Un tempo, Laives era nota in tutta la Regione soprattutto per il clima insalubre. Nei mesi estivi i cittadini della vicina Bolzano evitavano accuratamente il paesino ai piedi del Montelargo e gli stessi Laivesotti non disdegnavano i “freschi” in luoghi di montagna come Nova Ponente e Monte San Pietro. Non tutti se li potevano permettere ma erano comunque molte le famiglie che portavano in altura la famiglia e bestiame. In autunno, il rischio di ammalarsi di malaria diminuiva e allora si riscendeva a valle.
Anche i collegamenti viari tra Laives e Bolzano erano pessimi se non disastrosi. Prima dell’arrivo della ferrovia, non c’erano che i carri o i “postali”: ma la strada era talmente dissestata e pericolosa che solo chi doveva urgentemente spostarsi la percorreva. Certo, ogni giorno si sentiva il frastuono delle ruote dei carri trainati da buio che svolgevano il servizio di trasporto merci tra il porto fluviale sull’Adige e i mercati bolzanini ma questi, con i loro carichi pesanti, non facevano che peggiorare lo stato della strada.
Oltre all’arrivo della ferrovia a metà 800, fu la regolazione del corso dell’Adige a migliorare considerevolmente la situazione. A tal proposito, il 5 febbraio 1896 il giornale “Bozner Nachrichten pubblicò una lunga “Correspondenz” da Laives, che ben ci illustra la situazione in paese. Sorprendente la scoperta che in quel periodo ci si illudesse veramente che la linea ferroviaria appena inaugurata potesse essere spostata verso il paese per consentire in tal modo a Laives di ottenere collegamenti migliore e, addirittura, di diventare un centro sciistico.
“Il nostro paese – scrive il giornale – era malfamato tanto che chiunque ha certamente sentito parlare della temuta “morte di Laives” ovvero della febbre malarica che ha infestato per secoli il paese. Fino a quarant’anni fa, questa grave malattia era temutissima in Bassa Atesina ma oggi, grazie a Dio, la situazione è radicalmente cambiata grazie alla regolazione del fiume Adige. I terreni paludosi attraversati dalle lente acque del fiume sono stati trasformati in suolo fertile in cui cresce la vite di uva fragola che consente agli agricoltori di godere di un reddito sicuro. Anche la situazione del traffico è migliorata di molto: fino a dieci anni fa, nessuno avrebbe intrapreso una gita da Bolzano a Laives ma oggi la situazione è cambiata anche in questo senso. Nei giorni festivi e nelle belle domeniche primaverili e estive centinaia di escursionisti di entrambi i sessi visitano Laives, alcuni giungono in ferrovia, altri in sella ai cavalli e altri ancora per pedes apostolorum. Musicisti, sportivi, pittori e letterati si dirigono con piacere verso l’albergo Pfleg del signor Ebner. È un vero peccato che invece non si realizzino i sogni degli sciatori, sport che viene praticato anche dai giovani bolzanini. Il fatto che la Südbahn attraversi la valle e la stazione si trovi ad una notevole distanza dall’imbocco della Vallarsa, impedisce a questi sportivi di raggiungere comodamente le pendici montane. E purtroppo bisogna aggiungere, che il sogno dei cittadini di Laives di vedere spostata la linea ferroviaria sotto la montagna, in modo da avere finalmente la stazione in centro o addirittura ai piedi del Montelargo, pare definitamente spento. Anche i 3000 pellegrini che annualmente partono da Laives per raggiungere Pietralba dovranno continuare a recarsi dalla lontana stazione ferroviaria fino all’imbocco della Vallarsa a piedi. Siamo convinti che una fermata all’imbocco della Vallarsa sarebbe una vera e propria fortuna non solo per Laives e i turisti che la visitano ma anche per la vicina Bronzolo.”
Autore: Reinhard Christanell