Ricordo come fosse ieri il momento in cui ebbi la possibilità di vedere con i miei occhi l’autografo della poesia L’infinito di Giacomo Leopardi.
Mi avvicinai e osservai da vicino la grafia minuta del grande poeta di Recanati, fissata su un libricino. E mi immaginai Leopardi – supportato dalla recente visione del film Il giovane favoloso magnificamente interpretato da Elio Germano – mentre si accingeva a fissare su carta l’ultimo verso “E il naufragar m’è dolce in questo mare”. Un verso musicalmente e meravigliosamente profondo, la bellezza in grado di sublimarsi in un abbandono, il massimo dell’ottimismo praticabile nella vita e nell’opera di Leopardi.
Di ben altri naufragi si sono invece occupati purtroppo nei giorni scorsi le cronache, sempre più impazzite sull’onda di una frenesia nella quale si fatica a distinguere una prospettiva. Il 13 giugno si è verificata forse la più grande tragedia dell’immigrazione nel Mediterraneo, con centinaia e centinaia di vite abbandonate a sé stesse nelle acque della Grecia sulla scia di un sistema di soccorso che vogliamo tutti essere stato farraginoso più che colpevolmente assassino. A inabissarsi sono stati volti anonimi in un tentativo di riscatto umano, individui ai quali non siamo stati in grado di porgere l’aiuto che tutti noi vorremmo per noi stessi e i nostri cari, se ci trovassimo in mare in difficoltà, magari in viaggio verso le nostre vacanze.
Solo 5 giorni dopo un altro naufragio, assurdo, ha riguardato altre 5 persone, calamitando l’attenzione di tutto il mondo e in maniera più continuativa e dettagliata, in quanto i 5 uomini a bordo del piccolo sottomarino Titan non erano migranti qualsiasi ma miliardari, avventurieri e imprenditori del… turismo delle tragedie del passato. C’è stato bisogno del regista del film Titanic James Cameron per dire senza mezzi termini che il naufragio del Titan è stato all’insegna dell’imprudenza come e forse anche più di quello del Titanic 100 anni fa.
So di compiere un triplo salto mortale se paragono, in conclusione, i naufragi e i fallimentari soccorsi di cui sopra con le recenti elezioni provinciali in Molise, che hanno visto partecipare alle urne solo il 48% degli aventi diritto. Mi fanno sorridere coloro che hanno parlato (e scritto) di una vittoria schiacciante di una parte politica. Quando invece si tratta di un naufragio della nostra democrazia, sempre meno rappresentativa a quanto pare. Anche in questo caso il salvataggio è un compito che spetta a tutti noi.
Senza eccezioni.
Autore: Luca Sticcotti