Capita che qualcuno vedendo un violino si chieda: “È uno Stradivari?”. Dire Stradivari è infatti dire violini. E Bolzano ad Antonio Stradivari, noto come costruttore di strumenti a corda, ha dedicato una via nella zona produttiva. Nato a Cremona nel 1643 da Alessandro e Anna Moroni, dal 1667 al 1679 fu allievo di Nicola Amati (1596-1684), il personaggio più carismatico della produzione liutaria della città. Nel 1680 Antonio Stradivari aprì la propria bottega in piazza San Domenico. Morto Nicola Amati, le commesse più importanti passarono a Stradivari, la cui produzione, mentre iniziava a scostarsi dal modello Amati, aumentò considerevolmente. L’originalità di Stradivari emerse prepotentemente; ciò che lo rese famoso erano le particolari tecniche di lavorazione degli strumenti a cui dava vita, ai quali applicava specifici trattamenti. Gli “Stradivari” debbono la loro particolarità alla qualità costruttiva e al suono impeccabile. Si è stimato che Antonio Stradivari nella sua lunga carriera abbia realizzato circa 1116 strumenti, di cui 960 violini. Lo aiutarono Francesco e Omobono, due dei cinque figli che Stradivari ebbe dal matrimonio nel 1667 con Francesca Ferraboschi; morta Francesca nel 1698, dal matrimonio di Antonio nel 1699 con Maria Zambelli Costa nacquero altri cinque figli. Nel corso degli anni sono emerse, da ricerche particolari, diverse teorie sui segreti di questi preziosissimi oggetti da collezione. Oltre ai violini, Stradivari realizzò anche arpe, chitarre, viole, violoncelli, bassetti, liuti, tiorbe, viole da gamba, mandole e mandolini, pochette. Stradivari continuò a lavorare finché morì, a 93 anni, il 18 dicembre 1737. Fu sepolto nella basilica di san Domenico, nella tomba di famiglia che si trovava all’interno della cappella del Rosario. Alla vita di Antonio Stradivari, interpretato da Antony Quinn, è dedicato il film “Stradivari” del 1988, regia di Giacomo Battiato.
Autore: Leone Sticcotti