Un’ampia saccatura nord-atlantica, seguita da aria fredda, ha apportato precipitazioni abbondanti su tutto il Nord, tornato quasi subito, però, ostaggio delle correnti settentrionali; quest’impulso, infatti, è scivolato velocemente verso le regioni meridionali innescando, nel bacino del Mediterraneo, forte maltempo con episodi grandinigeni e nevosi a media-bassa quota. In molte zone l’agricoltura è stata danneggiata ed i rincari di frutta e verdura non tarderanno a farsi sentire. Una settimana prima invece, precisamente il 5 e 6 aprile, una gelata aveva fatto scattare l’allarme antibrina nelle campagne dell’Italia settentrionale fino alla Toscana. Mentre per i vigneti si utilizzano sarmenti accatastati, secchi colmi di cera, candele a vento (fino a 300 per ha), fiaccole e (accessoriamente) reti antigrandine, per gli alberi da frutta lo strumento più efficace è l’irrigazione antibrina; il principio fisico è quello che si basa sulla proprietà dell’acqua di liberare, passando dallo stato liquido allo stato solido, una certa quantità di calore che viene rilasciata nell’ambiente (pari a 80cal/g, ciò significa che per fondere un 1g di ghiaccio bisogna fornirgli 80 calorie). È infatti soprattutto la trasformazione dell’acqua in ghiaccio che libera energia sotto forma di “calore latente di solidificazione” ed impedisce alla temperatura di scendere ulteriormente o eccessivamente. Così, quando l’acqua solidifica in ghiaccio, il calore latente diviene sensibile e la temperatura dell’aria ne beneficia aumentando. Questo è il motivo principale dell’irrigazione antibrina, che in questo processo dovrà mantenersi continua; il beneficio secondario è che all’interno dell’involucro di ghiaccio che si forma, la temperatura tende a rimanere intorno agli 0°C, insomma una specie di piccola guaina protettiva, ma il procedimento di gran lunga più importante e decisivo è il primo. Ringrazio il Prof. Pierluigi Randi, Meteorologo e Presidente AMPRO per la spiegazione. Volevo però aprire una riflessione. Durante la gelata – in cui in Alto Adige lo stato di siccità era già stato acclarato con la chiusura dei cannoni sparaneve – quanta acqua è stata utilizzata per evitare di perdere parte del raccolto di mele nelle due giornate? I benefici del riciclo dell’acqua alle falde, con un deficit idrico annuo di 300-400mm a seconda delle zone, è stato minimo se non inesistente e gli erogatori, lungo i 32 km di ferrovia tra Bolzano e Merano, non erano uniformemente tarati e tutti funzionanti all’unisono; per esempio i microsprinkler erogano massimo 40litri/h e funzionano a pressione minima di 1,6 bar. Quelli attualmente in uso sono all’avanguardia? E quanto consumano, considerando tutta la superficie della Provincia?
Autore: Donatello Vallotta