Andrea Brillo: la passione di un collezionista dylaniato

Lo scorso 29 marzo, il bolzanino Andrea Brillo ha dato alle stampe un prezioso volume in lingua inglese da lui stesso compilato, risultato di una certosina ricerca relativa alle registrazioni effettuate da Dylan nel suo eremo di Woodstock nel 1967, registrazioni note come Basement Tapes (i nastri della cantina) che costituirono nel 1969 l’ossatura del primo disco illegale della storia del rock, intestato appunto a Dylan.

L’universo che si muove attorno al mondo musicale non comprende solo i musicisti: certo loro sono un po’ il sole della situazione, ma attorno a loro girano altre persone, moltissime: dai fonici di palco, ai tecnici di studio, ai cronisti delle loro gesta, ai fotografi che li ritraggono, ai designer che creano le copertine dei dischi. Non ultimi i collezionisti.

Il bolzanino Andrea Brillo ha cominciato a collezionare Bob Dylan una cinquantina di anni fa più o meno con l’uscita del disco intitolato Planet Waves, rimanendo folgorato irreversibilmente un anno dopo dall’epocale Blood On The Tracks. Da allora ha cominciato a collezionare i dischi del musicista americano andando in cerca non solo di edizioni differenti del medesimo vinile ma dando la caccia anche a tutta quella serie di dischi per così dire clandestini come il whisky che durante il proibizionismo veniva distillato al chiar di luna per essere venduto sottobanco.

E sottobanco venivano venduti anche i dischi in questione, con copertine artigianali ma dal fascino quasi pari a quello del contenuto dei solchi di quei vinili.

Lo scorso 29 marzo, Andrea Brillo ha dato alle stampe un prezioso volume in lingua inglese da lui stesso compilato, risultato di una certosina ricerca relativa alle registrazioni effettuate da Dylan nel suo eremo di Woodstock nel 1967, registrazioni note come Basement Tapes (i nastri della cantina) che costituirono nel 1969 l’ossatura del primo disco illegale della storia del rock, intestato appunto a Dylan.

“Sono quasi cinquant’anni che colleziono Bob Dylan – ci racconta l’autore – e in particolare negli ultimi anni mi sono concentrato sul riascolto delle canzoni che fanno parte di questo monumentale corpus musicale risalente al ritiro di Dylan dalle scene all’indomani dell’incidente motociclistico dell’agosto 1966 in cui qualcuno lo aveva addirittura dato per morto. Si tratta di un mondo affascinante in cui non è né semplice né automatico districarsi. Nel mercato discografico clandestino sono circolati almeno una trentina di bootleg in vinile, ristampati in modo altrettanto illegale, magari anche con lievi cambi di scaletta. Solo l’ascolto attento, l’identificazione di rumori di sottofondo, di brevi interludi parlati più che differenze nell’esecuzione, mi hanno consentito di stabilire di che versione dei brani si trattasse”.

La luce che si accende negli occhi di Andrea Brillo mentre parla del suo lavoro non dev’essere differente da quella che risplendeva negli occhi di Heinrich Schliemann quando scavava in Asia minore in cerca delle rovine di Troia. Lo spirito del collezionista di vinile, nello specifico di un collezionista come Brillo (tout court possessore di una delle più complete raccolte di materiale dal vivo di Dylan e di vinili clandestini dello stesso) non è dissimile dalla passione dell’archeologo.

Oltre a raccogliere i dischi in questione, spesso differenti solo per via di un codice inciso quasi primitivamente laddove finiscono i solchi del vinile, o per via di una minuscola iscrizione o di un timbro sul cartoncino dell’anonimo packaging, il collezionista bolzanino ha raccolto anche tutto quanto gli è stato possibile trovare a livello di letteratura sulla materia. Oltre ai due fondamentali libri dedicati da Greil Marcus e Sid Griffin all’analisi delle liriche spesso non semplici di queste canzoni, c’è anche una lunga serie di articoli apparsi sui giornali e nel web dal 1968 ai giorni nostri.

“Sono particolarmente soddisfatto del lavoro – conclude Brillo – e soprattutto sono orgoglioso dell’introduzione che mi ha scritto Alessandro Carrara, docente all’università di Houston e traduttore in italiano dell’opera omnia di Bob Dylan. Quando mi è stato suggerito di mandargli la mia ricerca non speravo davvero che mi avrebbe scritto un’introduzione così bella!”

Il volume di Andrea Brillo, ampiamente illustrato con riproduzioni a colori delle molteplici versioni dei dischi, delle copertine e delle etichette, è intitolato, Basement Tales (Bob Dylan – The Basement Tapes On Disc 1968-2014) ed è disponibile su tutte le librerie online, da Feltrinelli a Mondadori, fino al classico Amazon. L’autore è contattabile via email all’indirizzo portarossa57@gmail.com

Autore: Paolo Crazy Carnevale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *