La via dedicata a Michael Gaismair

Tra Via Roen e Viale Druso, si trova, non distante da piazza Tribunale, Via Michael Gaismair. Chi era e cosa fece? Nato nel 1490 a Tshöfs (Ceves), presso Vipiteno, da famiglia contadina, dopo la scuola di latino frequentò la scuola del duomo di Bressanone. Ebbe modo, dinanzi al fasto e alla sontuosità della corte vescovile, e a quanto faceva parte della vita quotidiana ecclesiale, di acquisire man mano un atteggiamento sempre più critico nei confronti del ruolo della Chiesa. Preso servizio come scritturale presso la miniera di Schwaz, divenne portavoce dei minatori, che si sentivano sfruttati, nella presentazione di una petizione all’imperatore.  Fu poi scrivano nella cancelleria di Leonhard von Völs, capitano dell’Adige. Nei sei anni di servizio apprese molto sulle lotte per il potere, su corruzione e imposture della nobiltà. Passato alla cancelleria vescovile, tra lettere  e documenti conobbe meglio la vita politica del Tirolo, con i contadini alle prese con  numerosi balzelli. Alle loro proteste fu risposto con arresti, torture, esecuzioni capitali.  Fu il caso Passler ad accendere talmente gli animi da scatenare la rivolta; condannato a morte il 9 maggio 1525, Passler fu liberato da contadini, servi e artigiani in rivolta. La rivolta si estese, con vari saccheggi a parrocchie e masi, a partire dal monastero di Novacella. Michael Gaismair riuscì a  calmare gli animi. A Merano fu convocata una “Dieta contadina”, con la redazione di un “ordinamento regionale”, una “Magna Charta per el populo minuto”. Il 12 giugno a Innsbruck centinaia di contadini chiesero all’arciduca Ferdinando una serie di concessioni.  La risposta fu l’arresto, l’11 agosto, di Gaismair; riuscì a fuggire il 7 ottobre. Riparato in Svizzera, redasse la “Tirolische Landesordnung”. Senza successo altre imprese, riparò in territorio veneziano, a servizio del Doge. Nell’agosto 1527 si ritirò in una tenuta nel padovano. C’era una taglia sulla sua testa. All’alba del 15 aprile 1532 Michael Gaismair, tratto in inganno, fu trafitto nella stalla da 42 pugnalate.

Autore: Leone Sticcotti

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