno un disturbo specifico dell’apprendimento, fra i quali il regista Steven Spielberg, il premio Nobel per la chimica Jacques Dubochet, l’imprenditore e fondatore del gruppo Virgin, Richard Branson, il pilota di F1, Lewis Hamilton e molti altri. Evidentemente l’utilizzo di strategie alternative nello studio predispone al meglio anche in questo senso. E oggi ormai abbiamo un’intera generazione di giovani cresciuti in una scuola maggiormente capace di riconoscere i disturbi, compensando le difficoltà e valorizzando i talenti.

CHE COSA SONO I DSA

I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) sono disturbi del neuro-sviluppo che riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto e fluente e che si manifestano con l’inizio della scolarizzazione.

I DSA sono classificati in base alla difficoltà specifica che comportano. Si dividono nelle seguenti categorie.

• Dislessia – disturbo specifico della lettura che si manifesta con una difficoltà nella decodifica del testo.

• Disortografia – disturbo specifico della scrittura che si manifesta con difficoltà nella competenza ortografica e nella competenza fonografica.

• Disgrafia – disturbo specifico della grafia che si manifesta con una difficoltà nell’abilità motoria della scrittura.

• Discalculia – disturbo specifico dell’abilità di numero e di calcolo che si manifesta con una difficoltà nel comprendere e operare con i numeri. 

Questi disturbi dipendono dalle diverse modalità di funzionamento delle reti neuronali coinvolte nei processi di lettura, scrittura e calcolo. Non sono causati da un deficit di intelligenza, da problemi ambientali o psicologici e nemmeno da deficit sensoriali. 

I DSA non sono una malattia in quanto non sono dovuti ad un danno organico, ma un diverso neuro funzionamento del cervello, che non impedisce la realizzazione della specifica abilità (lettura, scrittura, numerazione o altro) ma necessita di tempi più lunghi e carichi maggiori di attenzione. Questo diverso neuro funzionamento è innato e non è transitorio: accompagna l’individuo per tutta la vita. 

Quindi dai Disturbi Specifici dell’Apprendimento non si “guarisce”, ma le difficoltà che li accompagnano possono essere compensate con il tempo e con una buona attività di potenziamento/riabilitativa.

Autore: Luca Sticcotti

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