C’è stato un giorno in cui il calcio era “uno sport di squadra giocato con un pallone su un campo di gioco rettangolare, con due porte, da due squadre composte da 11 giocatori”.
Ma quel giorno ormai è lontano. Molto lontano. Basti vedere le cronache di questi giorni. Non c’è settore delle redazioni giornalistiche che non se ne occupi. Dall’economia alla cronaca giudiziaria, dalla politica alla cultura e spettacolo. Se ne occupano anche le pagine di sport ma, spesso, non tanto per parlare di calcio giocato quanto di “calciomercato”, personalismi vari, squalifiche e penalizzazioni.
Oggi ormai lascia il tempo che trova lanciarsi in facili moralismi sul peso, senz’altro esagerato, che questa pratica sportiva e tutto quanto vi è connesso ha assunto nelle vite di tutti noi, volenti e nolenti. Quindi non resta che cercare – e quindi valorizzare – tutto ciò che vi è di buono in questa passione, in questi giorni condivisa anche da chi normalmente non trepida per la “propria” squadra.
Il mese di giugno 2023 resterà comunque nella nostra memoria, nel bene e nel male. Infatti in 30 giorni si giocheranno niente meno che tre finali europee con squadre “italiane” protagoniste, una nations league che potrebbe vedere la (parziale) risurrezione della “nazionale” e – dulcis in fundo ma neanche tanto – i play off che incredibilmente hanno visto protagonista, in serie B, la squadra del Südtirol.
La squadra altoatesina è andata molto al di là delle più rosee aspettative, lanciando a livello nazionale un’idea di calcio (e di Alto Adige) che, a ben vedere, ci piace assai. Una proprietà condivisa, pochi debiti, una squadra dove etnie, provenienze geografiche e lingue passano in secondo piano. Un gruppo molto affiatato, coeso, super organizzato in difesa ma in grado di ripartire con creatività sfruttando le poche occasioni per fare gol che si presentano, di partita in partita. Tenendo duro e credendoci fino all’ultimo secondo.
Dobbiamo essere riconoscenti a questa società e a questi giocatori che ci stanno dipingendo in Italia meglio di quello che siamo. Forse è il caso di approfittarne, seguendone l’esempio.
Autore: Luca Sticcotti