“Von Bozen bis Salurn” titolava in prima pagina la “Bozner Zeitung” del 12 settembre 1902. L’articolo trattava un argomento molto sentito all’epoca, l’immigrazione. Nulla di nuovo sotto il sole, si dirà. In effetti, pochi temi scaldano gli animi popolari come questo. La difesa del territorio – o la sua conquista – fanno parte del bagaglio “culturale” ancestrale dell’umanità. Tutti i popoli ne sono stati coinvolti, in un certo senso si potrebbe dire che in un mondo di migranti come il nostro nessuno è esente da questo peccato originale. Allo stesso modo, anche l’idea che gli intrusi siano sempre gli altri sembra invincibile. Ma veniamo ai fatti.
Agli albori del XX secolo, con due catastrofiche guerre mondiali alle porte, gli “specialisti” dell’argomento vedevano questa grande minaccia incombere sulla Bassa Atesina, appunto da “Bozen bis Salurn”. La parte rimanente del Tirolo meridionale era, seppur a malincuore, data per persa ma almeno si voleva salvare dall’invasione quei pochi paesi tradizionalmente “in mano tedesca”. Si trattava, beninteso, di un’invasione tutta interna al Tirolo stesso, da una parte all’altra della regione asburgica. Inoltre, allora come ora, erano proprio i vecchi abitanti di quei paesi ad attirare sempre nuove famiglie “straniere”: infatti c’era urgente bisogno di operai, lavoratori per le cave e per l’agricoltura. E allora si pescava nelle valli più povere del Welschtirol trentino, dove vivevano persone disposte a qualsiasi sacrificio per un boccone di pane.
Veniamo all’articolo, che prendeva spunto da una relazione del professor Fraenkl sulla popolazione della Val d’Adige. Scrisse il cronista: “Il territorio maggiormente minacciato dai Welschen (come all’epoca si chiamavano gli italiani) è quello della Val d’Adige da Bolzano a Salorno. Già diversi paesi risultano quasi completamente in mano ai nuovi arrivati. Parliamo per esempio di Roverè della Luna, che appena una generazione fa era completamente tedesco e si chiamava Eichholz”.
Se Roverè era data per persa, non così la vicina Salorno: “Nel 1900, due terzi della popolazione erano tedeschi ma già ora nella frazione di Pochi / Buchholz questi sono in minoranza. Il rapporto è di 393 contro 213”. Nella stessa Salorno, i grandi proprietari terrieri continuavano a “importare” manodopera da tutto il nord Italia per i loro frutteti e vigneti. Ovviamente queste famiglie chiedevano anche scuole per i loro figli, e in ciò venivano sostenute anche da influenti famiglie tedesche. Un’analoga richiesta da parte del “Deutsche Schulverein” per Roverè della Luna rimase invece lettere morta.
A nord di Salorno, nella frazione di Laghetto (sic) / Laag, la situazione non era migliore: gli immigrati italiani erano aumentati in pochi anni da 200 a 300. “In questo piccolo comune si assiste tuttavia a un fenomeno singolare: sempre più famiglie di immigrati si dichiarano tedesche, per cui ufficialmente gli italiani sembrano addirittura in calo”, scrisse il giornale.
Molto problematica si presentava la situazione nei comuni di Bronzolo, Laives e S. Giacomo: “a Bronzolo si contano 311 tedeschi e 819 italiani e in futuro non sarà facile salvare la lingua tedesca. Perciò lo Schulverein ha aperto un nuovo asilo”.
A Laives vivevano 955 tedeschi e 757 italiani e esisteva solo un asilo dello Schulverein austriaco. Molto grave la situazione di S. Giacomo. “Qui gran parte dei terreni sono di proprietà di latifondisti che li hanno affittati a famiglie di immigrati. Addirittura diversi terreni sono stati ceduti a titolo definitivo a queste persone. Perciò i comuni di Dodiciville e Laives hanno costruito una seconda scuola e un asilo a S. Giacomo. Il terreno per la realizzazione di queste opere è stato donato dalla signora von Wentlandt di Bolzano – Gries”.
Una situazione particolare fu quella di Vadena con i suoi 443 abitanti. “Una dozzina di “Signori” (in italiano nel testo) – nazionalisti di origine trentina – ha esercitato una massiccia pressione sui loro coloni affinché chiedessero la realizzazione di una scuola in lingua italiana. A causa del tradimento di un solo elettore, la maggioranza in comune è passata in mano agli irredentisti, che ora si sentono legittimati a rovesciare l’attuale situazione”.
“In conclusione – commentò l’articolista – si può notare come nei comuni della Val d’Adige, dove nel 1880 la presenza di cittadina di lingua tedesca era maggioritaria, nel corso di pochi anni la situazione si è completamente capovolta e di questo passo non è difficile immaginare il futuro che ci aspetta.”
Autore: Reinhard Christanell