Ci addentriamo nella stagione mutevole e variabile, in cui la neve potrebbe riaffacciarsi sulle cime più alte, i primi temporali cattivi annunciarsi imprevedibili, imponenti cumulonembi ingombrare il cielo e regalarci qualche sgocciolata, squarci di azzurro impossessarsi della scena e, in men che non si dica, far risplendere il sole; sole che batte già forte e chi soffre il caldo e di pressione bassa lo sa, sa perfettamente che i prossimi mesi saranno uno smisurato banco di prova per la nostra sopportazione fisica. Venti audaci da una valle con il bel tempo si spostano velocemente verso un’altra vallata, in cui il temporale, come una calamita, richiama a sé tutto il carburante disponibile. Difatti l’aria, che è un elemento molto sensibile, spesso si comporta come un fluido, viaggia e accarezza l’erba, i prati e le cime boschive da una zona di alta pressione indirizzandosi verso la zona di bassa pressione per colmarne il deficit; le sue raffiche, qualora, potrebbero risultare animose e malvagie. Il mese di maggio – che da poco ci siamo lasciati alle spalle – è proprio così, un altare di lenzuola di brandelli di nuvole sui fianchi delle montagne, come batuffoloni di cotone e di panna montana, di vette celate, di scrosci di pioggia in lontananza, di strade d’asfalto ancora tappezzate d’umidità al mattino, di un verde corale e vario ma meno timido, di alberi carichi di foglie, di vie e di viali ombrosi, di canti continui di uccelli e di uccellini. I merli giocherellano a nascondino e a farsi i dispetti, si rincorrono e artigliano allegramente per poi darsi alla macchia in una grande siepe muraria. Il cuculo, accovacciato sui rami di un olmo, con il suo caratteristico verso ci avvisa della sua presenza e sovrasta il frastuono urbano. Maggio è il tempo di battesimi e di pranzi, di camminate e di escursioni in città come in montagna, di tarassachi e di fioriture di acacie, di tamerici e cisti, di lupinelle e timi, di sciamature delle api e di larve di coccinelle. Nutriamoci dunque di tutte queste piccole grandi ‘distrazioni’, perché non c’è cosa migliore che osservare, descrivere, conservare e respirare la natura, portarla dentro di sé in attesa del prossimo fine settimana per evadere nuovamente. La siccità non è svanita, né si è attenuata, ma la dinamicità meteorologica, forse, ne sta alleggerendo un po’ la morsa. Le piantine acquistate nei vivai o fatte germinare nei semenzai domestici sono pronte per trovare spazio in vasi capienti nel BalconORTO e in piena terra. Cavoli, pomodori, peperoni, zucchine, fagioli , insalate e cetrioli sono pronti. Chi semina amore raccoglie felicità?
Autore: Donatello Vallotta