“Oggi non si tratta più di tedesco o italiano, ma di come lavorare tutti insieme per garantire una buona istruzione ai nostri figli.” Queste parole pronunciate nei giorni scorsi da un esponente politico altoatesino, non importa di quale partito, mi sembrano sintetizzare al meglio quello che a mio avviso sono le considerazioni prevalenti nella maggior parte delle famiglie presenti nel territorio della provincia di Bolzano. Apposta ho scelto di non scrivere “altoatesine” o “sudtirolesi”, perché a mio avviso è giunto il momento di uscire in un modo o nell’altro dalla nostra ipocrisia. Alle famiglie plurilingui “italo-tedesche”, inesorabilmente sempre più numerose, negli ultimi anni in provincia se ne sono aggiunte migliaia e migliaia di plurilingui attraverso le più diverse accezioni, portando alla situazione attuale, paradossale.
Due sono le strade che si intravvedono. La prima prevede di difendere in un modo o nell’altro le scuole monolingui ormai solo sulla carta. La seconda invece spinge pragmaticamente a sederci tutti attorno ad un tavolo per ragionare assieme per ristabilire le nostre priorità, quando parliamo di scuola. Quale strada privilegiare?
La risposta sembra scontata. Il dibattito che si è creato nei giorni scorsi attorno all’opportunità o meno che bambini non madrelingua vengano iscritti nelle nostre scuole primarie monolingui dimostra infatti che siamo ormai molto vicini alla perdita della bussola in merito alla priorità che ogni scuola deve avere, ovvero una buona istruzione e – potremmo aggiungere – anche una corretta “formazione di cittadinanza”.
è per questo motivo che in questi giorni si stanno moltiplicando gli appelli affinché i rappresenti politici della nostra autonomia – presente ma anche futura, viste le elezioni provinciali incombenti – non si trincerino ancora una volta dietro le solite barricate ideologiche per affrontare finalmente la realtà, ovvero le caratteristiche e le esigenze oggettive che la comunità dei residenti nel nostro territorio presenta nel 2023. Ad aiutarci, in questa direzione, non può che essere, poi, la constatazione che l’attuale sistema scolastico locale, così com’è, non consente un apprendimento diffuso della seconda lingua. Nei giorni scorsi abbiamo “scoperto” nello specifico che l’apprendimento del tedesco standard a scuola è un problema irrisolto per entrambe le due presunte comunità linguistiche dominanti. Ebbene: questo dovrebbe essere un motivo in più per far fronte comune e cominciare a dare ai problemi il loro nome, cercando di avere il coraggio necessario per organizzarsi e lavorare per diventare, finalmente, cittadini europei a tutti gli effetti.
Autore: Luca Sticcotti