Il nome Laimburg è abbastanza conosciuto ma spesso viene associato all’area di servizio autostradale all’altezza di Vadena o, tuttalpiù, al centro sperimentale della Provincia di Bolzano. Raramente viene collegato ad un castello e alla sua storia, ancora meno ad una importante famiglia medievale.
Inoltre, di frequente il castello di Laimburg viene confuso con quello di Leuchtenburg o, per usare i nomi italiani, Castel Varco con Castel Chiaro. I ruderi che si vedono dal fondovalle appartengono a Laimburg, Leuchtenburg si trova più in alto, sulla vetta del Monte di Mezzo che guarda verso il Lago di Caldaro. Entrambi i castelli sono legati al controllo dei transiti lungo la valle dell’Adige in epoca medievale, sorti quasi contemporaneamente alla contea che oggi chiamiamo Tirolo meridionale o Südtirol. Il castello sul Monte di Mezzo ha avuto vita un po’ più lunga, Laimburg tutto sommato è stata una meteora nel panorama dei castelli basso-atesini.
Bisogna premettere che il luogo dove è sorto Laimburg, una collina che sovrasta la località Stadio (o maso Stadlhof), in realtà è stato occupato fin dai tempi più antichi dalle popolazioni che allora abitavano la zona. Qui si trovava, tra il VII e il I secolo avanti Cristo, il centro commerciale – e non solo – del mondo retico della Bassa Atesina, testimoniato soprattutto da una grande necropoli. Il castello di cui oggi vediamo le rovine parzialmente ristrutturate, che peraltro offre una vista spettacolare sulla Bassa Atesina, risale dunque, per quanto ne sappiamo, al XIII secolo, in quanto Heinrich von Laimburg lo ottenne dai conti del Tirolo nel 1269 dopo averlo già posseduto qualche tempo prima.
Che in realtà il castello fosse antecedente a quella data lo si desume da un documento contenuto nell’urbario di Enrico IV di Rottemburgo che cita il vescovo di Trento Federico Vanga quale costruttore del castello. Il vescovo, in carica dal 1207 al 1218, apparteneva alla nobile famiglia bolzanina dei Vanga, che possedeva anche i castelli di Bellermont, Runkelstein (Roncolo), Ried / Novale e Rafenstein. Federico istituì una rendita a favore del castello di Laimburg, per cui ovviamente il castello all’epoca esisteva già.
Ma perché il vescovo fece costruire questo castello? In primo luogo per affermare il potere dei vescovi trentini su questa importante fetta di territorio. Il porto fluviale da cui transitavano tutte le merci dirette verso il Veneto e la Lombardia si trovava a poca distanza dal castello, che probabilmente aveva il compito di proteggerlo e nello stesso tempo di offrire agli abitanti dei villaggi un rifugio in caso di attacchi nemici. Inoltre, si trattava di limitare le pretese di alcuni casati in ascesa, come quello degli ambiziosi Signori di Enn (Egna) che controllavano gran parte della riva sinistra dell’Adige. Bisogna anche ricordare che all’epoca il commercio sull’Adige aumentò considerevolmente e proprio a Bronzolo e Egna l’attività dei due porti era in grande espansione.
Pare dunque che questo castello fosse stato costruito su indicazione di Federico Vanga da tale Raimprecht von Boimont, capitano dei conti ai Appiano, che avevano già imboccato la via del tramonto. La notorietà del castello inizia nel citato anno 1269, quando gli spregiudicati conti del Tirolo affidarono a tale Enrico Laianus (o Heinrich Laian) il castello. Fu lui il primo proprietario noto del castello, al quale diede anche il suo nome. Hainricus Laianus era un personaggio alquanto ambiguo. Bolzanino, proprietario di molte case in città, era probabilmente un commerciante o intermediario di affari. Era strettamente legato ai conti di Tirolo, in particolare ad Alberto III e a Mainardo II, per conto del quale si occupava dei lavori meno nobili in campo immobiliare. Insomma, si può dire che ne era il prestanome. È nota la disinvoltura di Mainardo che in poco tempo riuscì a impadronirsi di gran parte del territorio tirolese fondando, forse senza neppure rendersene conto, il Tirolo moderno. Dopo aver ottenuto il feudo di Laimburg, prese anche il suo nome e si fece chiamare Hainricus Laianus de Leienburch.
La fine del castello e della carriera di Laian è sempre da ascrivere alle dispute decennali di Mainardo con i vari vescovi trentini. Mainardo occupò più volte Trento, assediò la città vescovile di Bolzano e ne distrusse le mura. Il vescovo Enrico di Trento distrusse il castello ma pare che Laian, fatto prigioniero, lo avesse fatto ricostruire dopo la sua liberazione. Il vescovo invece pretese la demolizione di questo e altri castelli che evidentemente venivano interpretati come roccaforti tirolesi.
Il nome di Laian appare per l’ultima volta nel 1280. Dopo di lui, i Laimburg non rivestirono più alcuna importanza e si estinsero con Kaspar nel 1488. Il castello, o quel che ne rimase, era già passato da tempo nelle mani dei conti di Rottenburg di Caldaro.
Autore: Reinhard Christanell