La Terra non è una sfera perfetta, ma un geoide rigonfio all’equatore e schiacciato ai poli; il pianeta ammirato dalla stazione spaziale internazionale è di una bellezza splendida, di blu accecante, e senza confini territoriali, ammette Luca Parmitano; il ‘problema’ di questo sogno ad occhi aperti si ridimensiona enormemente quando si atterra, come di un estraneo che bussa alla nostra porta. Per quanto possiamo considerarci persone pacifiche, che si prefiggono la pace e l’aggregazione fra i popoli e che -per contro – ripudiano la guerra, non c’è mai pace sotto gli ulivi. Gli armeni del Nagorno-Karabakh sono in fuga dall’Artsakh, dalla repressione e dalla pulizia etnica che l’Azerbaigian ha messo in atto e pianificato negli ultimi giorni; un altro esodo, che si aggiunge alla lista infinita di conflitti dove la gente, nata dalla parte sbagliata (di cosa poi, seguendo il filo onirico dell’astronauta) soffre e muore. Dal blu accecante della Terra nello spazio a quello più mosso e scuro e intriso di pericoli del Mar Mediterraneo, dove i migranti che lo attraverseranno, fortunatamente senza perigli, sono attesi dai ventuno CPR italici. Ce lo parafrasa in maniera profonda e ineccepibile il grande artista genovese Ivano Fossati in Pane e Coraggio “Ma soprattutto ci vuole coraggio, a trascinare le nostre suole, da una terra che ci odia ad un’altra che non ci vuole”. Questi flussi migratori sono solo la punta dell’iceberg rispetto a quelli che il cambiamento climatico ci porterà con sé; peraltro, nella storia le migrazioni sono sempre avvenute e persino nei manuali di meteorologia sono elencate con precisione, proprio a rimarcare, se ancora ve ne fosse bisogno, cause ed effetti del nomadismo per la sopravvivenza. Noi, sì, che siamo fortunati, a trascinare le nostre piante dei piedi sulla sabbia della battigia, ad infilare le nostre ciabatte firmate per casa, ad indossare gli stivaletti per equitare, o delle sneackers per correre, o, degli scarporcini per andare a funghi. Gli appassionati e studiosi di micologia, cha al blu preferiscono il verde in tutte le sfumature, sanno che il Regno dei Funghi è ciò che più si avvicina alla visione degli scienziati spaziali. Parliamo del micelio, le fitte trame, invisibili alla vista, da cui nascono i funghi che l’astronauta vede come le luci delle metropoli; esso vive e si sviluppa sottoterra e non conosce confini, opera dei cambiamenti epocali impercettibili, stabilisce delle interconnessioni fra le piante, aiuta il singolo filo d’erba a reperire dell’umidità per continuare ad esistere, stimola l’apparato radicale degli alberi in un rapporto mutualistico; in un domani non troppo lontano saranno proprio i funghi, grazie alla loro resilienza, a farci sentire ancora meno estranei.
Autore: Donatello Vallotta